L’impegno della Chiesa diocesana per i rifugiati

“E’ indubbio che esistono vari tipi di responsabilità – ha commentato – e nell’intervento nei confronti della situazione che si sta sviluppando in Europa e nei paesi dell’est, credo che la preoccupazione non debba essere del tipo “ora arrivano qui da noi”, ma deve essere una preoccupazione rivolta alle persone, allo stato di bisogno in cui versano; la preoccupazione deve essere nel sapere come aiutarli. La responsabilità – è giusto dirlo – spetta alle istituzioni e deve essere fatta in un atteggiamento saggio, che non spaventi le persone e non crei allarmismi. Come diocesi, facendo frutto delle parole del papa, mettiamo a disposizione le strutture, seguendo le esigenze di chi arriva; non si tratta di famiglie, per le quali sarebbe necessario mettere in atto un percorso di accoglienza e integrazione nel tessuto sociale, ma di giovani che, per la maggior parte dei casi, non intendono fermarsi qui”.Attualmente la Caritas diocesana sta lavorando per sensibilizzare le comunità cristiane e le amministrazioni comunali ad attivare progetti di accoglienza diffusa sul territorio e, al presente in diocesi, sono già attivi il Dormitorio Faidutti e il Centro a Bassa Soglia San Giovanni Bosco, luoghi messi a disposizione dalla Parrocchia dei Santi Vito e Modesto di Gorizia per offrire un luogo dove dormire, lavarsi e consumare la prima colazione a tutte le persone senza dimora presenti sul territorio, italiane o straniere che siano, così come la mensa dei Cappuccini è rivolta a tutti coloro che sono in difficoltà con il pranzo quotidiano. L’emergenza dei richiedenti asilo ha spinto poi un gruppo di volontari a offrire la cena presso gli spazi della Caritas diocesana alla Parrocchia di Madonnina; per dare continuità a quest’esperienza è stato chiesto uno spazio commerciale non utilizzato all’Ater, che sarà gestito da Betlem Onlus. Continua ad essere attivo sul territorio anche lo SPRAR, progetto di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati che prevede accoglienza, accompagnamento sociale, legale e integrazione sociale e lavorativa di uomini e donne. Al Nazareno sono accolti come Centro di Accoglienza Straordinario 90 richiedenti asilo, al centro di Terranova a San Canzian d’Isonzo la Betlem gestisce la tutela legale e l’accompagnamento di 15 rifugiati e a Gabria sono presenti altre 15 persone, seguite dall’associazione ICS di Trieste.Sempre attivi poi il Centro Diurno a Gradisca, l’accoglienza ai marittimi della Stella Maris a Monfalcone. Molte parrocchie hanno dato disponibilità ad accogliere bisognosi, tra queste, solo per citarne un paio, la parrocchia dei Santi Ilario e Taziano, che ha messo a disposizione un appartamento per il progetto Sprar, e la parrocchia di Romans, che ha messo a disposizione la canonica di Fratta.Per il prossimo futuro si pensa anche a una sommaria sistemazione del centro San Giuseppe, al momento non utilizzabile ma che, in caso di emergenza per i freddi mesi invernali, potrebbe fornire accoglienza.