Hic sunt streamer et youtuber!

La pubblicazione nel dicembre 1963 del Decreto conciliare “Inter mirifica” ha mutato radicalmente l’approccio della Chiesa al mondo della comunicazione. Da quel momento gli strumenti di comunicazione sociale non sono stati più considerati solo come importanti mezzi da usare per l’Annuncio ma sono divenuti luoghi da abitare, spazi che il credente è chiamato ogni giorno ad “animare di valori umani e cristiani”.In tale ottica si inserisce anche il recente documento curato dal Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede intitolato “Verso una nuova presenza: riflessione pastorale sul coinvolgimento con i social media”. Un testo che offre un particolare motivo di riflessione alla luce anche della tragica morte di Manuel, il bambino di cinque anni coinvolto la scorsa settimana a Roma in un incidente stradale provocato da alcuni youtuber impegnati in una sfida in diretta.Gli adolescenti che mettono i like agli youtuber e seguono per ore le dirette video degli streamer sono gli stessi che frequentano le nostre comunità, che seguono magari i percorsi di catechesi per ricevere la Cresima, che in queste settimane frequentano i campi estivi ed i Grest organizzati dalle parrocchie… Tumblurr, Lyon Wgf, GrenBaud sono nomi che probabilmente alla maggior parte di noi Boomer non dicono niente ma sono i compagni quotidiani e i punti di riferimento per migliaia di ragazzi della generazione Z nel nostro Paese. Stiamo parlando di un mondo – papa Benedetto XVI lo aveva definito “continente digitale” – che viene però considerato dalla comunità ecclesiale alla stregua di un limbo, una zona da cui stare alla larga per paura di quello in cui ci si potrebbe imbattere, rilettura in chiave moderna dell’ignoto preannunciato dalla dicitura “Hic sunt leones”. Eppure si tratta di una dimensione ordinaria dei percorsi pastorali finalizzati ad annunciare e comunicare il messaggio della Chiesa agli uomini e alle donne di buona volontà del nostro tempo.Sarebbe già importante prendere coscienza che la distinzione fra virtuale e reale non ha più motivo di esistere: quello che viene commentato o condiviso sui social ha conseguenze immediate sull’esistenza concreta delle persone.In questo tempo sinodale, in cui anche la nostra Chiesa ha privilegiato l’ascolto, è giunto forse il momento di mettersi in ascolto della piazza digitale.Non mancheranno le sorprese!