Henrik Tuma, avvocato ed alpinista del Litorale
4 Luglio 2023
“Devo congedarmi da voi con malincuore, dopo aver lavorato in questa città per quarantotto anni”, scrisse Henrik Tuma nel 1924, quando dovette lasciare Gorizia e trasferirsi a Ljubljana, perché le nuove autorità goriziane non volevano concedergli la cittadinanza. Purtroppo l’Italia è arrivata nei nuovi territori, che prima appartenevano all’Impero austro-ungarico, da dominatrice. Tutte le popolazioni, poi diventate genti della Venezia Giulia, furono sottoposte ad un tipo di rieducazione molto dura. Tutti dovevano diventare ’’italianissimi’’ per forza. E non bastava solo una scuola italiana, non bastava l’abolizione dei circoli sloveni, furono costruiti anche campi di rieducazione duri ed oppressivi, a cui le nostre genti dovevano prendere parte. La rieducazione poi era toccata anche a tutti quegli italiani, cittadini dell’Impero austro-ungarico e a tutti i soldati di nazionalità italiana che tornavano dal fronte russo, dove combattevano per l’esercito austriaco. Tantissimi dovevano lasciare la famiglia, la casa e trasferirsi nell’Italia settentrionale, verso ovest, per poter diventare ’’veri italiani’’. C’era un’italianizzazione molto dura non soltanto nei confronti degli sloveni, dei croati, ma nei confronti di tutti gli ex-cittadini austriaci. Tuma comunque prima della grande guerra trascorse buona parte della sua vita estremamente fruttuosa a Gorizia, lavorando come avvocato, politico e anche alpinista. Egli nasce nel 1858 a Ljubljana ed era figlio di Matej, mastro calzolaio immigrato da Praga e Marija Ana Vidi¤. Tra il 1876 e il 1879 insegnò a Postumia, ma poiché si dichiarava repubblicano, perse il lavoro. Diventò insegnante privato nella famiglia dell’albergatore svizzero Progler. Dopo il ginnasio, si iscrisse alla facoltà di legge a Vienna e diventa avvocato. Nel 1886 è impiegato postale presso Maxim. Würzbach a Ljubljana, ma ben presto professò l’attività di avvocato prima a Trieste, dove fu trattenuto presso il tribunale fino al 1890, e poi fu trasferito a Gorizia. Qui iniziò anche la sua attività politica. Dopo esser stato eletto nel consiglio regionale, diventò attivo nella società politica Sloga di tendenze liberali, ma a causa del suo temperamento radicale, non trovò la giusta collocazione nemmeno nel partito. Ancor prima di rompere i legami politici con il campo liberale, interviene e si prodiga di attuare il programma politico ed economico sloveno nel Goriziano. Fu il fondatore dell’Associazione del commercio e dell’artigianato (1897), partecipò alla costituzione del Prestito popolare e dell’Associazione dei falegnami a Solkan. Poi si ritirò temporaneamente dalla vita pubblica. Oltre all’intensa attività pubblica, Tuma dedicò particolare attenzione all’alpinismo, pubblicando anche diversi articoli su questo argomento. Le escursioni in montagna lo hanno attratto fin dai tempi del liceo. Note sono i suoi viaggi nelle Alpi Giulie (orientali e occidentali). Prese parte a molte arrampicate, sia da solo che in compagnia di guide alpine. Tra queste c’era l’arrampicata della parete nord del Triglav (1910). Nel 1905 pubblicò il suo primo diario di viaggio in montagna, in seguito pubblicò e descrisse per il Planinski vestnik molte delle sue scalate che avevano avuto eco anche all’estero. Ha riassunto il suo pensiero di montagna nel libro Il significato e lo sviluppo dell’alpinismo (Pomen in razvoj alpinizma). Nella letteratura di montagna, Julius Kugy e Henrik Tuma hanno diversi punti di contatto, ma ci sono anche differenze. Nel 1913 assunse la direzione della rivista socialista Naši zapiski (I nostri appunti), dove pubblicò articoli su questioni politiche di attualità, sul socialismo, sulla sociologia, sull’etica, sulla religione e sulla filosofia. Lo storico italiano Angelo Ara, che nelle sue ricerche scrisse pagine interessanti sui rapporti fra italiani e sloveni nel Litorale austriaco e in generale nei compositi territori di frontiera, nella prefazione alla traduzione italiana delle memorie di Tuma (1994), lo definisce come un fenomeno “rappresentativo e simbolico” della vita pubblica slovena di tutto il Litorale.
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