Veno Pilon, pittore e fotografo di due mondi

Veno Pilon aveva finito nel 1915 il ginnasio a Gorizia.La sua forza artistica si rivelò solo nel decennio successivo alla prima guerra mondiale, ma già durante gli anni del liceo disegnava molto. Rimasti sono i ritratti dei suoi compagni di classe che metteva sulla carta con una matita.Conservati si sono anche molti dei suoi fogli teatrali per spettacoli di marionette del tempo.Dalla prigionia russa poi nel dopoguerra riportò delicati acquerelli con una ricca descrizione delle caratteristiche locali. E sì, perché subito dopo la maturità scoppiò la guerra e il giovane Pilon combattè, richiamato dall’esercito austro-ungarico, sul Monte Nero, nel Tirolo e in Galizia, dove fu fatto prigioniero dai Russi e dove fu testimone oculare della Rivoluzione russa.Egli nacque il 22 settembre 1896 ad Aidussina (Ajdovščina), dove il padre Domenico (Menigo) Pillon, originario di Mossa, si era sposato con Urška Trošt e dove aveva aperto una panetteria. Iscritto all’anagrafe come Venceslav Pillon, mutò nome e cognome in Veno Pilon all’età di quindici anni.Nel 1919 andò a Praga per studiare all’Accademia delle Belle Arti.Prosegue gli studi a Firenze, frequentò la scuola di Arti grafiche a Vienna e viaggiò in Germania, a Monaco, Berlino, Dresden e partecipò a mostre collettive.Nel 1922 si stabilì ad Ajdovščina, dove prese in mano il panificio, dopo la morte del padre, ma a Gorizia s’incontrava spesso con gli artisti e pittori: con A.Morassi, L.Spazzapan, M.Kogoj e con I.Čargo.Contemporaneamente svolse altri lavori: gestiva la costruzione di una centrale idroelettrica, divenne ispettore per la valutazione dei danni di guerra, insegnò italiano e sloveno.Aprì un atelier a casa, dove creò i suoi migliori dipinti con la tecnica ad olio, soprattutto interessanti i ritratti, frutto della sua nuova visione della vita. Espose negli stessi anni anche a Praga, Berlino, Sarajevo, Belgrado, Vienna e a Trieste nel 1926 e nel 1927, ma ormai decise di trasferirsi a Parigi, che diventò ben presto la sua seconda casa.L’ultima apparizione di Pilon è del 1929, alla II Esposizione goriziana di belle arti. Dal 1930 risiedette nella capitale francese e nel volgere di pochi anni abbandonò la pittura per dedicarsi, anche con successo, alla fotografia. A Parigi conobbe i maestri della pittura moderna, cosa che non rimase senza influenza sui suoi dipinti successivi.Della vita di Parigi, oltre alle fotografie, ricordano schizzi abbozzati di personaggi interessanti che incontrava nelle strade e nei caffè di Parigi, soprattutto a Montparnasse.Si tratta di schizzi raffiguranti persone della vita bohémien, principalmente artisti, ma anche vicini casuali a un tavolo di un bar. Come è generalmente tipico per gli artisti di questa generazione, i loro interessi erano molto ampi, dalla creatività artistica alla fotografia, al cinema e all’attività giornalistica.Lo stesso vale per Pilon, che, oltre alla pittura e alla grafica, si cimentò anche nella scrittura e nella traduzione, e si sono conservati anche alcune opere di scultura.Nel 1948 dopo vent’anni Pilon ritornò per la prima volta in patria e allestì la scena per il primo film sonoro sloveno Na svoji zemlji (Sulla nostra terra). Dopo la morte della moglie tornò più volte e nel 1967 si stabilì definitivamente ad Ajdovščina.