Essere davvero comunità educante

Mettersi accanto ai più giovani, accompagnarli e guidarli: un compito importante che non spetta soltanto ai genitori e alla famiglia ma coinvolge l’intera “comunità educante”. In questa gli animatori, i catechisti e catechiste, nonché i sacerdoti che, proponendo assieme ai collaboratori alternative e opportunità, riescono a far sì che un patrimonio prezioso come quello rappresentato da giovani e giovanissimi non vada perso.
Un impegno non da poco, che è possibile sostenere anche grazie alle offerte e alle azioni di Uniti nel dono.
Ne parliamo con monsignor Paolo Nutarelli, arciprete-parroco di Grado.

Nell’epoca in cui siamo tutti “connessi” spesso senza esserlo veramente, che importanza riveste l’oratorio?

Per la mia esperienza, l’oratorio è un’occasione. Un’occasione d’incontro dalla quale possono nascere relazioni a 360 gradi. Mi permetto usare parole non mie ma che mi interpretano: “L’oratorio è sicuramente espressione di una parrocchia e “parrocchia” significa “vicino alle case”. Dobbiamo forse allora convertire la dicitura che spesso si sente dire in giro di “oratorio e territorio” e modificarla più correttamente in “oratorio nel territorio””.
Le persone che entrano in chiesa e in oratorio sono le stesse che nei territori si muovono e in quelle vie lavorano, studiano, vanno dal medico, fanno acquisti, spendono il loro tempo libero, intessono relazioni, ecc.. San Giovanni Paolo II aveva definito l’oratorio “ponte fra la strada e la chiesa”…

Offrire occasioni di incontro per i giovani e giovanissimi non è solo un “riempitivo” del loro tempo libero, ma anche un grande impegno educativo. Come viene vissuto questo nella tua parrocchia e condiviso con la comunità?

L’oratorio a Grado è stato un sogno della Comunità cristiana che, nel 1994 grazie a due preti sognatori (monsignor Fain e don Bruno) si è potuto realizzare. A distanza di trent’anni, dopo la parentesi drammatica del Covid, abbiamo voluto rimettere al centro l’oratorio come un polmone che ti aiuta a respirare e quindi a vivere (l’altro polmone è la Chiesa). Il problema è contemporaneamente avere una struttura ma anche persone che danno anima al contenitore. È una riflessione che dobbiamo portare avanti.

Proprio in questo periodo sono in pieno svolgimento lavori di risistemazione allo Spes. Cosa desideri diventi questo luogo? Cosa offrirà e come cambierà?

Abbiamo voluto, come dicevo, rilanciare l’esperienza oratoriale. Il primo passo è la sua ristrutturazione, un vero e proprio ammodernamento degli spazi esterni ed interni. Contemporaneamente stiamo portando avanti la riflessione sulla gestione degli spazi. Infatti sono convinto che questi devono essere “abitati”, per cui offrire una presenza fissa che accoglie e dialoga. Se lo spazio non è abitato diventa “spazio di nessuno” e quindi, per assurdo, diventa tutto tranne luogo aggregante ed educativo
Il progetto ambizioso, coordinato dall’architetto-progettista dei lavori Michela Maricchio, è suddiviso in quattro lotti.
Il primo è stato la realizzazione la realizzazione di un impianto fotovoltaico dalla potenza di 20kW, con sistema di accumulo a 24kWh a servizio di tutta la struttura. I lavori, iniziati a metà ottobre, sono terminati la scorsa settimana e a breve entrerà in funzione.
Il secondo lotto, più complesso e che si spera possa iniziare a metà novembre, comprende tutta l’area esterna. Verrà realizzato un campo di calcio a 7 in erba sintetica, con possibilità di utilizzo anche con 5 giocatori, comprensivo di recinzione perimetrale alta e attrezzature sportive. Il manto sarà composto da una fibra speciale che ne garantirà un’elevatissima resistenza, resilienza e durata nel tempo. Con esso verranno realizzati una tribuna e gli spogliatoi esterni. Seguirà l’ammodernamento del campo da basket attuale con un sottofondo binder (con tappetino in resina tensoacrilica bicolore). Verrà tracciato un campo da mini volley sulla pavimentazione a nord del campo da basket, comprensivo dell’attrezzatura necessaria. In questo lotto verrà riposizionata l’area giochi bimbi, dotata di due giochi a molla, una composizione con scivolo e un’altalena, completo di pavimentazione colorata antitrauma e, sulla pavimentazione adiacente al campo da basket, ci saranno varie pitturazioni, al fine di realizzare dei giochi da strada.
Il terzo lotto sarà incentrato sulle opere interne ed esterne sul fabbricato principale del ricreatorio: tra le altre, la sostituzione dell’impianto esistente di riscaldamento e di acqua calda sanitaria con uno a pompa di calore, adeguamento dell’impianto elettrico e verifica dell’impianto antincendio, sostituzione dei serramenti degli abbaini, manutenzione dei serramenti esistenti e installazione di zanzariere, sostituzione delle lattonerie esterne.
Il quarto lotto sarà la ristrutturazione della “Sala Fain” con opere di miglioramento dell’acustica dell’auditorium attraverso l’installazione di pannelli acustici a soffitto, la verifica dell’impianto elettrico esistente, manutenzione dei serramenti e installazione di zanzariere, la sostituzione delle lattonerie esistenti, l’ampliamento del palco e fornitura di un nuovo impianto audio e video dotato di proiettore.

I ragazzi e ragazzini di oggi riescono ancora a vivere la dimensione dell’incontro o si sono disabituati allo stare insieme? In tal caso, la Chiesa ma anche tu come parroco, come vi muovete per cercare di “destarli”?

L’uso della tecnologia deve essere educato non proibito! I ragazzi sono connessi e questo strumento diventa un tutt’uno con loro… Non è facile ma credo che questo sia un percorso da fare; faccio un esempio: fino al 2021 ogni giorno abbiamo detto loro “no telefono, no Pc” e poi per causa del Covid abbiamo detto il contrario, quindi con un utilizzo praticamente h24… Ciò destabilizza tutti, specialmente i ragazzi.
La sfida oggi quindi non è proibire ma educare, cercando di aggregarli. Su questo dobbiamo collaborare con le famiglie, facendo un patto educativo dove i genitori insistano nel far partecipare i ragazzi alle attività.

Come figura adulta ed educante, cosa ti preoccupa di più per il domani dei “tuoi” ragazzi? Cosa vorresti fare per questo?

Parto dal presupposto che l’umanità nella storia ha trovato sempre percorsi per affrontare la vita e che questa contemporaneamente ti educa e deve essere educata. Sono convinto che dobbiamo smettere di farli crescere nella “bambagia” ma di gradualmente responsabilizzarli, aiutandoli ad accettare anche le sconfitte e gli insuccessi perché fanno parte della vita! Un “no” non significa che tu non vali, che sei inadatto, ma che in questo campo devi migliorare o cambiare.
II mio sogno è creare una rete educativa, un patto con le agenzie educative presenti sul territorio. Con una grande attenzione da parte nostra: non dimenticare la nostra specificità, l’annuncio del Vangelo. L’oratorio è e deve essere aperto a tutti ma questo nasce come ponte della Comunità cristiana. Chi viene deve “sapere” che questo luogo esiste perché Gesù ha toccato il cuore di chi apre gli spazi per farti crescere!
Permettetemi a conclusione di riassumere la “missio” della Parrocchia: esserci, abitare gli spazi, dialogare ed annunciare. Educando ed educando, sempre. Alla luce del Risorto.
a cura di Selina Trevisan