Volontari: non chiamateci supereroi!

In questa terza domenica d’Avvento, la parola che ci guida è “Testimoniare”.
Anche nelle nostre comunità, parrocchie, gruppi, sono tante le persone che, spesso in maniera silenziosa, con gesti concreti ed esempi importanti di solidarietà, lasciano una profonda impronta con la loro testimonianza.
A volte, prima di intraprendere un cammino in un servizio di volontariato, sono tante le domande che le persone interessate si fanno: “Sarò in grado di svolgere quello che mi verrà chiesto?”, “Non ho compiuto studi specifici, sarà un problema?”, “Dovrò dire o dimostrare qualcosa di particolare?”.
Domande che sono certamente lecite, ma tutti i dubbi possono essere dipanati con una semplice risposta: basta avere amore da donare.
Tutti noi possiamo essere in grado di “prenderci cura” e “avere a cuore” chi ci sta vicino, in mille modi: possiamo andare a trovare un anziano, riempire gli scaffali di un Emporio della Solidarietà, smistare vestitini per bambini all’Emporio dell’Infanzia, aiutare i ragazzi nello studio pomeridiano al doposcuola… e chi più né ha più ne metta!
In fondo, è il nostro essere cristiani e il vivere la nostra fede che ci guida e ci guiderà nel nostro servizio verso “l’altro”, nel “prenderci cura” di lui. E semplicemente grazie a questo, anche noi potremo essere a nostra volta “testimoni” di qualcosa di bellissimo e speciale.
Così come Giuseppe, un giovane che già da diversi anni si occupa di volontariato nel settore socio-sanitario e che ha condiviso con noi la sua esperienza.

Da quanto tempo ti occupi di volontariato e da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a scegliere proprio l’assistenza come ramo volontaristico e non qualcos’altro?

La mia prima esperienza di volontariato risale a quando ero adolescente e frequentavo il centro salesiano “San Luigi” di Gorizia. A quell’epoca, infatti, ho avuto la possibilità di conoscere alcuni salesiani, che ricordo con affetto, e che mi hanno convinto ad intraprendere il percorso di animatore per sostenere i vari progetti riguardanti i ragazzi delle scuole elementari e medie, come ad esempio, quello inerente alla realizzazione del centro estivo “Estate Insieme”.
Grazie a quell’esperienza ho potuto apprezzare alcuni aspetti del volontariato, come quello del donarsi al prossimo, del lavorare insieme ad un progetto comune, e del poter coltivare importanti amicizie.
Nel 2010 sono diventato infermiere e da quel momento ho sempre pensato di fare qualcosa che mi permettesse di unire la mia passione lavorativa alla voglia di prestare aiuto e sentirsi utile.
In particolare mi incuriosivano le attività di volontariato rivolte ai paesi del “terzo mondo”, che storicamente soffrono di gravi carenze a livello sanitario.
Se da un lato queste esperienze mi affascinavano, dall’altro suscitavano in me la paura del mettersi in gioco con persone sconosciute in contesti lontani da casa.
Nel 2018, a seguito di lunghe riflessioni, ho deciso di partire per il Madagascar come volontario infermiere, presso un ospedale gestito da un’associazione italiana nei pressi di Tulear.
L’esperienza di volontariato in Madagascar è stata una delle più importanti e significative della mia vita. Una volta ritornato a casa mi ero ripromesso di dedicarmi di tanto in tanto ad esperienze simili, compatibilmente con i miei impegni lavorativi.
A fine ottobre, grazie ad un’amica e collega, ho avuto l’opportunità di poter svolgere un paio di settimane di volontariato come infermiere presso l’hotspot di Lampedusa, gestito dalla Croce Rossa Italiana, alla quale sono molto grato. Anche in questo caso ho trovato l’esperienza davvero bella e arricchente.

Fare volontariato è un po’ donare una parte di sé stessi agli altri.
Come ti senti nei momenti in cui stai prestando te stesso all’altro?

Nel momento in cui faccio del volontariato sono mosso dall’idea di rendere migliore la vita di qualcun altro e questo pensiero mi fa stare bene.
Non voglio apparire come un supereroe. Non c’è nulla di eroico nel fornire una coperta a chi ha freddo, fornire un pasto caldo a chi è affamato oppure somministrare un analgesico a chi lamenta del dolore. Sono azioni che possono essere compiute da tutti, non servono grandi capacità.
La bellezza del volontariato non sta nel compiere delle gesta eroiche ma nel donare il lato migliore di sé stessi al prossimo. Essere volontari significa non solo donare ma anche ricevere. Capita spesso infatti, durante l’attività di volontariato, di ricevere dei ringraziamenti sentiti, delle strette di mano, dei sorrisi, degli abbracci.
Questi gesti sono per me impagabili perché generano un senso di gioia immediato.

Quello che compi come volontario è anche una grande testimonianza: di cura di dedizione, di attenzione al prossimo. Testimoniare è proprio una delle parole che guida l’Avvento 2023 che promuoviamo come Caritas diocesana insieme all’Ufficio catechistico. Cosa significa per te questa parola? Hai mai pensato che appunto, sei testimone di qualcosa di prezioso che potresti essere da stimolo ed esempio per altri?

Credo che testimoniare abbia a che fare col rendere visibile una realtà, quella del volontariato, che spesso opera “lontano dai riflettori” e agisce con lo scopo di rendere più bello questo mondo. Una realtà fatta di persone comuni che dedicano parte del loro tempo e delle loro capacità per aiutare il prossimo.
Penso che sia bello sapere che anche al giorno d’oggi si possa contare sull’aiuto di alcune persone disponibili a tenderti la mano nel momento del bisogno, senza volere nulla in cambio.
Per me, testimoniare significa raccontare le mie esperienze di volontariato sperando che questo mondo così bello e affascinante possa essere condiviso e vissuto anche da qualcun altro.

Se ti chiedessimo di descrivere il volontariato in tre parole, quali sceglieresti?

Il volontariato per me può essere descritto con le parole: dono, collaborazione e opportunità.
Il dono è sicuramente l’essenza del volontariato.
Ogni volontario, infatti, offre il proprio tempo, le proprie capacità, il proprio impegno a chi si trova in una situazione di difficoltà senza pretendere nulla in cambio.
Il volontariato si basa sulla collaborazione reciproca.
Lo spirito di chi si mette al servizio del prossimo è quello del “costruire insieme”, mettendo da parte le divergenze, i pregiudizi e la competizione.
Qualsiasi attività di volontariato si basa su questo principio.
Infine, penso che il volontariato sia un’opportunità per scoprire nuove amicizie, conoscere importanti storie di vita, cimentarsi in nuovi progetti, attività e passioni.
Tutte queste opportunità portano a sentirsi meglio con sé stessi e ad apprezzare di più il dono della vita.

(In foto: volontari di diverse associazione riuniti insieme alla “Festa del Volontario” – Foto di Sergio Marini)