Agricoltura: distintività e qualità

Siccità prima, alluvioni ed esondazioni poi. Conflitti che mettono in crisi l’export. Innalzamento dei costi delle materie prime e drastico abbassamento dei costi dei cereali. Insomma, per il mondo dell’agricoltura non sono tempi facili. Tuttavia, nonostante le sfide che quotidianamente il settore si trova ad affrontare, esso continua a garantire una fornitura di prodotti di alta qualità ed eccellenze che rendono il nostro territorio, tanto regionale quanto nazionale, riconosciuto e stimato.
A pochi giorni dalla Giornata provinciale del Ringraziamento, che si svolgerà domenica 12 novembre a Staranzano, approfondiamo queste tematiche con Martin Figelj e Ivo Bozzatto, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Gorizia

Iniziamo con un bilancio: qual è lo “stato di salute” dell’agricoltura in sul territorio provinciale?

Arriviamo indubbiamente da un’annata non facile, caratterizzata fortemente dall’evento atmosferico del 24 luglio, dove è stato necessario dare priorità – anche a livello regionale – alla messa in sicurezza soprattutto di allevamenti, serre e quant’altro, che erano stati quasi rasi al suolo. La priorità quindi, sui vari tavoli regionali, è stata quella di trovare risorse per dare subito un ristoro a queste aziende.
Per quanto riguarda il goriziano, è stata colpita soprattutto la zona di Savogna e anche in questo caso siamo alla ricerca di risorse. Stiamo accompagnando tutte le aziende nella stipula delle varie pratiche e misure cui poter accedere e si spera che, il prima possibile, anche le realtà dell’isontino abbiano le giuste risorse. Il problema è che l’emergenza è stata regionale, a 360°, e anche a livello nazionale ci sono stati grossi problemi, partendo dall’Emilia-Romagna con le forti alluvioni solo di qualche settimana prima; ci sono state talmente tante calamità che le risorse ci saranno, ma non si sa precisamente l’importo e credo si andrà alla seconda metà del prossimo anno per averle a disposizione.
C’è poi tutto il discorso assicurativo – il mondo dell’agricoltura ha la possibilità di assicurare i propri raccolti – su cui va fatta ora una riflessione profonda, perché anche alla luce degli eventi di quest’anno bisognerà aumentare la copertura. In ogni caso siamo una Regione virtuosa con più di 400milioni di euro di prodotti assicurati; in futuro però sicuramente sarà necessario aumentare ancora la superficie assicurata, per riuscire ad avere dei tassi accessibili.
Le piogge di settembre poi, per quanto riguarda la parte vitivinicola, non hanno aiutato tantissimo, anzi, si è avuto un calo di produzione attorno al 10-15%. In ogni caso la qualità, abbinata alla bravura dei nostri associati, ha fatto sì che si possa presentare anche quest’anno una produzione di ottimo livello.
Per quanto riguarda la parte cerealicola, stiamo riscontrando un’inflazione forte sui prezzi, altamente sotto il costo di produzione; questo perché veniamo da un 2022 caratterizzato da costi alquanto alterati – e dove evidentemente c’erano delle speculazioni non di poco conto -. Oggi si registra una certa sofferenza generale, legata a questi tassi di interesse altissimi. Le nostre aziende sono sempre all’avanguardia e cercano di garantire un prodotto nuovo e di qualità, ma per fare ciò si deve investire; ogni azienda ha dei mutui e delle situazioni di investimento importanti. Chiaramente, con la situazione finanziaria attuale, questo diventa un aggravio in più. La speranza è che il prossimo anno i tassi si normalizzino.
Come Coldiretti, tanto nazionale quanto regionale, abbiamo un progetto di ampio respiro per la creazione, quanto prima, di filiere che possano cercare di trasformare il più possibile il prodotto e avere un ampio margine della produzione, saltando passaggi che oggi sono materia di speculazioni. In Regione andrebbe poi realizzato un progetto serio di aggregazione, per avere così una massa critica tale da consentire di avere un certo potere contrattuale.

Facevate riferimento alle calamità degli scorsi mesi. Inutile nascondersi dietro ad un dito: il cambiamento climatico è realtà. Quale il suo impatto al momento e che attenzioni sono messe in atto?

