Quella terra dei cimiteri d’Istria nella chiesa di Campagnuzza

A completamento di quanto riportato sul numero 25 di Voce riguardo la posa, avvenuta nella parrocchia Madonna della Misericordia, del cilindro contenente le terre dei cimiteri d’Istria, credo sia importante ricordare la storia di queste “terre”.Don Luciano Manzin, primo parroco della parrocchia nel libro “Cronache della Parrocchia -Madonna della Misericordia – I”, a pagina 8 scriveva l’8 novembre 1952: “Dopo la giornata dei Morti è seguito l’Ottavario abbastanza frequentato. Per l’occasione è stato costruito un piccolo altare dedicato ’A quanti riposano in tombe sconosciute o lontane’. All’interno dello stesso è posta la terra dei cimiteri istriani. È tenuto un po’ come tomba per quanti non hanno tombe vicine”.Questa risulta essere la prima notizia relativa alle “terre” portate dagli esuli che lasciarono i paesi e le città dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia e finite a Gorizia presso la parrocchia di via della Campagnuzza. Non ci è dato sapere il come tali “terre” furono collocate, dalla nota sappiamo solo che furono collocate all’interno dell’altare di legno presente nella baracca adattata a chiesa e benedetta il 29 aprile 1951 da mons. Soranzo.È necessario attendere la costruzione dell’attuale chiesa, consacrata il 5 e 6 agosto 1961, per leggere nuove notizie in merito alle “terre” in questione. Nelle pagine 49-53, don Manzin descrive tutte le fasi della consacrazione della parrocchiale. Parlando della consacrazione dei tre altari presenti in chiesa (il maggiore e i due laterali) a pagina 52 riferisce: “Nell’altare di Santa Eufemia e Biagio, contenente la terra dei cimiteri istriani e dedicato al ricordo dei morti, furono poste nel sepolcreto le reliquie dei santi 1 e 2”. Qui si afferma esplicitamente “contenente la terra”. La domanda che ci poniamo è: “Dove definitivamente furono collocate le terre in questione?”. Non certamente all’interno della mensa che era composta da una semplice mensa di marmo in cui al centro era collocata la cosiddetta “pietra sacra”. Dove allora? Le terre furono murate in una nicchia nel muro e coperta dalla formelle di travertino che ancora decorano fino ad una certa altezza la parete. Il luogo si trovava sotto la mensa, poco più al di sopra dal pavimento e su quel posto fu collocata una croce nera di marmo tuttora visibile ad indicare la presenza delle “terre”. Sopra la mensa consacrata di quell’altare  il 26 novembre 1961 furono collocate due tele di Emma Galli, dono di mons. Cibin ultimo parroco italiano di Rovigno, raffiguranti san Biagio, primo Compatrono della parrocchia e santa Eufemia: l’Arena di Pola del 5 dicembre riportò la cronaca della giornata. Le “terre” rimasero al loro posto anche dopo che l’altare di san Biagio e santa Eufemia fu smantellato all’inizio degli anni ’70 per far posto al battistero inizialmente collocato a sinistra vicino il portale d’entrata. Una comprova della conoscenza di tale collocazione tra i fedeli della parrocchia fu ed è l’ininterrotta posa dei lumini soprattutto nei giorni 1 e 2 di ogni novembre fino alla fine dell’Ottavario a ricordo dei morti sparsi nei cimiteri dell’Istria e dei morti a causa degli eventi bellici della seconda guerra mondiale.Non tutta la “terra” portata in parrocchia dagli esuli fu collocata nella nicchia in questione; una parte fu conservata in una scatola che i parroci succedutisi a don Manzin – fino a don Zuttion – conoscendo le vicende anche attraverso la lettura delle cronache parrocchiali hanno sempre conservato con rispetto negli armadi della sagrestia. Oggi si è giunti a questa seconda “inumazione” di terra istriana cimiteriale; e ciò è avvenuto proprio vicino a dove si trova la prima parte della “terra” portata dagli esuli settanta e più anni fa.