Gesù bussa alla porta del nostro cuore in modi diversi
Il commento al vangelo di domenica 7 agosto 2016
4 Agosto 2016
È una pagina ricca di immagini quella che la Liturgia ci regala in questa 19 domenica del tempo ordinario: lo stile evangelico del “dare” e del “vendere”; il tema della vigilanza; il tema del servire.Proviamo riflettere su questo ultimo tema: nella prima parte del brano il servo è descritto come vigilante; la sua vigilanza è premiata con l’arrivo del Signore che fa mettere tavola i servi e poi, straordinariamente, li serve. Dio serve l’uomo. Ecco allora, la conseguenza di questo atteggiamento nel discepolo. Come Dio serve… così anche il discepolo deve servire, non può avere uno stile diverso da quello del suo Signore: dovrà servire, dispensare il pane e vivere la misericordia. Il discepolo è colui a cui è stato chiamato ad una relazione stretta con il Signore, è colui a cui è stato affidato molto, e dunque, il suo venir meno è “grave”. In fondo, questo aspetto ne sottolinea la responsabilità, la profondità di comunione a cui è chiamato, la necessità di chiedere e vivere una una fedeltà al proprio”Padrone” a beneficio di sé e dei fratelli Abbiamo poi l’immagine del bussare. Gesù bussa alla porta del nostro cuore ogni giorno e in modi diversi. Sta a noi affinare l’orecchio, sta a noi accorgerci del suo bussare dolce, senza pretese, rispettoso. Ricordiamo il forte appello di san Giovanni Paolo II all’inizio del suo pontificato: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna» (22 ottobre 1978).
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