GMG: storie di gioia, speranza e condivisione

La fede è come una fiamma che va sempre alimentata e che se trascurata può rischiare di affievolirsi, fino a spegnersi. All’inizio del 2023 io e il mio fidanzato, abbiamo deciso di iscriverci alla GMG con l’arcidiocesi di Gorizia.I desideri che ci hanno mosso a prendere parte a questo pellegrinaggio che si è tenuto a Lisbona dall’1 al 6 agosto, erano tanti: crescere nella fede, fare discernimento e sentirci vicini a Dio. In una frase: ri-conoscere Gesù.Fare nuovamente esperienza del suo amore nella nostra vita.I giorni della GMG sono stati un conglomerato di esperienze, emozioni, incontri e preghiera.Siamo arrivati a Lisbona con un gruppo di trentaquattro giovani dell’arcidiocesi di Gorizia, guidati da Don Nicola e dall’arcivescovo Carlo.Martedì 1 agosto è iniziata ufficialmente la GMG e abbiamo partecipato alla Messa di apertura alla “Colina do Encontro”. Fino da subito ci siamo trovati immersi in gruppo di migliaia di giovani da tutto il mondo, uniti in un clima di gioia e di festa. La parola chiave della giornata è stata “parti”, ispirata dal passo del vangelo che ha fatto da leitmotiv a tutta la GMG: “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc, 39). Ogni giorno del pellegrinaggio, era accompagnato infatti da una parola che intitolava la giornata.Il giorno seguente la giornata si è aperta con una catechesi “Rise Up”, a Sintra, la città in cui eravamo ospitati. Abbiamo riflettuto sui temi lanciati dal pontificato di papa Francesco, avendo anche occasione di parlare con altri pellegrini e di cantare tutti insieme dei canti meravigliosi. La parola che ha accompagnato la giornata è stata “affrettati”. Nel pomeriggio abbiamo visitato Lisbona e Sintra. Di sera ci siamo recati alla festa degli italiani, dove eravamo riuniti in 60 mila giovani. Oltre alla musica e le danze, ci sono stati anche interventi e testimonianze, come quella di don Luigi Ciotti e quella dell’attrice e modella italiana Giusy Buscemi, che ha testimoniato il suo percorso di fede.Il terzo giorno di GMG si è nuovamente aperto con la catechesi, mentre nel pomeriggio ci siamo recati alla Colina do Encontro per la cerimonia di accoglienza di papa Francesco, che ci ha convocati alla giornata mondiale della gioventù. Il caldo torrido non ha affievolito la grande emozione dell’attesa dell’incontro con il santo Padre e non ha fermato i cori che gridavano con entusiasmo: “esta es la juventud del papa!”.L’incontro con papa Francesco è stato per noi una grande gioia; le sue parole semplici e chiare: “siamo stati chiamati perché siamo amati”, risuonano in noi e ci fanno sentire parte di un progetto più grande, nessuno di noi è al mondo per caso. Percepiamo l’amore di Dio e si ravviva in noi la fiamma della fede e la volontà di camminare mettendo al centro della nostra relazione Gesù. La parola che accompagna questo terzo giorno è “rallegrati”, e non potrebbe essere più azzeccata.Venerdì 4 agosto durante la catechesi del mattino, abbiamo avuto l’opportunità di vivere il sacramento della riconciliazione, che ci ha aiutato a preparare il cuore per la via Crucis presieduta dal papa nel pomeriggio.Il rito ha visti coinvolti molti giovani che hanno accompagnato le varie stazioni con danze e testimonianze. La via Crucis, vissuta in questo modo di rappresentazione innovativo, ci rende ancora più partecipi e empatici con la passione di Gesù. “Credi” è la parola che accompagna questa giornata.Arriviamo a sabato, il penultimo giorno di GMG.Ci svegliamo presto e ci attrezziamo di zaino e sacco a pelo, per prepararci a vivere l’esperienza culminante di questo pellegrinaggio: la veglia con il papa.Ci dirigiamo con largo anticipo verso Campo de Graça, il luogo in cui avrà luogo la veglia. Le ore di attesa sotto al sole si trasformano in un’occasione di scambio interculturale, di riflessione e di gratitudine per i giorni trascorsi a Lisbona. Non a caso la parola che accompagna questo sabato è “ringrazia”. Le giornate che abbiamo passato sono state molto intense e ricche di senso; ci hanno aiutato a re-incontrare Gesù e a sentirci amati da Lui. Quando arriva la sera accogliamo con grande entusiasmo il papa. Il suo invito a non avere paura ci dà forza e il coraggio per desiderare di vivere una vita piena. Viviano insieme il tempo dell’adorazione eucaristica, seguita poi da musica e