A livello climatico non va dimenticata l’annata 2022, dove c’era il problema contrario a quello di quest’anno, con una forte mancanza della risorsa idrica. Anche lì, grazie ai Consorzi di Bonifica, è stato fatto un lavoro egregio, riuscendo a garantire a tutti l’acqua necessaria alle coltivazioni.
Tuttavia quest’anno, nonostante le grandi piogge, se andiamo ad osservare le falde, queste sono ancora sotto del 30% rispetto la normalità. Nei primi 3 mesi di quest’anno avevamo indici che davano addirittura un 2023 peggiore rispetto l’anno prima; poi si è invertita la tendenza ma le prospettive non erano buone.
C’è quindi un forte discorso di gestione e contenimento delle acque, dove continuiamo a prestare il massimo dell’attenzione e sui vari tavoli regionali siamo riusciti ad ottenere diversi fondi, che andranno a coprire i progetti principali messi in essere dai vari Consorzi di Bonifica.
Per quanto riguarda i vari Fondi e contributi, si cerca anche di spostare le risorse in direzione di offrire una possibilità alle aziende di poter investire ulteriormente nella gestione dell’irrigazione con sistemi sempre più innovativi.
C’è poi tutto il discorso riguardante la gestione dei corsi d’acqua, in cui Coldiretti ha cercato di passare la materia il più possibile ai Consorzi di Bonifica per una gestione ottimale della materia. La manutenzione dei corsi d’acqua e la pulizia va assolutamente fatta per contenere i disastri nel momento in cui poi arriva tanta acqua tutta in una volta – come in questi giorni -; se i corsi d’acqua sono puliti e gestiti in una certa maniera, l’acqua defluisce senza alcun problema. Rispettare l’ambiente e gestirlo significa anche prendersene cura, intervenendo per conservarlo ed evitare problemi gravi e pericoli.

Pensando al futuro e alla gestione di questi territori, che importanza riveste l’Innovazione tecnologica e digitale sul settore dell’agricoltura e delle produzioni? Come viene sfruttata?

Sta già contribuendo molto, perché oramai tutti i piani di Sviluppo rurale e quant’altro sono incentrati sull’Innovazione tecnologica nelle aziende, non solo dal punto di vista della tecnologia “immediata” (attrezzature e macchinari di nuova generazione) ma anche analisi dei dati. Come sistema Coldiretti stiamo garantendo, attraverso strumenti di analisi, la possibilità per le aziende di leggere l’andamento della propria campagna; ciò significa anche comprendere come poter intervenire al meglio sul singolo appezzamento. Per le aziende più piccole, che hanno difficoltà a costruire un simile sistema in autonomia, mettiamo a disposizione, a livello nazionale attraverso Consorzi Agrari d’Italia e Bonifiche ferraresi – la più grande azienda agricola d’Italia in circuito Coldiretti – un centro di controllo che permette la valutazione specifica degli interventi sui vari appezzamenti.
Questi aspetti sono visibili anche nel settore dell’allevamento: Gorizia non ha tantissimi allevamenti ma quelli che ci sono hanno già fatto il passo di strutturarsi nella gestione dei capi. Abbiamo dei giovani alla guida di imprese zootecniche che hanno puntato sulla trasformazione diretta e la gestione della mandria avviene con un’analisi, per ogni singolo capo, della razione alimentare, della situazione sanitaria… Da questo punto di vista sono stati fatti passi da gigante.

Facevate riferimento poco fa a giovani imprenditori. Il mondo dell’agricoltura, dell’allevamento… rappresenta ancora un’attrattiva? Che spazio per i giovani in questo settore?

Soprattutto dopo il Covid ci sono stati un ritorno e una rivalutazione di tutto ciò che è l’impiego e il lavoro in agricoltura, ma va accompagnato. Sotto questo aspetto, come Coldiretti abbiamo sempre avuto la massima attenzione, soprattutto per quanto riguarda il passaggio generazionale: la maggior parte delle aziende del nostro territorio infatti è ancora oggi a carattere familiare e siamo una delle zone dove, secondo me, questa è una peculiarità positiva. Devo dire che sono molti i casi di giovani che cercavano di intraprendere strade diverse ma, alla fine, sono tornati al lavoro in azienda. Chiaramente non è tutto oro quello che luccica, ci sono varie difficoltà, soprattutto a livello burocratico, per cui è fondamentale appoggiarsi a una sovrastruttura come può essere appunto Coldiretti.
A tal proposito organizzeremo, grazie alla collaborazione con il Movimento Giovani e del suo neopresidente Patrik Princic, una serie di incontri – ospitati presso l’azienda Lis Neris di San Lorenzo Isontino – finalizzati proprio alla formazione dei giovani imprenditori agricoli. Il primo incontro si terrà mercoledì 29 novembre e si soffermerà su “Bilancio e fiscalità” con Renato Nicli, responsabile regionale del Servizio fiscale di Impresa Verde FVG.
L’obiettivo è quello di andare incontro ai giovani per questo “ritorno” all’agricoltura ma del quale molte volte non sono ben chiari i diritti e i doveri; assieme a dei professionisti cercheremo di fare chiarezza.
C’è grande ritorno all’agricoltura, non solo nel settore vitivinicolo, anche della componente femminile. Nelle scorse settimane è stato a tal proposito svolto l’incontro “E non mi chiami Signora Bella”, ospitato presso il Mercato di Campagna Amica di via IX Agosto a Gorizia, che ha visto Lorena Russian, responsabile di Coldiretti Donne Impresa Gorizia, in dialogo con Paola Cosolo Marangon, che ha presentato il suo libro.

