Gradisca d’Isonzo prepara la Festa del Perdono

Ma non basta non insistere tanto sui peccati, evocare la bella figura del padre misericordioso che perdona sempre, fare la festicciola finale, rimane un nodo, e non da poco, quello che ogni iniziazione può avvenire solo in un contesto che fa da grembo-generatore della fede (in primis la famiglia). E oggi, come un po’ tutti anche la famiglia, che già vive una condizione di debolezza strutturale, fa fatica a mettere in parole e in gesti quotidiani la dimensione credente della vita, nella quale la misericordia ha un suo spazio preciso. E’ vero che i bambini sono stati accompagnati da una pluralità di figure educative, che le hanno studiate tutte, si sono confrontate per realizzare, calibrare l’esperienza e, a seconda dell’interiorizzazione fatta propria dai bambini, progettato i passi ulteriori e i cambiamenti di percorso. Ma rimane la mancanza di una patto educativo e di evangelizzazione che non si è riusciti a varare. Si è cercato di venire incontro ai bisogni delle famiglie, ma salvaguardando il fatto che si è educati da e nella domenica, nel vivere il giorno del Signore, non nel senso dell’assolvimento del precetto, ma della comunità riunita dal Risorto che celebra la vita e che è custodia dell’identità cristiana. Infine, se oggi la Chiesa di papa Francesco vuol essere riconosciuta, prima che per ogni altro aspetto, come la casa della misericordia che, nel dialogo tra la debolezza degli uomini e la pazienza di Dio, accoglie, accompagna, aiuta a trovare la “buona notizia” della grande speranza cristiana, dobbiamo dire che per la nostra esperienza di Chiesa c’è ancora tanta strada da fare. L’augurio è che per il futuro ci si possa ritrovare, sacerdoti, famiglie e catechisti per la progettazione di un percorso condiviso nel quale far sperimentare in modo più significativo queste preziose realtà spirituali.