danze. Al temine della veglia, in migliaia, ci corichiamo a terra, passando la notte sotto le stelle.La mattina di domenica 6 agosto, ultimo giorno di GMG, veniamo svegliati dalle note tecno di un sacerdote dj, che di prima mattina ha ben pensato di farci ballare un poco. Ad accoglierci c’è anche un’alba bellissima. Attendiamo il papa, che non tarda ad arrivare. Prende così inizio la celebrazione conclusiva di questa GMG.La parola che accompagna questa giornata è “alzati”.Ed è così che come Maria siamo chiamati ad alzarci e andare in fretta, annunciando la buona notizia. Abbiamo vissuto dei giorni di grazia e perché fruttifichino è necessario che vengano condivisi. Gesù ci ha ancora una volta abbracciati con il suo amore e ci ha permesso di re-incontrarlo. Carichi di gioia per l’esperienza vissuta, vogliamo scrivere queste poche righe ringraziando quanti ci hanno accompagnati fisicamente e con la preghiera in questo pellegrinaggio, e vogliamo alzarci e andare in fretta lì dove Dio ci chiama….Angela e Luigi

Le testimonianzeSono partita per la GMG con una parola d’ordine: reincontro. Sentivo da tempo la necessità di rincontrarmi ed ero alla ricerca di un cambiamento. Gli impegni della vita di tutti i giorni e la routine mi avevano come risucchiata in una spirale in cui non avevo mai abbastanza tempo per fermarmi e prendermi cura di me stessa. Per scelta mia avevo deciso di sacrificare un po’ della mia spiritualità, concentrandomi solo sugli impegni accademici, pensando che così sarei arrivata alla fine più in fretta. Da un po’ di tempo però sentivo un senso di vuoto e una certa insofferenza per tutto quello che mi circondava. Per questo, quando mi è stata offerta la possibilità di partecipare a questa GMG, ho pensato che fosse la cosa giusta da fare, in qualche modo sentivo che mi chiamava. Quindi, sono partita senza molte aspettative, ma con l’intento di farmi sorprendere e sapendo che avrei trovato ciò di cui avevo bisogno.Ci sono diverse cose di questa settimana che hanno lasciato il segno. La prima è il sentimento di unione che ho provato fin da subito. Una delle bellezze della GMG è che la si vive insieme ad altri, è una condivisione continua e costante. Mi sono sentita parte di un tutto, che va oltre l’appartenenza ad un gruppo o ad una comunità. Eravamo connessi l’uno all’altro semplicemente a causa della nostra Fede.Poi ci sono state le catechesi, che mi hanno dato la possibilità di vivere profondamente questa esperienza. Hanno avuto un forte impatto emotivo su di me, a cui non ero pienamente preparata. In una delle prime ci è stato detto: “se uno si mette in ascolto la sua vita cambia, Dio trasforma”. Domenica, nella celebrazione finale, Papa Francesco ci ha spronato a non avere paura e ad ascoltare Dio. ’Ascolto’ e ’non avere paura’ sono parole ricorrenti nella mia vita, e non mi sembra un caso che anche questa volta si siano ripresentate. Ancora una volta mi è stato ricordato di vivere pienamente. Il giorno che abbiamo vissuto il dono della riconciliazione, il prete che guidava la riflessione ci ha detto: “non siamo noi che abbiamo fatto il nostro cuore, solo il suo autore può mettervi pace”. In questi giorni l’insofferenza e il vuoto che sentivo hanno preso un senso. Mi sono resa conto che avevo costruito dentro di me solo una tranquillità apparente, che alle prime difficoltà ha vacillato e si è rivelata falsa. Sono partita desiderando un cambiamento, ad oggi non posso dire che questo sia avvenuto completamente (la trasformazione richiede più tempo di una settimana), ma sicuramente c’è stata una svolta dentro di me e ho ricominciato a mettere a fuoco il mio cammino.Uno dei volontari che si è occupato di noi mentre eravamo a Lisbona ci ha definito una benedizione. Tornata a casa, io ho voluto definire questa esperienza una benedizione e credo che lo sia stata un po’ per tutti coloro che vi hanno partecipato. Perché penso che ognuno di noi sia ritornato un po’ cresciuto e un po’ diverso, e sicuramente con qualcosa di nuovo da condividere con chi ci circonda. La vera sfida comincia ora che siamo ritornati a casa. Tutto ciò che abbiamo sentito e appreso durante la GMG non può rimanere fine a sé stesso, ma deve entrare a far parte della nostra vita quotidiana.LuciaQuest’anno ho avuto la fortuna di partecipare alla “Giornata Mondiale della Gioventù” a Lisbona. Nel corso di