Il suffragio ed il “grazie” di Lucinico a don Alessio

Nei giorni scorsi, nella chiesa di san Giorgio a Lucinico, il decano della città di Gorizia don Fulvio Marcioni e il parroco don Moris hanno celebrato la santa messa in suffragio e ricordo di don Alessio a due mesi dalla sua immatura scomparsa. La celebrazione è stata contraddistinta da una liturgia che, come piaceva a don Alessio, si è espressa in latino e nelle  storiche quattro lingue delle nostre terre; il Coro San Giorgio, all’organo Massimo Coloso, e i celebranti hanno cantato il Kyrie e il Gloria dalla “Missa de Angelis”, come don Alessio amava fare nelle principali solennità. Oltre ai canti, in italiano, friulano e tedesco, va segnalata un’intenzione della preghiera dei fedeli in sloveno.Don Fulvio, all’omelia, dopo essersi soffermato sul significato delle letture proposte dalla liturgia ha ricordato con parole commosse l’amico don Alessio.   

Il ricordo di don Fulvio“Il ricordare e l’affidare don Alessio al Signore della Vita, che è assieme preghiera e benedizione, non è solamente necessario ma credo sia doveroso e sgorghi dal desiderio di ringraziare Dio per la sua vita di uomo, di presbitero, di studioso e di amico.Ho condiviso fin dall’inizio il cammino di preparazione al sacerdozio con don Alessio, quando siamo entrati entrambi nel Seminario Arcivescovile di Trieste agli inizi di ottobre del 1999. Quel primo anno di Teologia non è stato sempre in discesa, perché entrambi  portavamo con noi le esperienze belle e già qualche cicatrice della vita, della famiglia e dello studio universitario di uomini giovani ma più che ventenni, e ci dovevamo confrontare con gli studenti del secondo anno che erano appena giunti alla soglia dei vent’anni ed erano entrati in Seminario immediatamente dopo le scuole Superiori. La sintonia tra di noi è stata da subito molto forte e ha continuato ad essere importante anche  nei primi anni di condivisione del ministero nelle parrocchie cittadine e fino alla fine del nostro pellegrinare. Questa si fondava sulla nostra comune identità di cittadini, nati e formati a Gorizia, provenienti dalle rispettive famiglie frutto dell’incontro tra lingue e culture diverse, italiana, slovena e friulana, che rappresentano la sostanza vitale del Geist von Görz, lo Spirito di Gorizia.Dopo i primissimi anni di comunione intensa dell’esperienza pastorale a Gorizia, vieppiù contrassegnata dalla condivisione quotidiana del pranzo in Fraternità sacerdotale insieme ai confratelli lì accolti, per qualche anno ci siamo trovati fisicamente distanti per seguire i rispettivi percorsi di studi accademici. Don Alessio per conseguire la Licenza in Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma, io la Laurea Specialistica in Scienze dell’Informazione presso l’Università degli Studi di Udine e l’abilitazione universitaria alla libera docenza di Matematica. Successivamente ci siamo ritrovati a Gorizia, impegnati su fronti affatto differenti, ma come sempre accomunati dalle radici simili, dalle esperienze condivise e capaci quindi di instaurare proficue collaborazioni, entrambi docenti: don Alessio di Storia della Chiesa nella Facoltà di Teologia presso il Seminario Interdiocesano di Castellerio, io docente di Matematica al Liceo Scientifico “Buonarroti” nella città di Monfalcone. Ricordo che don Alessio si compiaceva moltissimo dell’incarico di Vicario Cooperatore di Lucinico, perché nella Comunità di San Giorgio aveva ritrovato slancio e determinazione, rafforzando così le proprie motivazioni, la scelta e la sua volontà di testimonianza. Al contempo era fiero di avere servito la Patria nel glorioso Corpo degli Alpini, dicendo che coloro che non avevano vissuto quell’esperienza avevano mancato un’opportunità speciale e unica di formazione e di crescita.Al di là delle doti di storico e di poliglotta per le quali era maggiormente conosciuto, due capacità poco note ne evidenziavano l’acutezza di interpretazione, l’intelligenza della lettura, la profondità della conoscenza e della comprensione delle persone e delle situazioni. Don Alessio era un abile imitatore; non disdegnava infatti di imitare le persone più conosciute, prevalentemente i nostri “superiori” come da copione. Il sottoscritto qualche volta, al telefono, è stato tratto bonariamente in inganno dalla sua voce abilmente camuffata, che ci portava a gustare momenti di ilarità e complicità preziosi.  Inoltre don Alessio aveva la rara dote di disegnare, con acume e visione di insieme, caricature e ritratti, nelle quali riusciva come pochi a mettere in luce aspetti e prospettive celate, poco evidenti o comunque inconoscibili ai più, disvelando tratti delle persone che sfuggivano alla maggioranza  e al contempo manifestando ancora una volta la qualità del suo animo e della sua sensibilità, l’attenzione e la precisione che possedeva e che erano di grande valore”.

L’esperienza fra gli alpiniTra i tanti fedeli presenti è doveroso segnalare quello del locale Gruppo alpini, con il capogruppo Gabriele Montanar; don Alessio era infatti socio del gruppo di Lucinico e in alcune occasioni aveva indossato il cappello del 3° Reggimento alpini di cui aveva fatto parte. In proposito è lui stesso a parlare di quell’esperienza in una intervista fatta da Angela Ceccotti e apparsa su “Voce Isontina” alcuni anni fa. “Avevo 23 anni. Non fu facile vivere per una anno in un mondo di costrizioni, obbedire ad una logica ferrea, spesso ottusa e senza senso. Fu il periodo di discernimento che avevo cercato. Proprio lì, spalla a spalla con commilitoni privi perlopiù di tatto e cultura, sinceri però e buoni d’animo, scoprii che non esisteva soltanto il mondo della cultura e della mondanità, ma sopra ogni cosa un Dio uguale per tutti, che privilegia la generosità e la bontà di cuore. Sembra un paradosso, ma fu proprio imbracciando un fucile, in silenzio assieme ad altri, marciando in montagna giorno dopo giorno, che maturò in me, dopo anni di riflessione e sfidando ogni riserva, la decisione di diventare prete”.Don Moris, prima della benedizione finale, ha ringraziato i presenti e quanti hanno collaborato per la celebrazione della santa messa. Il “Coro San Giorgio” che, dal 2014 al 2019, aveva accompagnato don Alessio alla messa delle ore 11 lo ha salutato con il canto finale: “O Marie Mari nestre, lûs e stele di confuârt”.