“Lo presero sulla barca”
XII^ domenica T.O.
17 Giugno 2021
“Lo presero con sé, così com’era, nella barca”. Con questa affermazione, apparentemente di poco conto, l’evangelista Marco introduce il lettore nella parabola della tempesta sedata. Il fatto che Gesù venga accolto sulla barca dai discepoli “così com’era” indica un atteggiamento di altissimo valore simbolico. Gesù viene accolto per quello che è e non per quello che vorrebbero che sia i discepoli. Un’indicazione molto importante anche per noi. Quante volte abbiamo lasciato salire sulla barca della nostra vita un Gesù fatto a nostra immagine, artificiosamente creato per soddisfare i nostri bisogni e il nostro immaginario su Dio. Gesù o si accoglie così come egli è, come egli si rivela, oppure si rischia di cadere nella facile illusione di averlo sulla barca con noi quando invece egli è altrove. Marco fa poi notare che “c’erano anche altre barche con lui”, un altro particolare curioso, soprattutto per il fatto che delle altre barche non si parla, la tempesta sembra sorprendere unicamente la barca dove si trova Gesù con i suoi discepoli. Anche questa appare come un’indicazione essenziale per la comprensione del testo. Accogliere Gesù nella propria vita significa accoglierlo così come egli si rivela, richiede l’accettazione della sua presenza e il totale affidamento di noi stessi alla sua divina provvidenza. Potrebbe sembrare strano che proprio la barca dove si trova Gesù viene sconvolta dalla tempesta, la grande tentazione di pensare un cristianesimo senza croce, senza difficoltà è sempre stata presente. In realtà il Signore non ha mai promesso ai suoi discepoli una vita senza ostacoli, senza difficoltà e contrarietà. Egli ha promesso molto di più, ha promesso la sua presenza, fino alla fine. L’intera parabola di oggi va letta in questa chiave interpretativa, quella della presenza di Gesù nella vita di ogni cristiano, presenza che nasce da una promessa che non potrà mai essere disattesa. Il problema non sono le contrarietà, le difficoltà, le varie tempeste con le quali ciascuno di noi prima o poi si deve confrontare, il vero problema è l’essere soli, senza di lui. Un invito forte e chiaro a considerare la presenza di Gesù, nella nostra vita cristiana, come l’unica vera cosa necessaria per superare le prove a cui siamo continuamente sottoposti. L’Apostolo Paolo ha reso una meravigliosa sintesi di tutto questo nella seconda lettera ai corinzi: “Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo”.
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