Don Di Noto: in prima linea contro la pedofilia

Scoperchiare l’inferno.
Non esiste altra locuzione che meglio possa esprimere l’impegno e l’esperienza pluridecennale di Don Fortunato di Noto, fondatore dell’associazione METER, che dal 1989 combatte assiduamente contro pedofilia e pedopornografia.
Già nei primi anni ’80 don Fortunato, cultore di tecnologia, aveva individuato siti in cui comparivano immagini di bambini vittime di abusi e da allora la sua ricerca tesa a salvare vite d’innocenti abusati non ha avuto fine.
Oltre agli orrori scorti in Internet, due gravi episodi, occorsi proprio nella sua parrocchia di Avola a metà degli anni ’90, avevano convinto don Di Noto a intensificare il suo impegno, estendendolo alla collaborazione con la polizia postale e telematica.
Si era trattato del tentato omicidio di una bambina di 11 anni e del suicidio di un ragazzo di 14, entrambi vittime di abusi.
Casi, questi, che il parroco siciliano, assieme ad altre vicende disperate di sevizie e silenzio coatto, non ha dimenticato mai più.
Perciò, don Fortunato non si ferma e il suo intervento recente a Monfalcone, in una location come il centralissimo oratorio San Michele, crogiolo di frequenza e di esperienze giovanili, è stato prezioso.
Aperto e disponibile al dialogo e alle domande, don Di Noto ha illustrato nella sua relazione quanto il fenomeno della pedofilia sia diffuso al giorno d’oggi in vari continenti e strati sociali, il tutto non con la sterilità del dato statistico, bensì alla luce della più umana comprensione e propensione all’aiuto che soltanto un parroco può avere.
I dati che emergono dalle sue assidue ricerche sono decisamente inquietanti; pedopornografia e pedofilia sono fenomeni in costante aumento.
L’identikit del colpevole, nella maggior parte dei casi, è quello di un soggetto di classe sociale media o elevata, caratterizzato da un discreto profilo culturale e, dettaglio preoccupante, stimato e ritenuto ineccepibile a livello sociale, non solo, può inoltre far parte dell’ambiente familiare.
Targets del pedofilo sono i bambini in età preadolescenziale; le tattiche dell’adescatore variano dalle blandizie, ai regali, al senso di complicità, fino al sadismo dei casi più gravi, in cui oggetto delle sevizie non di rado sono piccini anche al di sotto di un anno d’età e la loro vicenda di torture si conclude con la morte.
Quando i casi riguardano purtroppo gli abusi nell’ambito familiare, consumati nel silenzio provocato dalle minacce dei colpevoli, dalla vergogna delle vittime e dal comportamento distante dei genitori, don Di Noto parla senza remore di “bambini orfani di genitori vivi”.
Accade spesso che i genitori, distolti dagli impegni lavorativi – e qui è anche doveroso riconoscere le cause dettate dall’attuale crisi finanziaria (n.d.a.) – oppure responsabili di un impegno educativo superficiale non individuino i sintomi inquietanti propri del bambino abusato e trascurino soprattutto i suoi silenzi, mute e disperate richieste di aiuto.
Un indice, questo, anche a parere di chi scrive, dettato in gran parte dal relativismo che, nel nome di una travisata forma culturale, ha indotto a trascurare i problemi etici e l’inestimabile valore di tutto ciò che può riguardare l’anima della creatura umana.
Inauditi, ma non troppo rari sono oggi i casi delle cosiddette “pedomamas”, quelli cioè in cui le responsabili sono alcune madri che consumano le loro perversioni nel segreto degli ambienti domestici.
È esistito anche il caso di una madre che, pur consapevole degli stupri commessi dal suo compagno sulla figlia quattordicenne avuta dal matrimonio precedente, considerava il tutto con la massima indifferenza, semmai trattando la figlia con ostilità in quanto considerata una rivale più giovane e attraente (n.d.a.).
Don Fortunato dichiara apertamente che, nel corso delle sue ricerche, “ha visto l’inferno”.
Certo, gli orchi esistono ed è urgente combatterli. Riflettiamo su tutto ciò alla luce delle parole di Papa Francesco allorché afferma che non si può comprendere il valore del creato e dell’ambiente se prima non si considera la profondità dell’animo umano e, in particolar modo, dei bambini, che ne rappresentano la bellezza più intatta.
Chiara Facis

In foto don Di Noto (al centro, in giallo) in piazza san Pietro in occasione della Giornata per i Bambini Vittime di violenza (foto Siciliani-Gennari/Sir)