Le conseguenze della congiuntura

Le attività industriali dell’isontino non possono certo essere viste come realtà  a sé stanti ma vanno necessariamente inserite nel  contesto italiano, europeo e, più in generale, in quello mondiale.L’importante crescita economica determinatasi dopo il periodo di crisi dovuto al Covid, ha virato oggi verso la stagnazione a causa di molteplici fattori: aumento del costo delle materie prime, crescita molto elevata dell’inflazione (a seguito degli effetti moltiplicativi dell’invasione russa dell’Ucraina), rallentamento dell’economia cinese.Le conseguenze di tale congiuntura negativa sono una diminuzione della domanda di beni e, soprattutto, del potere d’acquisto dei salari con conseguente riduzione dei consumi delle famiglie. Ciò interessa particolarmente l’Italia dove la remunerazione del lavoro diminuisce anziché crescere. La grande industria dell’isontino, la Fincantieri, ne è un esempio lampante facendo un uso quasi esclusivo di appalti e subappalti che, oltre ad incidere negativamente sulla retribuzione, incide sulla sicurezza in fabbrica e sul contesto sociale della città.Gli importanti insediamenti industriali esistenti a Monfalcone (cantieristica e industrie metalmeccaniche in genere), la nautica che oggi sta crescendo, l’attività logistica portuale fanno sì che attualmente nell’isontino il lavoro ci sia. Ad una domanda di lavoro elevata, tuttavia, corrisponde un’offerta autoctona scarsa a motivo, soprattutto, della poca attrattività del lavoro proposto, fortemente caratterizzato da mestieri e professionalità operaie “tradizionali”, con condizioni di lavoro, in particolare nell’appalto delle attività del Cantiere navale, caratterizzate da pesantezza, precarietà, sfruttamento e, come già detto, bassi salari.Tutto ciò ha determinato, e molto probabilmente continuerà a determinare, un importante flusso immigratorio che, se  nel passato caratterizzato da “trasfertismo” dal sud d’Italia e dai Paesi dell’est, in particolare dalla ex-Jugoslavia, negli ultimi 20 anni ha visto invece  prevalere e insediarsi una stabile immigrazione asiatica bengalese con proprie   consuetudini, costumi e religione, che hanno indubbiamente reso complessa l’integrazione e la coesione sociale, processi quest’ultimi che hanno storicamente caratterizzato questo territorio da quando nel 1907 si è creato il Cantiere navale da parte degli armatori Cosulich.Gli effetti del ricongiungimento familiare infatti, se da un lato, hanno drasticamente invertito per la città il calo demografico rispetto alla tendenza nazionale, hanno altresì determinato importanti problematiche di sostenibilità che impattano sulla convivenza e coesione sociale, sulla qualità dei servizi e del welfare cittadino.Le scelte delle industrie, in primis Fincantieri, se non pianificate e condivise con il territorio, creano disagio e rifiuto da parte della popolazione residente perché non sostenibili e non accettabili. In questo contesto è peraltro logico aspettarsi che Fincantieri, nella sua dimensione internazionale e dato l’enorme carico di lavoro, risponda parzialmente a queste problematiche non limitando appalti e subappalti ma spostando parte delle attività produttive in altri siti italiani o del mondo, dove non ci sia il binomio grande Cantiere – piccola città.Gli effetti sociali di un’attività economica non possono concentrarsi, infatti, in una realtà sociale di dimensione minuscola senza creare problematiche difficilmente gestibili.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)