Giordano Tomasin, uomo del “fare”

Il 27 dicembre 1984 Giordano Tomasin veniva nominato “Cavaliere della Repubblica”.A quarant’anni di distanza la “sua” Cervignano del Friuli lo ha ricordato, dedicandogli una targa nel restaurato edificio che, in via San Francesco, oggi ospita la sede dell’Auser.Proprio quell’edificio è uno dei testimoni principali della storia di un uomo tanto riservato, quanto innovatore, capace come pochi di intravvedere prima e raggiungere con tenacia poi, opportunità per il prossimo e per la collettività.Negli anni ’50 del secolo scorso via San Francesco non esisteva. In quell’area scorreva un canale e a Cervignano – come nel resto della Bassa friulana – galoppava la disoccupazione. Solo un visionario come Giordano Tomasin, all’epoca capo sezione dell’Ufficio provinciale del lavoro (che sovrintendeva 34 uffici di collocamento del mandamento e oltre) avrebbe potuto mettere insieme pezzi all’apparenza sconnessi tra loro e trasformarli in un mosaico virtuoso.La prima intuizione fu quella di partecipare ad un bando del Ministero per il Lavoro e la Previdenza sociale che, grazie alla Legge 264 del 29 aprile 1949, consentiva di istituire un cantiere di scuola-lavoro, dove collocare operai disoccupati che, oltre a tornare a lavorare, provvedevano anche a istruire nuovi aspiranti muratori, con l’obiettivo di creare la nuova sede cittadina dell’Ufficio di collocamento. In questo modo si dava occupazione a lavoratori competenti, si avviavano nuove persone nel mondo del lavoro e si realizzava un’opera di interesse collettivo in un’area da riqualificare.Per chiudere il cerchio perfetto, tuttavia, serviva il coinvolgimento dell’Amministrazione comunale. Detto, fatto. Ma per nulla scontato: il democristiano Giordano Tomasin (fu tra i promotori della ricostituzione della Democrazia Cristiana a Cervignano) e il sindaco comunista Alfredo Lazzaro collaborano insieme in un’antesignana progettualità “bipartisan” che ebbe subito successo. Ottenuto l’accesso al bando e il relativo finanziamento ministeriale, tombato il canale e creata “via San Francesco”, nel 1956 si avviò il cantiere scuola-lavoro che si concluse nell’estate dell’anno seguente con la visita in città dell’allora ministro del Lavoro, Vigorelli. Quella voluta da Tomasin fu la prima opera realizzata in Italia grazie alla Legge 264/49.Oltre all’attenzione per le tematiche del lavoro, Tomasin e il ministro Vigorelli condividevano anche la militanza partigiana. Dopo l’8 settembre 1943, Tomasin aveva infatti operato nelle formazioni partigiane Osoppo, quale Intendente della Divisione Sud. Tomasin vedeva soluzioni dove altri non le trovavano. Una qualità che tastò con mano anche il suo amico monsignor Cocco, all’epoca parroco di Cervignano.Durante i lavori di costruzione del nuovo duomo cittadino, negli anni ’60, la situazione economica parrocchiale era grave, con molte richieste dei fornitori e costante mancanza di fondi.  Tomasin assieme ad alcuni amici inventò e organizzò i “Festeggiamenti settembrini”, che da un lato vivacizzarono la comunità attirando in città visitatori da tutta la regione, dall’altro – grazie anche alla “pesca di beneficenza” – contribuirono a raccogliere fondi per finanziare il completamento dei lavori del duomo.Nel 1965 fu anche promotore e fondatore del Gruppo Alpini di Cervignano, impegnandosi da subito in prima persona per la realizzazione di un altro monumento simbolo della città, quello dedicato all’Alpino e costruito su un’area donata da Luciano Bortolotto-Sarcinelli, alla cui inaugurazione, nel 1968, presenziarono oltre 10mila persone.Grazie alle sue qualità di “tessitore”,  ottenne inoltre dall’Esercito la disponibilità di una parte della Caserma Terza Armata, in co-uso con i militari, per la costituzione del Circolo Alpini che, negli anni, ha realizzato numerosi interventi di recupero di aree e monumenti cittadini.Da pensionato, Tomasin mise a disposizione le proprie conoscenze e competenze, attivando un ufficio di consulenze gratuite, anticipando quello che, di fatto, sarebbe diventato il “Difensore civico”.Le parole della moglie Elisa e dei figli Carlo, Francesca, Paola e Stefania a margine della cerimonia di scoprimento della targa a lui dedicata, sintetizzano nel modo più efficace il ricordo di un uomo del fare e non dell’apparire: “Ha sempre cercato di aiutare le persone in difficoltà, mettendo a disposizione di tutti le sue capacità e conoscenze, ponendo al centro del suo agire il rispetto e l’onestà”.