Il territorio si racconta con l’Opera

Sta per partire sul territorio la 16^ edizione del Piccolo Opera Festival, appuntamento con la musica lirica e cameristica ospitata nei parchi, nelle dimore storiche e nei castelli più belli della zona del Collio/Brda e del Goriziano/Goriška.Titolo scelto per quest’edizione è “Risvegli/Prebujanja/Erwachen/Awakens”, che sottolinea il desiderio di risalita dopo la stasi degli ultimi anni. Ma non solo.A pochi giorni dall’apertura del Festival, che avverrà il prossimo 21 giugno con il “Concerto del risveglio” al Castello di Spessa di Capriva del Friuli, abbiamo incontrato Gabriele Ribis, direttore artistico della rassegna.

Direttore, il filo conduttore di quest’edizione del Piccolo Opera Festival è “Risvegli”. Titolo emblematico dopo i quasi 3 anni di pandemia che hanno in qualche modo a lungo “congelato” il settore artistico. Ecco quindi, come si sta “risvegliando, risollevando”, il mondo artistico e in particolare quello operistico? In che condizioni versa oggi dopo il periodo di “stop”?Credo sia evidente la necessità di “risvegliarsi”. Sicuramente il post-pandemia è uno degli espetti che necessita di un “risveglio” ma non è l’unico; si tratta di un “risveglio” generalizzato, un invito all’azione, soprattutto per capire che cosa può fare la Cultura in questo momento in cui ci sono così tante sfide, così tante decisioni da prendere, anche per il futuro del mondo e da più punti di vista – penso ad esempio a quelli geopolitico e ambientale prima di tutti -. Ecco perché “Risvegli”: in questo senso vuole proprio essere un invito a prendere una posizione, vuole dare degli stimoli e delle risposte a queste domande.Per quanto riguarda poi lo specifico dell’Opera, credo che sicuramente anch’essa abbia molto bisogno di rinnovarsi e di cogliere l’opportunità di uscire sempre di più dai teatri e di diventare sempre più sostenibile; è uno spettacolo completo, che non solo può coinvolgere un pubblico vasto ma può coinvolgere molti lavoratori: fare uno spettacolo d’Opera è creare una piccola società, è una sorta di specchio di quella che è la società civile e di come dovrebbe funzionare.Se l’opera si basa su un team forte, omogeneo, che lavora bene, lo spettacolo funziona, altrimenti no.In questo senso è un invito a trovare sempre più collaborazioni e sinergie: il segreto per poter costruire un futuro sostenibile, da tutti i punti di vista.

“Risvegli” è un titolo importante anche per i fruitori della rassegna. Molti suoi colleghi direttori artistici, ci segnalano una gran voglia da parte del pubblico di tornare a rivivere lo spettacolo e la musica, in particolare dal vivo. Condivide anche lei quest’osservazione? Qual è il suo pensiero e il suo sentire a riguardo?La nostra situazione è un po’ particolare perché, in quanto festival estivo, non abbiamo mai accusato le chiusure totali che altri nel settore hanno avuto. Abbiamo avuto delle limitazioni ma ci hanno comunque concesso di andare in scena, anche nel 2020, con tutte le precauzioni del caso.Credo che in generale ora ci sarà un’”ondata di ritorno”, forse addirittura una possibile “indigestione”, nel senso che il pubblico, vorrà rifarsi delle limitazioni imposte per lungo tempo.Ora noi, pian piano, stiamo anche riaccogliendo tutto quel patrimonio di spettatori da Austria e Germania, che giungono con i gruppi organizzati proprio per godere dell’Opera nel Collio e di un’esperienza paesaggistica e gastronomica che il territorio offre.Direi quindi che assolutamente c’è questa tendenza, confermo appieno il pensiero dei colleghi, e sicuramente rinasce una volontà di socializzare, di rincontrarsi in libertà, di condividere dei momenti piacevoli.Assistere ad uno spettacolo dal vivo all’aperto nei momenti della pandemia era una “liberazione”, ora contiamo che si trasformi anche in “soddisfazione”.