questa esperienza, che per me è stata la prima, ho avuto il piacere di condividere dei momenti di gioia profonda e di serenità con ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo. Persone molto diverse tra loro, ma, allo stesso tempo, unite da un Bene molto profondo che viene da Dio. Nel corso delle giornate trascorse tra momenti di catechesi, canti, visite e celebrazioni, ho potuto sperimentare quanto detto da Papa Francesco durante il discorso d’apertura, ovvero l’essere “chiamati per nome”. Io, come tanti altri ragazzi, ho sperimentato direttamente e condiviso non solamente durante le catechesi e gli incontri organizzati, ma in ogni momento passato assieme a tutti gli altri pellegrini lo Spirito Cristiano che ci accomuna. Tutti noi ci siamo portati a casa questa carica di gioia e di voglia di testimoniare il messaggio evangelico, che ci richiama continuamente alla solidarietà, alla condivisione e alla vita che va vissuta in tutta la sua pienezza dando il giusto valore a tutto ciò che ci circonda e che portiamo nel cuore, tralasciando aspetti superficiali e di mera esteriorità.  Al termine di questa settimana ho riportato a casa, oltre ai messaggi lasciati dal Papa e che tutti hanno avuto la possibilità di sentire, come, ad esempio, l’incoraggiamento a rialzarsi sempre da tutte le cadute, anche un profondo e non facilmente spiegabile sentimento di gioia e fratellanza dovuto alla presenza di oltre un milione di giovani fedeli mossi da un unico credo.Sara

Con un gruppo di pellegrini ci siamo avviati martedì 1 agosto a Lisbona. Il viaggio è stato lungo e faticoso, ma ciò che abbiamo vissuto lì rimarrà sempre nei nostri cuori… è stato fantastico. I giovani, la musica, i canti, l’unione, i saluti questi sono solo pochi dei momenti difficili da dimenticare. Ma nonostante ciò, oltre l’allegria della festa, c’era anche l’allegria di incontrare il papa e Dio. Il papa che con molta disponibilità ci ha accompagnati dalla via crucis alla messa finale che si è tenuta domenica mattina. Già venerdì, giorno della via crucis, abbiamo potuto osservare la straordinaria organizzazione dei volontari e organizzatori, i quali sono riusciti a unire fede e attualità e ci hanno totalmente coinvolti nel momento liturgico. Sabato invece è stata sicuramente la giornata più faticosa, ma in assoluto anche quella più gioiosa. Oltre il caldo e la fatica ci siamo potuti ritrovare, tutti noi giovani di varie nazionalità, in un unico parco, dove non è mancato lo scambio di opinioni e l’incontro tra diverse culture. Quella stessa sera c’è stata la veglia. In questo momento è stato davvero profondo e significativo sentire il silenzio che si è creato, nonostante la massa di gente che fino ad un attimo prima cantava e ballava. Quindi sì, quest’esperienza è stata faticosa, gioiosa e profonda per tutti noi.Adesso non vediamo l’ora di rincontrarci di nuovo tutti insieme a Roma nel 2025 e successivamente alla prossima GMG in Corea.Tereza

Penso che una simile esperienza sia estremamente difficile da analizzare anche a settimane di distanza e che abbia davvero il potere di incidere sulla vita di chi vi ha preso parte in modo assai determinante. La quantità di avvenimenti che si sono concentrati in appena sette giorni è sicuramente unica, e questi hanno assunto per ciascuno dei pellegrini un valore peculiare e proprio. Non saprei davvero quale prendere in considerazione e quale definire più impattante degli altri, ma credo che un buon sistema sia quello che ho da poco sperimentato: dinnanzi al “Cristo Morto” del Mantegna, custodito nella Pinacoteca di Brera, osservando le figure dei Dolenti ho riflettuto sulla loro profonda disperazione sulla paura e lo sconforto in cui la morte del Nazareno li ha gettati. Mi son dunque detto “come può un qualsiasi uomo, nella sua quotidianità, sfuggire a queste sensazioni, se pure la Vergine e San Giovanni sono rimasi sgomenti?”