Dieci anni di Cantorie in festa

Sono passati dieci anni, eppure l’emozione di ritrovarci tutti assieme per cantare la Messa anche quest’anno ci ha fatto vibrare il cuore! Raccontare l’esperienza di “Cantorie in festa” non è semplice perché chiede di tradurre in parole ciò che si è vissuto e che solo chi vi ha partecipato in questi anni può testimoniare.
“Cantorie in festa” è qualcosa che non si esaurisce in un pomeriggio, non dura tutto il mese della preparazione: possiamo dire con certezza che continua tutto l’anno perché l’entusiasmo, la gioia, la partecipazione che questo appuntamento ci regala è come un piccolo seme che cresce e diventa una pianta sempre più rigogliosa.
Ci sono anche le foglie secche, indubbiamente, alcuni posti di cantori che non ci sono più, che immaginiamo uniti a noi nella liturgia del cielo, ma c’è anche qualche fiore che sboccia, e lo vediamo nei volti di quei ragazzi – sono pochi, ma una grande speranza – che per la prima volta si avvicinano al canto corale liturgico.
I numeri non ci spaventano e non ci devono spaventare perché non c’è nessuna parata o numero da vantare (anche se i 150 presenti sono davvero una splendida testimonianza) perché sappiamo di essere inseriti in un cambiamento d’epoca che coinvolge tutto e tutto travolge, ma non per questo deve diventare motivo di scoraggiamento, semplicemente perché il futuro non sarà uguale al presente o all’esperienza passata.
Il cambiamento ci impone, questo sì, di non dare per scontato che il coro in parrocchia ci sarà sempre: i campanelli d’allarme suonano da tempo, ma forse è proprio il nostro atteggiamento che può cambiare e far suscitare qualcosa di nuovo, cominciando dall’impegno di ciascuno di noi.
La festa di quest’anno si è inserita nella Giornata Missionaria mondiale e questa coincidenza, quanto mai opportuna, ci ha fatto riflettere su come poter essere discepoli e missionari, sulla scia di EG anche nei nostri cori parrocchiali. Invitiamo qualche persona nuova a provare a cantare nelle nostre cantorie? Lo abbiamo mai fatto? Tentiamoci non una, ma due, tre, cinque volte! E allo stesso tempo impegniamoci a curare il canto nelle nostre celebrazioni, perché il Vangelo si diffonde anche per attrazione, e possono essere anche le nostre voci quel veicolo attraverso cui il Signore si fa presente nel cuore di chi ci ascolta, partecipa e canta con noi.
Queste sono le urgenze più forti e che riguardano i nostri cori che sono il motore di Cantorie in festa.
Anche la festa annuale non è da dare per scontata: ogni anno è un miracolo che si rinnova, con fatica, impegno, ma anche con tanta gioia, perché nessun coro in questo evento è protagonista da solo, ma solamente unito a tutti gli altri. Amici che cantano in parrocchie diverse, che uniscono le loro voci per lodare il Signore, senza nessun altro scopo: questo è da sottolineare con forza. Indubbiamente c’è anche un forte lavoro di regia per “cucire” il tutto: l’associazione “Cantores archidioecesis goritiensis” che si impegna con passione: un gruppo di persone, maestri e coristi che si incontra alcune volte l’anno per impostare l’edizione successiva e trovare dei brani da poter proporre, chi cura il fascicolo dei canti e qui è d’obbligo il grazie al maestro Dorino e alle onoranze funebri Bertogna che hanno sostenuto la stampa. Grazie a chi si è impegnato nei punti prova decanali: Orietta Bais e Alberto Cescutti a San Vito al Torre, Fulvio Madotto e Vanni Feresin a San Lorenzo, Dorino Fabris e Cristian Cosolo a Begliano, Elisabetta Moretti e Manuela Della Rovere a Cormòns. Il grazie, sempre non scontato, lo rivolgiamo anche alla parrocchia di Visco, al suo parroco don Federico e alla corale che ci ha accolto, a chi ha preparato il salone e a tutti i coristi che hanno portato qualcosa da condividere insieme.
Perché anche questo è Cantorie in festa! La lode al Signore e la gioia dei fratelli che fanno festa insieme anche nei momenti non strutturati, con i canti spontanei che si sono susseguiti accompagnati da alcuni cantori e fisarmonicisti.
Scrive papa Francesco nel messaggio per la Giornata missionaria di quest’anno che “Oggi come allora, il Signore risorto è vicino ai suoi discepoli missionari e cammina accanto a loro, specialmente quando si sentono smarriti, scoraggiati, impauriti di fronte al mistero dell’iniquità che li circonda e li vuole soffocare. Perciò, “non lasciamoci rubare la speranza!” (Esort. ap. Evangelii gaudium, 86). Il Signore è più grande dei nostri problemi, soprattutto quando li incontriamo nell’annunciare il Vangelo al mondo, perché questa missione, in fin dei conti, è sua e noi siamo semplicemente i suoi umili collaboratori, “servi inutili” (cfr Lc 17,10)”. Il nostro arcivescovo, nella nuova lettera pastorale “Vedendo la grazia di Dio”, al numero 9 ci indica che la sfida più grande per la Chiesa è proprio la missionarietà: “Ritengo che questo sia il punto su cui insistere, sia la vera priorità per la Chiesa in generale e in particolare per la nostra. Ma non come qualcosa da aggiungere a ciò che costituisce la vita delle nostre parrocchie e delle unità pastorali, bensì come qualcosa che ne è e deve essere sempre più l’anima.
Mi spiego. La missionarietà è semplicemente la conseguenza della consapevolezza di avere ricevuto un tesoro e di non poterlo tenere per sé. Si tratta di un tesoro, niente di meno. E il tesoro è Gesù, il Figlio di Dio morto e risorto per la nostra salvezza”.
Alle cantorie parrocchiali l’invito, in quest’anno pastorale, ad essere discepoli missionari!
Andrea Nicolausig