Inseguendo un conglio bianco…

I mosaici della basilica paleocristiana di Aquileia non smettono, da più di 1700 anni, di affascinare chi fa il suo ingresso all’interno della chiesa.Non è solo la grandezza del tappeto musivo – il più grande in Occidente – ma anche la bellezza dei suoi colori e tutti i particolari dei suoi elementi, che lasciano a bocca aperta visitatori, turisti, fedeli. Non da ultimo poi, il senso di connessione con il nostro passato, la consapevolezza di osservare ciò che gli stessi catecumeni del IV secolo osservavano nel loro percorso di preparazione al Battesimo.Un enorme libro, un grande catechismo, che ancora oggi ci parla.Ciò che salta immediatamente agli occhi è la presenza, tanto nell’Aula Sud, quanto in quella Nord, di moltissimi elementi raffiguranti il mondo vegetale e animale. Scorrendo i mosaici ci si può imbattere infatti in pecore, pernici, asini, pavoni, numerosi pesci, perfino aragoste e conigli.Quale il significato della presenza di tutta questa fauna e flora? “Il tema è molto più complesso di come potrebbe sembrare in realtà – ci spiega Andrea Bellavite, direttore della Fondazione Società per la Conservazione della Basilica di Aquileia – e dapprima è necessario dare uno sguardo d’insieme.Credo sia legittimo immaginare il pavimento musivo come un giardino, il giardino della salvezza, della gioia, della pace, nel quale ci sono tutte le cose del creato: piante, alberi, fiori, animali della terra, del cielo e dell’acqua; ci sono poi gli uomini, i volti umani, ritratti anche semplicemente come lavoratori. È interessante inoltre la presenza di tantissime donne; questo caratterizza molto Aquileia rispetto ad altre rappresentazioni più tarde, medievali o altro, in cui la donna un po’ “scompare” o rimane ma come figura angelicata o santa, non come la persona “normale” che vive la vita di ogni giorno. E questa è una prima lettura”.

Un libro apertoCome anticipato, non va infatti dimenticato che il tappeto musivo aquileiese è come un grande catechismo, attraverso il quale gli antichi catecumeni si preparavano a ricevere il sacramento del Battesimo: “Venivano proposti gli animali che si vedevano in quel periodo ad Aquileia e nei dintorni – continua Bellavite -, così come i pesci dell’Adriatico che, in una dimensione cristiana, vengono utilizzati come strumenti per reinterpretare il messaggio di fondo, quello della storia di Giona, ossia la morte e la Resurrezione. Ciò che è peculiare è che i mosaici dell’inizio del IV secolo non hanno ancora una codificazione scritta, non ci sono dei dogmi che dicono in che modo rappresentare la storia sacra, si è ancora liberi e in questa libertà viene utilizzato tutto quello che il linguaggio del tempo offriva per comunicare il medesimo messaggio.Messaggio che però è molto complesso; l’interpretazione del Cristianesimo aquileiese derivante dal Cristianesimo gnostico di Alessandria d’Egitto è estremamente interessante e affascinante, basata un po’ sulle corrispondenze tra la visione teologica aquileiese – rappresentata dai mosaici – e la visione di alcuni testi teologici della gnosi, in particolare Pistis Sophia, il Vangelo di Filippo e alcuni altri, in cui ci sono delle corrispondenze.Nel IV secolo erano chiari i significati simbolici di questi elementi, per noi invece, 1700 anni dopo, è molto più difficile, soprattutto per i mosaici dell’Aula Nord, arrivare a dire che cosa veramente possano significare. Ci sono tante interpretazioni che riguardano i mosaici ma, a mio personale parere, in questo momento nessuna è sufficientemente documentata per poter avere almeno un minimo di certezza; sono tutte proposte estremamente importanti, affascinanti, ma credo che non siamo ancora arrivati a una definitiva – e forse non ci arriveremo mai – comprensione del senso dei mosaici. Tengo però a sottolineare che questa è una mia personale posizione.Il tappeto musivo ci continua a parlare, enormemente, ma riusciamo ad ascoltarlo… fino ad un certo punto! Perché un po’ lo si comprende, un po’ no, ed è proprio questa la bellezza e la ricchezza del mosaico aquileiese”.

