La realtà ha meno confini di quelli costruiti da noi
29 Maggio 2015
Si è svolto a Gradisca sabato 23 maggio l’incontro di Pentecoste dal tema “Servono ponti, non muri”. Due itinerari si sono incrociati in quel pomeriggio-serata. Gli adulti del Centro Volontari della Sofferenza, Unitalsi, Comunione e Liberazione, Ordine Francescano Secolare, Rinnovamento nello Spirito si sono alternati dalle 17.30 alle 21.00 nella preghiera per i giovani della diocesi nella chiesa di S. Spirito. Questa preghiera degli adulti è stato il segno di un bel modo per sostenere i giovani, lasciando allo stesso tempo loro spazio ed iniziativa. I giovani si sono riuniti all’inizio presso la chiesa di S. Valeriano dove, dopo un breve lancio, si sono divisi in quattro laboratori per affrontare quattro “muri” che sono presenti nella vita dei giovani: il muro dello straniero, il muro della diversa abilità, il muro dell’apparenza, il muro della tecnologia. I diversi laboratori erano animati dai giovani di Gradisca che li avevano pensati. Il laboratorio “il muro dello straniero” si è recato al muro fisico del CARA dove è stato accolto da alcuni giovani afghani lì presenti. Insieme i giovani italiani e quelli provenienti dall’Afghanistan poi hanno cercato di fare una partita a cricket, sport amato e diffuso in quella nazione. Il laboratorio “il muro della diversa abilità” si è recato presso la palestra comunale, dove gioca anche una squadra di basket in carrozzina, e lì ha riflettuto su come lo sport possa essere fonte di integrazione per persone con una diversa abilità. Il laboratorio “il muro dell’apparenza” si è riunito nell’atrio del palazzo comunale dove si è confrontato sulla differenza tra il modo in cui uno si presenta e com’è veramente. Il laboratorio “il muro della tecnologia” ha raccolto il parere di alcune persone con delle interviste e poi ha suscitato un dialogo per verificare quanto la tecnologia possa essere un ponte tra le persone o a volte possa essere un muro. Anche la condivisione della cena tra i giovani presenti e alcuni degli afghani del CARA è stato un momento per costruire ponti. Il momento di preghiera per i giovani è iniziato sulla passerella fra Gradisca a Sdraussina, primo ponte ad essere fatto saltare all’ingresso in guerra dell’Italia nel 1915, proprio nella notte tra il 23 e il 24 maggio. È stato chiesto in quel luogo di pensare a quali sono i muri da abbattere e i ponti da costruire. Un rametto di ulivo è stato lanciato nell’Isonzo come desiderio di costruire ponti e pace. In modo processionale i giovani si sono recati fino alla chiesa di S. Spirito dove la veglia è continuata anche insieme agli adulti. Nel suo intervento il vescovo Carlo ha sottolineato che molto spesso i muri sono presenti in noi e non tanto nella realtà, che ha meno confini di quelli che noi costruiamo. Lo Spirito permette di superare le divisioni, a partire da quelle interiori.La preghiera per i cristiani perseguitati nei vari continenti ha permesso di allargare lo sguardo alle dimensioni del mondo intero. A conclusione dell’incontro si è cominciato a parlare della GMG che sarà celebrata a Cracovia nel luglio 2016.
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