Dom Angelo ha iniziato il suo ministero priorale a Barbana

 

Si è emozionato durante i ringraziamenti finali, dom Angelo, il nuovo priore del monastero benedettino di Santa Maria di Barbana, nella Laguna di Grado. Un momento di saluto tra il portoghese e l’italiano ma dove, dopo la liturgia non di insediamento ma, si può dire, di presentazione, l’unica lingua è stata quella della preghiera e dell’accoglienza. Accoglienza che, per i benedettini, vuol dire non solo aprire e curare il millenario santuario mariano ma anche dare la continua disponibilità per le celebrazioni, le confessioni e l’ascolto. Così, in una soleggiata giornata di metà settembre, Barbana ha ritrovato non solo la guida monastica: si può dire anche la propria pace. A presiedere la concelebrazione eucaristuca l’arcivescovo metropolita di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, assieme a padre Angelo e a vari confratelli tra cui monsignor Mauro Belletti, vicario parrocchiale a Grado e Fossalon, monsignor Michele Centomo, direttore del bollettino “La Madonna di Barbana” e monsignor Armando Zorzin, vicario generale dell’arcidiocesi ma anche amministratore di Barbana. Presente alla liturgia anche monsignor Paulo Romeu Dantas Bastos, vescovo di Jequié, nello stato di Bahia. Oltre alle autorità civili e militari, la presenza di vari fedeli, provenienti dall’arcidiocesi e dalla vicina parrocchia gradese, e di alcune realtà associative di Grado ha ribadito la necessità della rete tra santuario e terraferma ma anche all’interno dell’intera comunità diocesana. Redaelli ha ricordato la figura di dom Benedetto de Lyra Albertin, precedente priore, deceduto a maggio e citando proprio San Benedetto ha voluto ricordare: “Non anteporre nulla a Cristo, dom Benedetto ne è stato l’esempio e ora dom Angelo, accettando di guidare questa comunità, prosegue nel cammino”. “La loro presenza – ha ribadito riferendosi ai monaci benedettini – è un conforto e una consolazione per i tanti che qui vengono per trovare non solo una bella giornata di riposo ma anche se stessi, la preghiera e la bellezza della contemplazione nel silenzio”. Citando le letture della domenica, Redaelli ha ribadito la necessità del perdono. Barbana, in qualità di santuario mariano, “è anche luogo di perdono e quando la riconciliazione esplicita è difficile o, a volte, non è possibile basta l’ascolto e la compassione, come fanno i nostri monaci qui, aprendo il proprio cuore al prossimo”. Ascolto e preghiera, oltre al già noto adagio “Ora et labora”, che i numerosi pellegrini che ancora affollano l’isola-santuario hanno imparato a conoscere in questi anni di presenza benedettina, sono state le parole chiave dell’omelia che il presule ha rivolto ai monaci presenti – vi era, tra i vari, anche il vicepriore dom Giacomo e dom Lazzaro, attualmente impegnato nella cella di Bologna a Santa Maria della Vita – durante la celebrazione. Messa che è stata allietata, va detto, dallo scampanio solenne dei Campanari del Goriziano, e accompagnata dai Sacri Cantores Theresiani diretti da Vanni Feresin con all’organo Giacomo Balduzzi. “A lui e alla comunità monastica – ha concluso l’arcivescovo – chiediamo di continuare a pregare per noi e a perseverare nel lavoro quotidiano di accogliere e perdonare”. I.B.