La gente è arrabbiata

La gente è arrabbiata, fateci caso.Intollerante, impoverita, critica, divisa e disorientata. Spaventata dall’oggi e dal domani. Consegnata a dipendenze o ai social network per esistere.Orfana di guida, di saggezza, di esempio, di mediazione e moderazione.Estranea alla cultura ma attratta dalla vanità. Non c’è tema che non diventi luogo di scontro, ci si oppone per il gusto di dissentire, si propone per il solo gusto di dire e in entrambi i casi non c’è una riflessione, un ragionamento mediato e meditato, una costruzione, un incontro di vedute e di opinioni. La prevaricazione è lo sport praticato, le dimissioni la punizione da infliggere.La polarizzazione distrae dalle fasi del ragionamento: o tutto o niente, o dentro o fuori, o nemici o amici. “I migliori allenatori del mondo” in luogo di uno (Così Marcello Lippi nel 2020), maestri tuttologi e onniscienti che spiegano agli altri cose che loro hanno fallito.Eccellenti maestri e pessimi alunni. Padri in cerca di sé nel liberi tutti dei figli.Madri che mostrano le figlie per acclarare la propria sciupante bellezza.Macchine, oggetti, filtri e followers a ingannare la felicità. Dita a puntare difetti ma non mani a costruire, lingue incredule ma non parole ad incoraggiare. Competenze offese e incompetenze promosse, esperienze senza voce in una scala dove uno vale uno. Autorità e autorevolezza svendute al Dio consenso, all’applauso senza cuore e al like senza anima.Gesti duri fra orecchie sorde.Caos, disordine, movimento convulso e non preordinato. Sogni vani, chimere senza basi. Ricchezza e povertà consolidata con la rassegnazione affamata di riscatto ad ogni costo. Finta eccellenza che nasconde case diroccate, verbi lesi e bollette da pagare. Una qualità scesa che invita la qualunque a banchettare, a pretendere un posto, all’imposizione del nulla dell’avidità dell’essere o dell’avere. Una foto sul giornale, nulla più ma abbastanza per riempire vuoti esistenziali e inutilità collettiva. In questa platea di schiene piegate basta l’arrivo dall’India (e da dove sennò?) di un Guru, noto come Sadhguru, rinominato dalla stampa come “il guru ignorante” e per questo amato dalle folle come ennesima vittima del complottismo sistemico, a fare il sold out a Milano.Oltre quattromila persone accorse per ascoltarlo e farsi ascoltare, per alleviare il proprio malessere, quella rabbia individuale sociale ed economica che ha ammalato l’anima e che la società fa finta di non vederla e non saperla.Quasi mille euro per un’ora di sollievo, di luce, di speranza in un tunnel che non trova l’uscita.E così, mentre la gente litiga ingrossando le fila dell’odio, i deboli piangono, i figli violentano e le donne si rintanano, si ritrovano tutti affamati di una parola di conforto, di una comunità dove riconoscersi che li protegga, di opportunità, di voce che si unisca all’ascolto. Basta il miraggio per svegliare le folle ove il miraggio non è il guru, ma il risveglio stesso. Siamo tutti colpevoli di questa discesa morale così come siamo tutti strade di risalita.