I Nomadi, 60 anni di coerenza
21 Agosto 2023
Per i 60 anni di carriera, sono stati ricevuti dal Presidente Mattarella. La circostanza richiedeva il vestito buono, e loro, vagabondi “che non sono altro”, con indosso il completo scuro parevano i “baronetti di Novellara”. Il più commosso? Beppe Carletti, fondatore, tastierista e anima della storica band, tornata ad esibirsi in Friuli, ad Aquileia, per il concerto del Nomadi Sessanta Live Tour 2023.
Beppe, al Quirinale il nodo della cravatta era allentato. Quanto vi stava stretto? Tanto, ma l’emozione è stata grandissima. Il Presidente, con il suo altissimo senso delle istituzioni, è un uomo di profonda umanità. La conversazione è durata 35 minuti, dedicati a noi soltanto. Sappiamo, dal suo portavoce, che il Presidente ha gradito molto l’incontro e i contenuti, e questo per noi è importante.
Siete partiti dalla provincia e lì ritornate, sempre. Che cosa vi ha dato l’essere nati a Novellara, nella pianura reggiana, che si distende come una pista di volo verso l’utopia “che non ha un padrone”?Novellara ci ha tenuto con i piedi ben piantati per terra. Il successo non ci i nteressava. Non lo abbiamo cercato né a Milano né a Roma. Suonavamo nelle balere. Da lì è cominciata l’avventura.
E da lì continuate a vedere più chiaramente il mondo, a immaginarlo migliore. “Cartoline da qui”, il singolo firmato da Luciano Ligabue, è la title track dell’ultimo album. Ce lo presenta?Per il sessantesimo non volevamo una raccolta celebrativa ma un album di inediti e di collaborazioni con artisti amici. Come se cominciassimo di nuovo, restando fedeli alle tematiche che abbiamo a cuore: la libertà, l’amore, il pacifismo. Delle passioni nate dalla nostra terra parla l’intenso brano di Ligabue dedicato ad Augusto (Daolio, voce indimenticata della band, nda), che è sempre con noi. C’è poi la modernissima “I ragazzi del ponte”, che ci offrì Giorgio Faletti e che abbiamo musicato. Aprono e chiudono l’album due testi che ci rappresentano completamente, letti da Neri Marcorè e scritti da Francesco Guccini.
Al sodalizio con Guccini si devono capolavori senza tempo come “Dio è morto”, canzone manifesto di una generazione che denunciava “le fedi fatte di abitudine e paura,/una politica che è solo far carriera,/il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto/l’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto”. A riascoltarlo oggi, quel brano che la Rai censurò e che Radio Vaticana invece trasmise nella vostra interpretazione, impressiona per l’attualità che conserva. Non si vuole più rifare il mondo? Dove si va?L’abitudine alla superficialità è il problema di fondo. Tutto si usa, si consuma, si butta. Il tempo si brucia nella velocità. Noi diciamo le cose come stanno, sottolineando quello in cui crediamo, nell’autenticità e nel domani, sempre schierati contro le ingiustizie e le intolleranze. La musica non ferma le guerre, ma può rilanciare degli ideali e fare stare bene le persone.
La distribuzione musicale contemporanea passa attraverso piattaforme di streaming e social… La musica “formato social” non è la nostra. Rimaniamo fuori da certe logiche. E’ il live il momento in cui ti confronti a viso aperto con il pubblico, questo conta per noi. La musica è cultura.
Strettissimo è il legame con i fan, che vi considerano persone di famiglia. Li incontrate prima e dopo i concerti, vere e proprie feste di piazza. Il soundcheck lo fate a cancelli aperti, davanti al popolo nomade che vi segue ovunque, con immutato affetto.Casa Nomadi è una famiglia. Molti fan li conosciamo di persona, anche qui, a Cormons, a Romans, in tutto il Friuli, una terra che sentiamo affine alla nostra, per la tenacia della gente. Abbiamo la fortuna di vivere un rapporto diretto, di sincera amicizia con i fan, i quali si riconoscono in ciò che raccontiamo. Mai pensato di essere bravi. Ci teniamo alla coerenza: questa la nostra unica bandiera.
Questa la forza di una longeva giovinezza, sempre nomade, umile e credibile.
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