La povertà vissuta tra fragilità e solitudine
13 Luglio 2023
La povertà in Italia può ormai dirsi un fenomeno strutturale, visto che tocca quasi un residente su dieci; il 9,4% della popolazione residente vive infatti, secondo l’Istat, in una condizione di povertà assoluta. Solo quindici anni fa il fenomeno riguardava appena il 3% della popolazione”.Questo l’allarmante incipit de “La povertà in Italia secondo i dati della rete Caritas. Report Statistico Nazionale 2023” presentato negli scorsi giorni da Caritas Italiana.Il Report evidenzia come, in termini assoluti, si contino oggi 5milioni 571mila persone in stato di povertà assoluta sul territorio nazionale ma le preoccupazioni per un’ulteriore recrudescenza sono più che fondate a causa delle tensioni legate allo scoppio della guerra in Ucraina, che hanno pesantemente condizionato il prezzo dell’energia – in forte rialzo – contribuendo all’aumento dell’inflazione e al conseguente irrigidimento delle politiche monetarie.Tutta questa situazione di forte cambiamento e incertezza non ha fatto altro che rafforzare le disuguaglianze tra le persone e famiglie più benestanti e quelle meno abbienti.
I dati nazionaliI dati riportati dall’Osservatorio Caritas nel Report – presentato dal presidente di Caritas Italiana, il nostro arcivescovo monsignor Redaelli, e dal direttore don Marco Pagniello, con interventi di padre Vyacheslav Grynevych, direttore Caritas Spes in Ucraina, Massimo Ciampa, segretario generale Mediafriends, Roberto Leonardi, vincitore bando Cre@ttività, Walter Nanni e Federica De Lauso dell’Ufficio Studi di Caritas Italiana, moderati dalla giornalista Monica Mondo – rilevano come, nel 2022 nei soli centri di ascolto, le persone incontrate e supportate siano state 255.957, in incremento del 12,5% rispetto l’anno precedente. La crescita è dovuta, per la gran parte, dall’accoglienza di persone ucraine da parte della Chiesa italiana ma, escludendo questo dato, il trend è comunque in crescita del 4,4%.Il report sottolinea inoltre un indurimento delle condizioni di povertà della popolazione: quasi il 30% delle persone prese in carico è infatti accompagnato dalla rete Caritas da più di 5 anni.La condizione professionale racconta poi molto delle fragilità del tempo post pandemico: a chiedere aiuto sono per lo più persone che fanno fatica a trovare lavoro, disoccupati o inoccupati (toccano il 48%) ma anche tanti occupati, working poor (coloro che, pur avendo un’entrata mensile, non guadagnano abbastanza da superare la soglia di povertà) o lavoratori poveri su base familiare, che sperimentano condizioni di indigenza (il 22,8%).In questo contesto aumenta il peso delle “povertà multidimensionali” e, nel corso dell’ultimo anno, il 56,2% dei beneficiari ha avuto necessità di sostegno per due o addirittura più ambiti di bisogno. Le maggiori difficoltà rientrano nel campo della fragilità economica, bisogni occupazionali e abitativi, problemi familiari, di salute e processi migratori.In termini di risposte, gli interventi della rete Caritas sono stati numerosi e differenziati e complessivamente ne sono stati erogati oltre 3,4 milioni.
I “cluster”Nella stesura di questo report Caritas Italiana ha desiderato effettuare un’ulteriore analisi, multivariata, per avere un quadro degli assistiti classificato per gruppi omogenei. Questa analisi può infatti fornire elementi utili nell’elaborazione di strategie comuni e condivise di contrasto alla povertà, nel definire risposte e interventi efficaci e a costruire percorsi di accompagnamento strutturati a seconda delle diverse esigenze.Sono emersi quindi 5 gruppi principali: i Vulnerabili Soli, uomini tra i 35 e 60 anni di cui 1 su 3 risulta senza fissa dimora e presenta una molteplicità di bisogni; le Famiglie Povere, gruppo che comprende soprattutto donne adulte, coniugate e con figli minori e una presenza di stranieri leggermente superiore alla media, con un’alta quota di lavoratori poveri; i Giovani Stranieri in Transito, che hanno un’età media di 25 anni e sono concentrati soprattutto sul confine italo – francese nel tentativo di raggiungere altri stati europei; i Genitori Fragili, di età tra i 35 e i 60 anni, per lo più donne con figli minori, bisogni multipli e con un incidenza delle persone di origine italiana superiore alla media; i Poveri Soli, uomini tra i 35 e 65 anni che spesso vivono in grandi città e presentano quasi esclusivamente situazioni di povertà.Quest’analisi permette di mettere a fuoco diversi gradi di marginalità sociale nel nostro paese, mettendo in luce coloro che sono “i più fragili tra i fragili”.
