Un “terreno comune” contro lo sfruttamento lavorativo

Un terreno comune, un punto d’incontro e di intesa. Questo il significato del termine inglese “common ground”, scelto per un nuovo progetto che sta muovendo i suoi passi anche nella nostra regione e che coinvolgerà, seppur in maniera non diretta, anche i Centri di Ascolto e le Caritas territoriali.”Common Ground – Azioni interregionali di contrasto alla sfruttamento lavorativo e di sostegno alle vittime” è un progetto finanziato dal Fondo Sociale Europeo – PON Inclusione, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e vede come partner una cordata composta da Regione Piemonte come ente capofila, Regione Liguria, Veneto, Emilia – Romagna e Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. Ogni Regione coinvolge poi direttamente una rete di partenariato territoriale che vede un totale di ben 29 enti, tra pubblici e privati, coinvolti.Nello specifico della nostra realtà regionale sono tre i soggetti coinvolti specializzati nell’Anti Tratta e due le cooperative esperte in materia di immigrazione, tra le quali anche la Cooperativa Murice di Gorizia, la quale collabora strettamente con Caritas diocesana per progetti di accoglienza.Obiettivo di “Common Ground” – i cui beneficiari sono i cittadini extracomunitari vittime o potenziali tali dello sfruttamento lavorativo – è quello di prevenire e contrastare forme di distorsione del mercato del lavoro quali lavoro irregolare, lavoro sommerso, caporalato, sfruttamento lavorativo, in tutti i settori occupazionali, attraverso interventi di protezione sociale e attivabili nell’ambito dei Servizi per il Lavoro, facendosi promotore del lavoro sicuro, dignitoso e legale.Numerose le azioni messe in atto dal progetto, che vanno dalla formazione per gli operatori del partenariato, finalizzata ad una maggiore conoscenza del fenomeno, e la qualificazione, formazione e sensibilizzazione dei servizi pubblici e privati sul tema dello sfruttamento lavorativo, fino alla creazione di Tavoli di monitoraggio Regionale, tavoli di confronto che coinvolgano Centri per l’Impiego, datori di lavoro, sindacati, Enti locali ma anche azioni personalizzate di politica attiva del lavoro e servizi per le vittime/potenziali vittime; ancora la creazione di servizi di prima assistenza, protezione, accoglienza e accompagnamento (sociale, legale, abitativo e lavorativo) per le persone vittime (o potenziali) del fenomeno, ma anche promozione della legalità e attività di sensibilizzazione rivolte a imprese, comunità locali e realtà associative, anche straniere.Insomma un progetto che cercherà di coinvolgere a 360 gradi la società, per contrastare la piaga dello sfruttamento lavorativo.In particolare il progetto (che si comporrà di due fasi: la prima terminerà ad ottobre 2023, la seconda inizierà a novembre e si protrarrà fino al 2025) sul territorio prevede, a cura della Cooperativa Murice, delle attività cosiddette di “outreach” ovvero l’intercettazione del maggior numero di cittadini extracomunitari per sensibilizzarli sulle condizioni lavorative “non sane” in cui potrebbero cadere; ancora la creazione di workshop informativi, destinati agli ospiti dei CAS – Centri di Accoglienza Straordinaria del territorio isontino, la sigla di accordi con enti terzi per creare una rete sensibilizzata e preparata sulla tematica e, non da ultimo, l’accoglienza e l’inserimento lavorativo delle vittime dello sfruttamento lavorativo che questo percorso potrebbe individuare strada facendo.In tutto questo le Caritas parrocchiali e i Centri di Ascolto parrocchiali, che da sempre rappresentano delle vere e proprie “sentinelle” nell’individuare situazioni di difficoltà e marginalità, sono invitati, qualora vi fosse il dubbio o la conoscenza vera e propria di persone extracomunitarie vittime di sfruttamento lavorativo, di segnalare la situazione ad un’operatrice della Cooperativa Murice che Caritas diocesana ha segnalato negli scorsi giorni ai parroci e ai referenti parrocchiali. L’operatrice accoglierà le segnalazioni e si occuperà di approfondire il caso ed eventualmente avviare un percorso con la persona vittima.Insieme, come rete, sarà così possibile essere più forti contro lo sfruttamento lavorativo, mettendosi al fianco di persone che, altrimenti, continuerebbero ad essere oppresse da un indecente circuito.

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Con Caritas accanto a Marocco e Libia

La notte di venerdì 8 settembre il Marocco è stato colpito da una forte scossa di terremoto, (magnitudo 6.8 della scala Richter) e sono purtroppo quasi tremila le persone che hanno perso la vita e migliaia i feriti e gli sfollati. In questo terribile disastro, Caritas Rabat si è da subito attivata contattando le parrocchie colpite e organizzandosi per l’assistenza alle persone sfollate.Caritas Italiana collabora da molti anni con le Caritas in Marocco in vari progetti ed è in contatto, anche attraverso la rete di Caritas Internationalis, con l’équipe locale, attraverso la quale segue con attenzione le notizie che giungono dal Paese per monitorare la situazione e valutare gli interventi più urgenti.La CEI ha inoltre espresso solidarietà alla popolazione del Marocco stanziando un aiuto immediato di 300mila euro dai Fondi 8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica. Lo stanziamento aiuterà, attraverso Caritas Italiana, a far fronte alle prime necessità.Purtroppo parallelamente anche la Libia si è trovata in grave difficoltà, colpita duramente da terribili alluvioni causate dall’uragano Daniel il 10 settembre. Secondo le Nazioni Unite il numero delle vittime è di oltre 4.000 persone, 9.000 i dispersi e 40.000 gli sfollati.Caritas Italiana, che da anni collabora con la Chiesa in Libia, è in contatto con il vescovo di Tripoli e il vicario apostolico di Bengasi e, in dialogo con lui, sta valutando possibili interventi di aiuti d’urgenza e di riabilitazione in favore della popolazione colpita da questa catastrofe.È possibile contribuire agli interventi di Caritas Italiana per queste emergenze utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o bonifico bancario specificando nella causale “Terremoto Marocco” oppure “Emergenza Libia” tramite:- Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 24 C 05018 03200 00001 3331 111- Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT 66 W 03069 09606 100000012474- Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT 91 P 07601 03200 000000347013- UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063 119