Rincorrendo il coniglio biancoTra i mosaici multicolore della Basilica, ce n’è però uno che, negli ultimissimi anni, è diventato molto popolare: un coniglio albino presente nell’Aula Nord, un po’ nascosto alla vista, posto proprio dietro al basamento del campanile. Ma perché questo “coniglio bianco” è diventato così famoso, da dove arriva la sua notorietà? “Accompagno molto spesso dei gruppi – spiega Bellavite – e da un po’ di tempo regolarmente qualcuno mi chiede “Dov’è il coniglio bianco?”.Sinceramente è una figura che non avevo mai sottolineato troppo durante le visite, è l’ultimo mosaico visibile, un po’ “fuori mano”, dopo il punto in cui forse c’era il presbiterio… bisogna proprio andarci di proposito per vederlo.Ho iniziato quindi a domandarmi perché in così tanti chiedano di questo “coniglio bianco” e ho scoperto che ci sono due libri sull’argomento: uno è “Il cristianesimo egiziano di Aquileia” di Claudia Giordani, che proprio in copertina riporta l’immagine di tale mosaico. Questo però non spiegava sufficientemente il perché in così tanti domandino del mosaico in questione: supponevo che, essendo un testo piuttosto di nicchia, non tutti lo avessero letto.Un giorno qualcuno mi ha fatto notare che Ilaria Tuti – nota scrittrice, che con i suoi gialli best seller vende centinaia di migliaia di copie – in uno dei suoi libri, “Figlia della cenere”, scrive proprio di Aquileia e racconta, all’interno di tutta la trama poliziesca, anche di questo “coniglio bianco”. Evidentemente quindi i suoi appassionati lettori lo collegano al tappeto musivo e chiedono incuriositi dove poterlo trovare. Questo dimostra come la comunicazione può arrivare al di là dei canali che siamo soliti immaginare e ben venga se serve a far conoscere tutte le ricchezze e bellezze del nostro territorio! Inoltre Ilaria Tuti scrive veramente bene, ha un giusto successo che poi ricade in maniera collaterale anche sul locale”.

Tra pecore… e dinosauri!Gli episodi peculiari e divertenti legati agli animali del mosaico aquileiese non coinvolgono però esclusivamente il coniglio bianco.Molti bambini, nel corso della visita alla Basilica, con la loro naturale spontaneità e curiosità – ma anche con la loro strabiliante fantasia – hanno posto al direttore dei quesiti alquanto singolari: “Le visite con i bambini sono bellissime, perché loro fanno sempre le domande o le osservazioni meno pensate ma le più intelligenti! – racconta Bellavite – Per esempio un giorno un bambino ha chiesto quante fossero le tesserine che compongono il mosaico di Aquileia.Non mi ero mai posto questa domanda, che mi è sembrata bellissima; ho quindi preso un metro quadro, contato le tessere e moltiplicato per 760. Risultano 2milioni 760mila tesserine – e parliamo solo dell’Aula Sud -. 2milioni e 800mila circa sono le persone che compongono la città di Roma e sono più degli abitanti di tutta la Slovenia. Immaginate di mettere al posto di una tesserina una persona e potete comprendere quante sono!Un altro episodio simpatico è capitato durante la visita alla Sudhalle, vicino al Battistero, dove sono raffigurate delle pecore, rappresentate però in un mosaico un po’ “grezzo”.Alcuni bambini mi hanno chiesto se a quel tempo ci fossero ancora i dinosauri… effettivamente sono talmente stilizzate che possono sembrarlo!”