Sul territorio diocesanoDal report nazionale emergono alcuni primissimi dati relativi anche alla nostra Diocesi – che saranno poi esposti in maniera più dettagliata in un Report locale che verrà pubblicato in seguito – raccolti in 20 Centri di Ascolto diffusi su tutto il territorio e dal Centro di Ascolto diocesano.Nel corso del 2022 si sono rivolte a questa rete 917 persone, perfettamente suddivise in metà uomini, metà donne. Diversa invece la percentuale tra italiani e stranieri: i primi sono il 51,25% ovvero 470 persone, i secondi il restante 48.75%. Il dato risulta in flessione rispetto al 2021 – anno in cui si registrava l’emergenza data dalle problematiche socio-economiche generate dalla pandemia da Covid19 – quando le persone che si erano rivolte alla rete dei Centri di Ascolto erano state ben 1.066.Tra i dati più rilevanti di questa prima tranche del report 2023, si rileva un aumento dei nuclei famigliari con figli minori a carico che, dal periodo pre pandemico del 2018 a oggi, sono passati dal 46,68% al 52,45%.I problemi principali portati alla luce da queste persone che si sono rivolte ai Centri di Ascolto riguardano in fortissima percentuale problemi economici, ben l’82,86% dei casi (in aumento rispetto al 2021 quando avevano toccato l’81.71%). Forti anche i problemi lavorativi, dovuti soprattutto al disagio della disoccupazione (36,53%).In linea con quanto segnalato da Caritas Italiana, anche sul nostro territorio diocesano si è registrato un 32,5% di persone che hanno avuto bisogno di un aiuto economico, finalizzato alla copertura di canoni di locazione, utenze domestiche o altre spese indispensabili per la vita della famiglia.Tutto questo non sarebbe stato possibile senza anche il grande e fondamentale aiuto messo in campo dai tanti volontari che, quotidianamente, mettono a servizio il loro tempo e le loro competenze in favore di chi vive un problema: sono state ben 171 le persone che, nel corso del 2022, si sono messe a disposizione della Caritas diocesana di Gorizia come volontarie.Attraverso il loro servizio è stato possibile accogliere 120 persone nei dormitori diocesani, 848 famiglie (per un totale di 2.281 persone) nei 4 Empori della Solidarietà dell’Arcidiocesi; ancora 67 bambini, che hanno potuto usufruire dei beni messi a disposizione dall’Emporio dell’Infanzia, nonché un totale di 3.647 pernottamenti nel corso dell’”Emergenza Freddo”.”Ciò che è emerso tanto a livello nazionale, quanto a livello locale – ha commentato il diacono Renato Nucera, direttore della Caritas diocesana di Gorizia – nonostante la leggera flessione registrata rispetto al 2021, desta certamente una grande attenzione da parte nostra. Il fatto che molte persone siano assistite da più di 5 anni e che continui a crescere il disagio lavorativo, è fonte di preoccupazione. Non da meno gli aumenti delle utenze, l’aumento della spesa e la crescita dell’inflazione. Come Caritas, grazie anche alle Opere Segno presenti sul territorio, possiamo cercare di mantenere o di restituire la dignità a queste persone; certo però è necessario un lavoro di rete, con una presa in carico collettiva e condivisa da parte di tutti e di tutte le istituzioni”.
(foto: Siciliani-Gennari/SIR)
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