Intitolare l’auditorium al poeta Celso Macor
1 Luglio 2015
Il Kulturni dom di Gorizia, La Biblioteca Statale Isontina, i settimanali Voce Isontina e Novi Glas e l’Associazione Forum per Gorizia, raccogliendo l’istanza del numeroso pubblico presente all’incontro dedicato ai 90 anni dalla nascita del poeta e scrittore friulano Celso Macor, hanno inoltrato in questi giorni alla Regione Friuli Venezia Giulia e al Comune di Gorizia la proposta di intitolargli l’Auditorium della Cultura Friulana, che ha sede in via Roma a Gorizia. La motivazione di tale iniziativa “Auditorium della Cultura Friulana Celso Macor”, avviata dopo l’incontro dello scorso mese di maggio al Kulturni dom, è il riconoscimento del ruolo di costruzione di ponti fra le identità culturali del territorio svolto da Macor nella sua opera di poeta, scrittore, politico e soprattutto uomo di pace. Alla proposta hanno inoltre aderito la Filologica friulana di Gorizia, il Cai di Gorizia, l’Unione culturale economica slovena (Skgz) e la cooperativa culturale Maja di Gorizia.Celso Macor (1925 – 1998), nato a Versa, morto a Lucinico, ha dedicato la sua intera esistenza, oltre che alla valorizzazione e allo sviluppo della cultura friulana, alla promozione della cultura della convivenza, del dialogo, della valorizzazione delle diversità. Lo ha fatto come politico, lo ha fatto come amante della natura, lo ha fatto come giornalista direttore di molte riviste, per lunghi anni indimenticabile editorialista e vice direttore di Voce Isontina, lo ha fatto come scrittore e poeta nei suoi grandi testi culminati nei volumi fotografici sulle Alpi Giulie e sull’Isonzo.Il poeta Celso Macor ha cantato nei suoi versi e nelle sue prose l’affascinante e faticosa ricerca della “comunione nella ricchezza delle diversità” che da millenni caratterizza la terra bagna dall’Isonzo. Lo ha fatto attraverso innumerevoli articoli, approfondite conferenze, intense testimonianze di vita e splendidi libri, scritti in lingua friulana – indimenticabile la raccolta I fucs di Belén – e italiana, opportunamente tradotti in sloveno e tedesco, proprio per il messaggio di pace e fratellanza tra i popoli che essi contengono.
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