Dio si lascia incontrare
Il commento al Vangelo di domenica 30 ottobre 2016
27 Ottobre 2016
La città di Gerico rappresenta una tappa obbligatoria per i pellegrini che vengono dal Nord e sono in viaggio verso Gerusalemme; da questa città si snoda, infatti, la strada che porta alla Città santa.E’ una città antica (la più antica del mondo si dice), una città di passaggio e quindi di commerci.Si potrebbe dire che è una cittadina frequentata dal jet set del tempo, come si direbbe oggi. Gerico era una città dove il denaro circolava notevolmente, e chi si occupava di riscuotere denaro trovava abbondante pane per i suoi denti, felice del suo benessere economico.In questo contesto avverrà l’incontro tra Gesù e Zaccheo. L’incontro tra i due segna l’ultimo episodio del lungo viaggio di Gesù verso Gerusalemme. E non è un caso. Le parole, gli insegnamenti di Gesù si concretizzano: in Zaccheo troviamo la conversione del peccatore, la solidarietà di Gesù, la gioia per la salvezza. Ma chi è Zaccheo?L’evangelista, in poche battute, ci descrive Zaccheo: egli non solo è il capo dei pubblicani ma è anche ricco. il suo mestiere lo rendeva odioso perché di fatto era schierato dalla parte degli occupanti romani e, da vero strozzino, approfittava proprio della povera gente per riscuotere più del dovuto. C’è un verbo, usato da Luca, che può essere chiave di lettura di questo incontro: “vedere”.Zaccheo vuole vedere Gesù e, salito sul sicomoro, non vuole essere visto. Sicuramente è curioso. La Fede nel Maestro nasce dalla curiosità di sapere, di capire, di conoscere. Oggi facciamo tanta fatica nell’annunciare Vangelo perchè lo poniamo in modo, forse sbagliato. Soprattutto abbiamo anestetizzato la Fede per cui non suscita interesse, curiosità. Usando una frase, slogan, potremo dire che “Dio si lascia incontrare se noi lo vogliamo incontrare” .Da film, l’incontro: Gesù si ferma sotto l’albero e alza lo sguardo. Gli occhi della folla non guardano solo gli occhi del Maestro ma anche ciò che Lui guarda: Zaccheo. Il pubblicano che non voleva farsi vedere… è visto da tutti.Ma prima che la folla commentasse Gesù anticipa tutti. “Vengo a casa tua; mi fermo da te”.È il Signore stesso che si fa largo, raggiunge gli angoli più reconditi della vita, illumina le zone più buie, guarisce le ferite più irraggiungibili, strappa dai sepolcri i sepolti più a fondo.E quando uno viene trovato e quindi amato, perdonato, abbracciato che capisce cos’è la gioia. In Zaccheo possiamo capire che ogni uomo può essere salvato, può ritrovare quella dignità che il peccato fa smarrire, l’essere figli di Dio.Come scrive Samuele Riva: “quando Dio pronunzia la parola “hodie” e l’uomo la fa sua, perché accetta il nuovo hodie di Dio, allora il cuore si trasforma, e questa metamorfosi non si consuma nel sacrario della coscienza, ma diviene autentica inversione del cammino di vita”. Il cuore di Zaccheo diventa, allora, un cuore pieno di gioia che ti spinge, poi, a condividere ciò che ha sperimentato con gli altri, senza paura di perderci. Sarebbe bello che le nostre Chiese diventino, sempre più, “novelli sicomori” dove poter sperimentare l’oggi di Gesù che vuole venire nelle nostre case, nella nostra vita. Non diamo scontata la Fede, lasciamoci abbracciare dall’imprevedibilità del Signore.
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