A tal proposito, cosa vorrebbe in particolare arrivasse al vostro pubblico con quest’edizione?Vorremmo arrivasse la sensazione di un Festival che racconta il territorio. La nostra forza sta nelle idee degli spettacoli che proponiamo e soprattutto in spettacoli che sono costruiti da e per il territorio.Un esempio: il Teatro di Verzura al Castello di Spessa, pensato per essere il più possibile sostenibile, “a impatto zero”; finito lo spettacolo l’area utilizzata ridiventa un giardino.Vorrei quindi che la gente tornasse a casa con l’impressione di aver vissuto uno spettacolo in maniera totalmente originale, immergendosi nel territorio.

Uno sguardo al 2025: quale ruolo per il Piccolo Opera Festival in quest’importante appuntamento? C’è già qualche idea che vorreste sviluppare?Il Piccolo Opera Festival ha sviluppato un percorso di comune conoscenza, avviato nel 2021 quando il presidente Mattarella e l’allora presidente Pahor vennero a Gorizia per l’avvio ufficiale della Capitale europea della Cultura 2025 e rappresenta ufficialmente quella che è l’offerta di opera lirica nell’appuntamento europeo.In questo senso quest’anno e il prossimo svilupperemo due progetti di opera contemporanea per raccontare i confini, per spiegare che l’opera non è un elemento “da museo” (ci sono opere modernissime, l’anno scorso da cantante ne ho interpretato una che racconta la storia di Giovanni Falcone).Quest’anno metteremo in scena un’opera scritta a quattro mani da una compositrice italiana e da un compositore sloveno e proseguiremo mettendo assieme altri due compositori dove il confine ancora c’è… Nel 2025 racconteremo poi di un grande personaggio, che è stato a Gorizia e a cui un grandissimo compositore come Gioacchino Rossini ha dedicato un’opera…L’opera è un genere musicale italianissimo d’origine ed è assolutamente un ambasciatore della Cultura europea in tutto il mondo; è giusto dargli un ruolo di rilievo.

Il Piccolo Opera Festival giunge quest’anno alla 16^ edizione: un traguardo rilevante, che ancora una volta lo conferma all’interno del panorama musicale e operistico. Volendo tracciare un “bilancio”, come ha visto il Festival crescere e trasformarsi lungo questi anni e dove vorrebbe potesse arrivare?Questo Festival è quasi come un figlio, per di più un adolescente per cui molto difficile da trattare! E tra poco diventerà maggiorenne, chissà quali vie prenderà…Credo che per poter arrivare a questi numeri una rassegna debba sempre rinnovarsi.Ciò che è stato importante per noi, a scadenze più o meno quinquennali, è stato trovare una strada nuova. Il Piccolo Opera Festival è partito all’interno degli allora Progetti Integrati Cultura, che mettevano assieme più Comuni del territorio e ad un certo punto ne riunivamo 15 nella provincia di Udine.Le cose poi sono cambiate e abbiamo anticipato la necessità, ora comune a tutti, di abbinare Turismo e Cultura, iniziando nel 2014 a presentare all’interno delle Fiere europee la possibilità di creare un’offerta di turismo musicale in Friuli Venezia Giulia, cosa che allora non c’era.Ci siamo quindi gradualmente spostati nel Collio, un territorio perfetto, paradigma della creazione di un ecosistema musicale transfrontaliero.È sempre un divenire: per garantire un futuro a un festival c’è sempre la necessità di rinnovarsi.La nostra prossima “sfida”, che sta iniziando ora, è quella di essere forse l’unico Festival lirico operistico transfrontaliero in Europa – quest’anno ben 6 dei nostri 20 appuntamenti si svolgono in Slovenia -. È questo, secondo me, lo spirito con cui possiamo attirare l’attenzione su Gorizia e Nova Gorica: il riuscire a fare le cose assieme, passando i confini, trasformandoli in una risorsa, in luoghi dove le persone ci suonano e ballano sopra. Una cosa più unica che rara.

Il programma del Festival è disponibile su https://piccolofestival.org/