. Proprio allora ho capito quello che più di tutto m’era rimasto della GMG: “Non abbiate paura, non temete”, così il Papa ha voluto concludere la sua riflessione della domenica a Lisbona, con un monito, un’esortazione ch’è stata davvero in grado di segnarmi. La GMG è stata uno splendido esempio di dialogo in orizzontale, con una moltitudine di altri pellegrini giunta da ogni dove e mossa dalla medesima Fede, ma il Pontefice ci ha anche ricordato che mentre noi conduciamo le nostre esistenze siamo sempre seguiti dallo sguardo di Cristo e proprio per quello non dobbiamo temere; la nostra vita deve avere questo come punto di partenza e perno.Mi porto nondimeno a casa anche un altro momento “speciale”. Durante la Veglia del sabato sera, quando è stato esposto l’Ostensorio, ci siamo tutti raccolti per un momento di adorazione. Questo vuol dire che l’interno spiazzo di Campo della Grazia dove ci eravamo accampati, ovvero più di 2 km di terra, zeppi sino all’inverosimile con almeno 1.5 milioni di giovani hanno trattenuto il fiato e fatto calare sulla capitale portoghese un silenzio avvolgente. Anche se forse quello è stato il momento in cui abbiamo tutti parlato di più, stavolta “in verticale” ed abbiamo potuto sentire davvero a modo nostro l’intima comunione con Dio. Certo poi ci sono i lunghissimi tragitti in treno, le camminate sfinenti, le piante dei piedi dolenti, le spalle segnate dal sudore e dagli zaini ed anche la stanchezza del corpo alla fine della giornata, ma io leggo in questo solo un abbellimento dell’esperienza: la stanchezza del corpo si portava seco la gioia dell’animo, il sudore causato dal peso degli zaini significava che essi erano colmi degli oggetti scambiati con gli altri pellegrini, i piedi provati volevano indicare la strada percorsa con altri giovani e quindi la condivisione con questi di nuove esperienze e di una sincera apertura. Credo quindi che su tutti i piani possibili questa GMG sia stata un’incredibile occasione di dialogo con gli altri, con noi stessi e con Dio ed auguro davvero a chiunque di poter vivere un qualcosa di simile. Per il resto che dire se non: ci vediamo a Seoul!Gabriele

L’esperienza della GMG non è facile da condensare in qualche riga: sono stati giorni lunghi, pieni e vissuti intensamente. Le emozioni e le avventure sono state numerose e forti, mentre il tempo per metabolizzarle poco: questo probabilmente le ha rese ancora più notevoli.La GMG è stata sicuramente diversa da quello che mi aspettavo: più gioiosa, più dinamica, più giovane. Questo è probabilmente il suo punto di forza: ti prende e ribalta le tue convinzioni, con impeto e ti costringe a metterti in discussione, nel confronto con te stesso e gli altri, e, forse, l’Altro.Ti dà un vissuto a tutto tondo e ti lascia un segno duraturo di gioia, speranza e condivisione, che ti ricorda chi sei.Alessia

A Lisbona le strade sono bloccate e il clacson dei veicoli congestionati nel traffico non può niente contro una marea di giovani in festa: giocano tutti nella stessa squadra. Si va a dormire tardi sotto una trapunta di stelle, ma solo dopo aver parlato di vita con ragazzi provenienti da ogni parte del mondo. Ci si sveglia presto e si contempla un sole tiepido che, dal fiume Tago, viene a visitare e a rischiarare tutti quanti. Non si sa bene quando sia avvenuta la trasformazione, eppure il mondo non è più un luogo spaventoso, una landa di ululati solitari in cui si deve usare ogni mezzo per sopravvivere o “farsi un nome”: è un luogo gestibile, abitabile, fraterno. Le persone che si incontrano non sono ostili sconosciuti che disturbano il tuo spazio vitale: sono amici per i quali c’è da essere contenti, amici con delle storie che interessano e devono essere raccontate e ascoltate ad ogni costo. Qui Netflix, Spotify e Instagram non servono granchè: c’è altro da vedere, altro da ascoltare e altro da condividere. C’è qualcosa di straordinario eppure di tremendamente giusto e naturale nell’incontrare degli sconosciuti e, senza fatica, considerarli amici, interessarsi alla loro storia, scambiarsi l’autografo come tra celebrità. Si tratta di un’intimità istantanea che non si può trovare neanche nelle migliori app di incontri. Credo che la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) sia uno squarcio su ciò che l’umanità è nel profondo e potrebbe essere in ogni istante, anche a partire da adesso. È un momento – che dura qualche giorno – in cui il mondo sembra improvvisamente diventare un po’ più piccolo, un po’ più familiare, un po’ più giusto.La GMG offre ai giovani l’opportunità di abbandonare la loro zona di comfort e di affrontare un’avventura che lascerà sicuramente una serie di emozioni indelebili… ma oltre alle emozioni e alle esperienze fuori dal comune rimane qualcos’altro? Cosa si è cercato di condividere?Già a partire dai costi