Il frutto dell’amore

Mi sono imbattuto in questa storia natalizia pubblicata, di recente, su un periodico edito dalla Famiglia salesiana che racconta la storia (forse inventata o forse no) di un bambino orfano. La storia si svolge a Londra e risente di quella letteratura ottocentesca dove trova spazio il personaggio David Copperfield ideato da Dickens.I fatti si svolgono in un triste orfanotrofio londinese dove il nostro personaggio, peraltro senza nome, venne collocato dopo la morte dei suoi genitori. Qui è costretto a un duro lavoro assieme a tanti altri sfortunati. Non vi erano agiatezze e unico “premio” che veniva dato ai ragazzi era un’arancia il giorno di Natale. L’arancia, quella “arancia” era il pensiero che accompagnava la vita lungo il corso dei dodici mesi, ma, attenzione! il frutto giallo oro era solo per coloro che si comportavano bene. In quel primo anno di presenza nell’orfanotrofio il nostro piccolo amico aveva tentato la fuga, ma era stato prontamente acciuffato e ricondotto in quell’istituto.Ecco arrivare il Natale e, come tutti aspettavano, ecco, dopo il pranzo il direttore far portare la grande cesta di arance al centro del refettorio: ad uno ad uno, in fila, tutti gli orfani, chiamati per nome, ecco ricevere il frutto sognato per un intero anno. Ultimo ecco avvicinarsi il nostro amico, ma il direttore ricordandogli la tentata fuga lo congedò negandogli la sospirata arancia. Mentre tutti i ragazzi uscivano dal refettorio per andare a giocare nel cortile e per mangiare il frutto, il nostro povero amico fu mandato in dormitorio per una ulteriore punizione.Arrivato nel grande stanzone adibito a dormitorio egli si mise a piangere a dirotto, ma in silenzio, coprendosi tutto con la coperta… trascorse un po’ di tempo ed ecco una mano lo toccò leggermente e lo chiamò per nome. Il nostro amico fece capolino dalle coperte e con sorpresa ecco li vicino un altro compagno di sventura porgergli con due mani un’arancia. Ma come, pensò, uno dei ragazzi si era privato dell’unico regalo che veniva fatto loro nel corso di un anno proprio per lui? Si stupì quando vide che l’arancia non aveva buccia: erano 10 spicchi di frutto tenuti assieme dalle due mani. Dieci ragazzi si erano privati di uno spicchio per formare un’arancia intera. Un dono che sicuramente avrà asciugato le lacrime di quel bimbo.Mi pare che questo racconto contenga una fortissima verità; unire le forze per donare quel poco che abbiamo in tempo, parole, visite, assistenze, veglie, pazienza… contribuisce a lenire la solitudine, il dolore di molti cuori…L’esperienza del servizio a Lourdes, a Loreto, nelle nostre città e paesi come cristiani unitalsiani è come quell’insieme di spicchi che formano una intera arancia. Spicchi unici, ma uniti a tanti altri spicchi che compongono un frutto intero: il frutto dell’Amore.Santo Natale a tutti