Una panchina per ricordare Mario Paciolla

Una nuova “stazione” di resistenza civile arricchisce l’arredo urbano di Ronchi dei Legionari: si tratta della panchina arancione dedicata a Mario Paciolla, giornalista napoletano ucciso in Colombia il 15 luglio 2020 in circostanze apparse, sin dal primo momento, poco chiare. L’intitolazione della panchina nelle scorse settimane, alla presenza dei genitori, Giuseppe Paciolla e Anna Motta, è stata voluta fortemente dall’Associazione culturale Leali delle Notizie, artefice, con il sostegno dell’Amministrazione comunale, del percorso cittadino denominato “Passeggiata della libertà di stampa e di espressione”, che onora gli operatori della comunicazione caduti mentre svolgevano il loro mestiere tenendo fede agli ideali di verità e giustizia. E verità e giustizia reclamano i genitori di Mario, come la reclamano i genitori di Giulio Regeni, accomunati dal dolore indicibile della perdita di un figlio e dalla determinazione nell’esigere che siano vinte le tante, troppe ombre calate sulle morti di Mario e di Giulio dalle occulte trame geo-politiche. “La ragion di Stato -ha affermato Carlo Bartoli, Presidente Ordine Nazionale dei Giornalisti, intervenuto alla cerimonia- non deve prevalere sulla ricerca della verità”. Una verità credibile, rispettosa della memoria di un giovane amante della vita e costruttore di pace, invocano i signori Paciolla, certi che Mario sia stato ucciso, mentre, dalle autorità colombiane, la sua morte è stata fatta passare per suicidio. Il corpo di Mario Paciolla è stato ritrovato senza vita nella sua abitazione di San Vicente del Caguán, dove egli operava come osservatore dell’Onu per il rispetto degli Accordi di pace dopo la guerra civile. Alla vigilia del giorno fatale, Mario aveva espresso ai familiari preoccupazione per la propria incolumità, e acquistato un biglietto aereo per ritornare in Italia. Sarebbe dovuto rientrare a Napoli il 20 luglio, data di scadenza del contratto con la missione Onu. A poche ore dal rinvenimento del corpo, l’appartamento colombiano del giovane volontario è stato ripulito con la candeggina, e i suoi effetti personali prelevati. Eliminato, dunque, tutto ciò che poteva essere utile alle indagini della polizia, alla ricostruzione di quanto avvenuto negli ultimi giorni di vita del giornalista italiano.Avverso il buio infittito dai depistaggi che ostacolano il raggiungimento di verità e giustizia, risaltano, sul piano simbolico, i colori della non rassegnazione, arancione e giallo, legati, rispettivamente, alle battaglie di civiltà strenuamente condotte in nome di Mario e di Giulio, le cui panchine, ora in dialogo ideale sul territorio di Ronchi, rappresentano un presidio democratico, un segno tangibile che chiama la coscienza sociale dei cittadini ad una scelta di campo, a farsi “scorta mediatica” di coloro che in prima linea lottano per una verità giusta, “contro l’archiviazione nei tribunali, ma anche contro l’archiviazione nei cuori, nelle coscienze, nella memoria individuale e collettiva” (sic Giuseppe Giulietti, Coordinatore nazionale Articolo 21), perché sia fatta luce sulle responsabilità coinvolte.