V^ domenica di Quaresima

Il commento al Vangelo di domenica 13 marzo 2016

9 Marzo 2016

Il nostro cammino di Quaresima sta giungendo al termine. La meta è ormai all’orizzonte ma, anche in questa domenica, fermiamoci. sostiamo. A farci compagnia troviamo il Vangelo di Giovanni. Qualche biblista è incline a pensare che, il testo nel Quarto Vangelo, sia un “unicum” a sé e che, per stile ed assonanza, sia più un testo lucano che giovanneo. Poca importa a noi. Cerchiamo di addentarci in esso.Come in affresco caravaggesco mettiamo la luce sui diversi personaggi…Gli scribi ed i farisei: chiamano Gesù “maestro” ma lo fanno per ipocrisia e non si fanno problemi ad usare la donna per attaccarlo…Gliela pongono innanzi per tendergli un tranello: se Gesù si fosse mostrato misericordioso, sarebbe andato contro la Legge di Mosè; se avesse approvato la condanna, avrebbe contraddetto l’annunzio del Dio che accoglie e perdona. Un primo dato: usano le persone come oggetti. Anche noi qualche volta rischiamo di vivere le relazioni così… usando le persone per i nostri scopi…Non riconoscono l’autorevolezza di Gesù e lo vedono come un nemico che mette in discussione la loro religiosità. Non amano, quindi, essere messi in discussione e colgono l’occasione non per difendere la Legge ma per attaccare chi li mette in continuo fallo.Gesù. Non racconta parabole, non dice grandi cose rimane in silenzio: il suo, però, è un silenzio che fa rumore perché parla ai cuori di chi è presente (il popolo, la donna, gli scribi, i farisei) e di legge il Vangelo (noi).Inutile chiedersi cosa significa il gesto di Gesù che scrive per terra. Conta il suo silenzio davanti alla requisitoria di scribi e farisei e, più ancora, le sue parole. Eppure ci piace pensare che, a somiglianza di quello di Dio dinanzi a Mosè sul Sinai, il dito di Gesù incideva le tavole della nuova legge nel cuore dell’uomo. Nel suo movimento di abbassarsi e rialzarsi Giovanni anticipa il gesto (morte e risurrezione) con cui Gesù sta per riconciliare l’umanità con Dio. Di fronte all’adulterio del popolo Gesù annuncia il perdono definitivo.La donna. G. Paini in “Una vita di Cristo”  così scrive : “I petulanti spioni non avevano mai pensato simili pensieri ma le parole di Gesù ebbero la potenza di turbarli. Ognun di loro rivide i suoi tradimenti, le sue segrete forse recenti fornicazioni. Ogni anima fu come una fogna, che, alzata la lapida, manda al cielo una zaffata d’orrendo fetore. I più vecchi furono i primi a partire. Poi, a poco a poco, tutti gli altri, senza guardarsi in viso, scantonarono, si persero. La piazza rimase vuota. Gesù s’era di nuovo chinato in terra e scriveva; la donna aveva sentito lo scalpiccio dei partenti e non udiva più nessuna voce di morte ma non ardiva alzare gli occhi perché sapeva che uno solo era rimasto, l’innocente, l’unico che avrebbe avuto i diritto di gettarle contro le pietre omicide. Gesù per la seconda volta si rialzò e non vide nessuno”Anche lei rimane in silenzio. Parla alla fine perché sente nel cuore si essere accolta e, forse con non mai, abbracciata. La voce di Gesù ha il potere di ridare alla donna la sua voce, quella che gli accusatori le avevano tolto. Qui non ci sono anelli, vesti, calzari o vitelli grassi ma una voce che le ridona la dignità, la dignità di essere figlia di Dio.Nei segni tracciati nella polvere dobbiamo leggere l’invito a guardare in avanti e a tirar fuori la speranza dal futuro, riaperto grazie al perdono ricevuto. Il perdono non è dimenticanza o cancellazione del passato, è però la possibilità di una vita diversa. S.Agostino lo dice molto meglio: “Dio non perdona i peccati, Dio perdona i peccatori. Se Dio perdonasse i peccati Gesù avrebbe detto a quella donna: va’ e fa’ come ti pare, fa’ quello che ti pare, e invece gli dice va’ e non peccare più. Quindi non perdona i peccati, perdona i peccatori, cioè ci dà la possibilità di iniziare qualcosa di nuovo”.Nel Pane che spezziamo Dio ci ha dona una speranza per il nostro cammino. Siamo chiamati ad andare ed a vivere in modo nuovo con il cuore rinnovato. Andiamo e diventiamo testimoni di accoglienza e perdono.