Sabato 16 il card. Pironio sarà beato

Card. Eduardo Francisco Pironio nato a Nueve de Julio (1920, Argentina). Fondatore della Università Cattolica di Buenos Aires, pres. della Conferenza episcopale latino-americana, chiamato a Roma da Paolo VI da prefetto della Congregazione dei Religiosi e gli Istituti secolari; da Giovanni Paolo II nominato pres. del Pontificio Consiglio per i Laici; curò le Giornate mondiali della gioventù. Morto a Roma (1998), sepolto nel santuario della Madonna di Luján (Pampa argentina).
Come i 3 re magi, Rino Lestuzzi, Franco Damiani e Fausto de Sabbata, mi capitarono con faldoni di centinaia di articoli, opuscoli, giornali, lettere, libri, foto. Da togliere il fiato a un ottimista: arrivare a un libro in tempi da fulmine! Nel frenetico compulsare documentazione e testimonianze, conobbi il personaggio, palpitante in carte, lettere, discorsi, e foto, documenti capaci di parlare. Mi feci dare carta bianca, a cominciare dalla copertina: la foto di una processione a Percoto, non esteticamente superba, ma parlante: emergeva la vita. Poi la processione con forte simbologia: Chiesa in cammino; l’uomo nel tempo…
Scopo del gruppo era far conoscere in sintesi non estrema un personaggio grande per la Chiesa, per l’Argentina, per la terra delle origini, il Friuli. Allora biografia, e testimonianze di uomini e donne di Chiesa, che gli furono vicini, un passaggio sul suo essere “Friulano”, testimonianze non localistiche; conclusione con l’omelia splendida, intensa, raccolta, essenziale del Card. Jorge Mario Bergoglio sull’amicizia.
Primo incontro di Pironio con la terra di origine il 1958. Anni 38; a Roma per l’università, interessato alle radici, va a Percoto. Non curiosità, solo, o folclorismo, ma amore, frutto di conoscenza.
Nel 1964, ausiliare di La Plata, a Tolmezzo, accompagnato dal prof. Michele Gortani, andò in cimitero: “pellegrinaggio di ricordanza e di pietà […] sulle tombe dei familiari dei nostri emigrati in Argentina”. Da allora, i viaggi in Friuli si ripeterono. Per quelli che considerava ormai i suoi compaesani, aveva sincera amicizia; fu a Percoto: pel la secolare festa di S. Giuseppe, Madonna del Rosario, anniversari del parroco, dei suoi coetanei. Ci teneva a “riaffermare l’appartenenza e l’identità alla terra e al luogo d’origine della sua famiglia”.
Il coinvolgimento della comunità di Percoto nell’affetto per il Cardinale fu a 360°.
Il punto più alto di comunanza spirituale e materiale con la “sua” terra, fu nel terremoto del ’76.
Così lo ricordò l’arcivescovo di Udine Alfredo Battisti, in un convegno a Tricesimo, propiziato dalla Parrocchia di Percoto (parroco don Giordano Simeoni) e dal Gruppo “Amici del card. Pironio di Percoto”.
Raccontò Mons. Battisti, “il Cardinale ha calorosamente appoggiato la mia richiesta di inviare in Friuli delle suore per un periodo di due anni, allo scopo di stare vicine alle famiglie colpite. La risposta è stata veramente generosa. Alle religiose già presenti nella diocesi di Udine, si sono aggiunte 90 Suore. Si sono poste accanto alle persone terremotate, discrete ma intuitive; hanno supplito a necessità e bisogni che le persone, specie le donne anziane, non avevano il coraggio di manifestare…
Chi era abituato a vedere, a pensare la religiosa come persona fuori dal mondo, è rimasto stupito, sconvolto nel veder esplodere da queste donne una carica di umanità, una pienezza di femminilità, che ha meritato la stima, l’affetto, la gratitudine di tutti…”. Momenti significativi, della presenza del Cardinale, sono stati ricordati da Mons. Battisti; ricco di patos fu il pellegrinaggio, a piedi, a Castelmonte, l’8 settembre 1978.
Nell’omelia, Pironio ricordò le preghiere, che la madre gli insegnò: prima in friulano, poi in spagnolo. Un giorno, quando l’andò a trovare, gli disse: “Frut, tu âs di confessami! O ài di sbrocami par furlan!”. La terza presenza fu quella di Udine nel ’92, a fianco di Giovanni Paolo II, in piazza I Maggio, nell’incontro con 20.000 giovani.
Nell’ultimo saluto al Cardinale, i funerali a Roma (9 febbraio ’98), fu presente una nutrita rappresentanza friulana e di Percoto, accanto a Lui un’ ultima volta e alla sorella Zulema, ultima vivente dei figli (lui era il ventiduesimo!). Insieme con il vicario generale della arcidiocesi di Udine, mons. Marco Del Fabbro, c’erano il parroco di Percoto don Angelo Del Zotto, il sindaco Silvano Moschione e un folto gruppo di amici friulani, che, come ricorda Rino Lestuzzi, all’uscita del feretro dalla basilica di S. Pietro, intonarono “Ave Vergine, us saludi”
Fu l’ultimo atto della componente friulana di una grande anima cattolica, universale, ma ben insediata nella terra natale argentina e nella terra delle origini, friulana, un bell’esempio di identità, aperta all’umanità e alla storia.
Ferruccio Tassin