Il periodo del Covid aveva segnato alcune problematiche soprattutto per quelle aziende che offrono anche accoglienza agrituristica. Com’è ora la situazione? Si è tornati ad un equilibrio o ci sono ancora delle criticità?

Durante quel periodo sono nate delle nuove opportunità di business che poi sono rimaste. Ad esempio il settore vitivinicolo, una volta avvenute le prime riaperture, ha riscoperto il contatto con il cliente attraverso visite guidate ed esperienze di degustazione e al contempo molte persone hanno avuto modo di scoprire realtà produttive che prima non conoscevano.
Per quanto riguarda poi il Mercato di Campagna Amica abbiamo avuto un grandissimo successo nel periodo pandemico, perché c’era la diffusione delle spese a domicilio e una più alta attenzione alla spesa, con molte persone che riconoscevano e cercavano una maggiore qualità. Ahimè ora siamo tornati un po’ alla situazione precedente, con un consumo che guarda soprattutto al prezzo e dedica un po’ meno attenzione e ricerca ai prodotti con una certa peculiarità. Indubbiamente questo è legato alla vita frenetica che tutti facciamo e agli alti e bassi dei mercati finanziari che hanno cambiato la situazione economica, ma lo scopo della rete di Campagna Amica è anche quello di informare il consumatore, spiegandogli che la qualità dei nostri prodotti è eccelsa e i benefici non sono soltanto salutari ma vanno anche in direzione del sostegno a tutta la filiera.

Guardando infine al panorama internazionale, come influiscono le tensioni belliche (Ucraina prima, ora Medio Oriente…) sull’export dei territori locali? C’è possibilità di guardare a nuovi mercati?

Le guerre per l’Italia sono sempre un problema, perché siamo un’economia che viaggia soprattutto sull’export.
Riguardo l’Ucraina, è fondamentalmente dal primo giorno in cui è scoppiato il conflitto che ne paghiamo le conseguenze, prima un po’ con le speculazioni sull’aumento dei costi delle materie prime, poi con il calo dei prezzi dei cereali per accordi fatti proprio con l’Ucraina per far arrivare grano e mais a prezzi molto bassi e le Borse ora partono da tali prezzi.
C’è poi una tendenza, rispetto a questi fatti, a costruire dei modelli di riferimento che sono completamente distanti da quella che è un’agricoltura di distintività come quella italiana. Siamo la patria dei prodotti tipici, dei piatti tipici, delle peculiarità di ogni singola Regione; è una grande ricchezza che ha l’Italia e, pur essendo a livello mondiale una superficie estremamente piccola, è il più ricco contenitore di biodiversità al mondo. Questo modello, fatto di distintività e qualità, viene costantemente aggredito da una visione dove l’indistinto ha la meglio. Un tentativo in questa direzione era stato fatto dalle “etichette a semaforo” che però, dal punto di vista nutrizionale, fornivano informazioni estremamente discordanti. Coldiretti si è mossa subito, riuscendo a bloccare questo tipo di iniziativa.
C’è poi l’affacciarsi ora del “cibo sintetico” con la carne, il pesce, la frutta, “coltivati” in laboratorio (è notizia di qualche giorno fa la produzione in Australia del primo succo di frutta senza frutta). Non si tratta più soltanto di salvaguardare l’agricoltura italiana ma l’agricoltura in generale; Coldiretti si è mossa con una raccolta firme (1 milione e mezzo) e lo scorso 6 novembre è stata discussa in Parlamento la creazione di una legge per vietare la produzione e commercializzazione di cibo prodotto da questi sistemi. Si rischia infatti di consegnarci ad un modello di pochi che governano un bene di tutti: il cibo. Diventa una battaglia non solo di carattere economico ma anche e soprattutto etico.
A cura di Selina Trevisan

(foto Sir/Marco Calvarese)