che l’evento avrebbe richiesto, in Portogallo c’è stato chi ha prontamente arcuato le sopracciglia in senso di meravigliato disprezzo, così come tra le frange cattoliche c’è stato chi ha avuto l’occasione di provare ancora una volta un finissimo senso di imbarazzo e disgusto… ma tra chi ha stroncato senza pietà (che è sempre più facile) c’è stato anche chi (come Vincenzo Corrado su Avvenire) ha fatto notare come questo esodo, estremamente positivo e anormale, di un milione e mezzo di giovani da tutto il mondo, sui mass media sia passato quasi interamente inosservato. È il futuro di questa esperienza? Innalzare i livelli di dopamina e ossitocina di un milione e mezzo di ragazzi per poi essere riassorbito nel circolo del quotidiano?Queste domande e le molte perplessità che si possono rintracciare su molti siti ultra-cattolici (qualunque cosa voglia dire “ultra-cattolico”, è così che si definiscono) sono forse dovute a quella che pare essere un po’ la crisi d’identità della GMG. Alcune volte non si capisce bene se ci si trova ad un rave party spirituale o a delle giornate promosse da una strategia di marketing di una multinazionale della fede.È come cambiare canale su un vecchio televisore: in un primo momento sei nell’Europa cristiana del ’500, tra sacre rappresentazioni e splendidi canti gregoriani, e il momento dopo ti ritrovi – ancora inebetito dal sonno – in una trance collettiva mentre un DJ in clergimen spara musica techno a tutto volume (con tanto di vescovi impegnati a farsi i selfie sotto la mitria e davanti alla console). Da una parte le risorse della riforma liturgica sembrano cedere a chi strizza l’occhio ad un immaginario almeno formalmente “tridentino”, dall’altra parte c’è un’evidente ricerca di “giovanilisimo” a tutti i costi. Ma perché? La risposta a questa domanda credo sia il motivo per cui la GMG è e rimarrà una proposta valida per i ragazzi di tutto il mondo. Ed è un po’ la stessa risposta – l’unica – in grado di dare un senso alle interminabili ore di camminata e attesa sotto il sole cocente, alle notti passate a dormire in una palestra o all’addiaccio e, in generale, a tutte le gradite scomodità che accompagnano il viaggio. Si tratta della volontà di condividere, con chi vi partecipa, uno sguardo di fede sulla vita; si tratta del tentativo di offrire un assaggio di quel potenziale che si nasconde nell’essere dei cristiani più consapevoli nel mondo. Si tratta della gioia che nasce dal celebrare la vita che rivela la straordinaria prossimità di Dio nell’ordinario. La GMG vale perché azzarda e scommette. Certo, lo stimolo incessante e spesso rumoroso può far sì che ci si domandi se si sia cercato di rifilare ai pellegrini una dose extra di zelo religioso o se sia tutto parte di un elaborato piano per presentare l’istituzione Chiesa come “cool”, giovane e al passo coi tempi. Eppure la valenza soprattutto positiva della GMG rimane, perché tenta di coinvolgere i ragazzi in un’esperienza di fede che sia qualcosa di molto di più che non un semplice dato o un’informazione appresa al catechismo. Con ogni modo, con ogni tipo di linguaggio. Questo può generare confusione ed incomprensioni? Certo che sì. Della Veglia e della Via Crucis ai ragazzi non rimarrà che qualche foto da condividere su Instagram e qualche bel ricordo? Può essere, ma per chi le vive certe cose non sono condivisibili solo attraverso i social. Oltre all’esperienza emotiva c’è qualcos’altro che opera nei ragazzi. È quel qualcosa che sfugge al principio di non contraddizione, un pezzo di puzzle che non si incastra in nessuna immagine predefinita. È quel non-programmabile, quell’indefinito incalcolabile che si mette in moto ogni qual volta un ragazzo o una ragazza dicono il loro “sì” ad un’avventura che li fa uscire dalle loro sicurezze e dalla loro comfort-zone. Non è questa l’icona che si è scelta come rappresentativa di tutta la GMG, Maria che per fede ed entusiasmo si alza e se ne va in fretta? Parlino pure i chiacchieroni e gli sfiduciati, alla fine dell’emozione bisogna credere che un seme sia stato depositato nelle pieghe dell’anima di questi ragazzi e di chi li ha accompagnati, pronto a emergere nel momento giusto. Quando e come avverrà? Nessuno può dirlo, ci ricorda Gesù, ma sarebbe bello, nel prossimo futuro, poterne essere ad un tempo testimoni e collaboratori. Ne vale la pena.Matteo Marega