La colonizzazione del gender spinge le famiglie in piazza
17 Giugno 2015
Riaffermare un diritto costituzionalmente garantito come quello di un padre e di una madre a educare i propri figli. Potrebbe sembrare pleonastico ma oggi, di fronte al tentativo di “colonizzazione ideologica” (la definizione è di Papa Francesco) della teoria gender, che attraverso le scuole tenta di cancellare il concetto di identità sessuale legata al dato biologico spacciandola come variabile culturale, questo diritto non appare più così scontato. Per ribadirlo dando voce a milioni di famiglie e per fermare questa “colonizzazione ideologica” che rischia di stravolgere l’orizzonte antropologico, è nato il Comitato “Difendiamo i nostri figli” che ha promosso per il prossimo 20 giugno una manifestazione a Roma (Piazza San Giovanni – ore 15.30). A spiegare l’obiettivo dell’iniziativa il neurochirurgo Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato. Gli organizzatori della Giornata, ha detto, hanno raccolto nei diversi incontri e dibattiti con le famiglie promossi nei mesi scorsi su tutto il territorio nazionale la disinformazione della maggior parte dei genitori sui vari progetti gender inseriti nelle attività scolastiche e spacciati come programmi di educazione all’affettività e di legittimo contrasto al bullismo e alla discriminazione. Una non conoscenza trasformatasi in “sconcerto e preoccupazione” per questo tentativo mascherato di indottrinamento “quando abbiamo prospettato loro cosa vuol dire ‘scelta dell’identità sessuale’”.
Dare voce a milioni di famiglieIl Comitato è costituito da liberi cittadini ed è apartitico e aconfessionale anche se, avverte il portavoce, “qualcuno ha cercato di mettere il cappello all’iniziativa” che “non nasce dal Family day con il quale non ha nulla a che fare”, ma parte invece “dalla richiesta di aiuto di milioni di famiglie, dal loro disagio”, per dire che “il comune sentire della popolazione italiana non è quello dell’ideologia gender e dell’indifferentismo sessuale”. Legato al tema del gender, prosegue Gandolfini, c’è l’enorme problema della famiglia, “bombardata da ogni parte, esautorata dal suo ruolo costituzionalmente garantito di educare i propri figli, del quale non può essere scippata”. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il portavoce chiarisce che la manifestazione del 20 giugno “è di tipo propositivo, vuole esprimere la bellezza della famiglia, non è contro nessuno, non è assolutamente contro gli omosessuali”. “Noi – aggiunge – ci muoviamo soprattutto sul terreno dell’educazione, ma intendiamo anche stimolare i parlamentari, dare loro più coraggio perché si allertino su tematiche di grande sensibilità come queste; abbiamo infatti la sensazione che non conoscano il vero sentire della gente”.
Una grande realtà di popoloGandolfini ricorda di avere ricevuto da più parti “stimoli a fare qualcosa, anche dal mondo islamico”. Oltre alla massiccia presenza di aderenti al Cammino neocatecumenale, ci sarà una folta rappresentanza della comunità dei Sikh in Italia, mentre un rappresentante dell’Alleanza evangelica italiana annuncia la presenza in piazza di diverse centinaia di persone e c’è da ritenere che al di là del numero di chi sarà effettivamente presente, tutto il popolo che ha a cuore la famiglia parteciperà idealmente all’iniziativa. L’idea, conclude Gandolfini, “nasce dagli standard europei per l’educazione sessuale del 2009, da cui è derivata in Italia la strategia Lgbt e l’ideologia gender”. Di qui la risposta del Comitato, che al momento “è di scopo”, per “rispondere rapidamente a un’emergenza”, ma che si propone in futuro una “presenza più strutturata”.
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