Trent’anni senza Giovanna

Si commemora quest’anno il trentesimo anniversario della scomparsa della missionaria laica goriziana Giovanna Rizzardo, tornata alla casa del Padre il 12 marzo 1994.
I circa 30 anni di missione nel Brasile delle palme, delle lunghe spiagge e della povertà assoluta, hanno accompagnato l’attività missionaria di Giovanna che, come una “formichina laboriosa”, ha combattuto una grande battaglia per l’emancipazione umana, sociale e spirituale di quelle popolazioni tanto oppresse.
Giovanna, da subito, si mostra come una speranza per i tanti bambini della scuola Menino Jesus e per le donne del centro comunitario Obra Social Cristo Rey, da lei fondati sull’Isola di Itaparica tra il 1967 e la metà degli anni ’80. Successivamente, diventa un punto di riferimento per la comunità di Salvador de Bahia.
Qui si avvicina alla favela di Gamboa, quartiere a picco sul mare, dove nel 1990, grazie all’aiuto della municipalità locale, riesce a portare l’acqua potabile.
La chiamano “Dona Joana” e nel 1992 annuncia la realizzazione di quella che lei definisce la sua “baracca” ovvero un primo tentativo di centro comunitario, intitolato a Nossa Senhora de Gamboa, con all’interno un laboratorio per giovani magliaie, un rifugio per anziani e ammalati, e una scuola per suoi meninos (bambini). La svolta avviene il 29 marzo 1993 quando, sotto i piloni della strada a doppio scorrimento che porta agli alberghi di lusso, viene fondato, alla presenza del console italiano a Salvador, il tanto atteso Centro Comunitario di Gamboa allestito grazie ai fondi messi a disposizione dal Centro Missionario Diocesano di Gorizia al tempo guidato da mons. Giuseppe Baldas.
In una lettera di fine anni ’80, Giovanna scrive: “Il mondo è pieno di problemi “in tutti i sensi” e noi come singoli non possiamo risolverli tanto sono grossi, ma dando il nostro piccolo contributo di lavoro, preghiera e testimonianza in unione ai gesti di tante altre persone di buona volontà che lavorano alla costruzione del Regno di Dio nel mondo, forse, un cambiamento positivo è possibile”. Dalle sue parole, traspare il suo profondo affidarsi al cambiamento positivo, come obiettivo comune di pace, fratellanza e di tensione della mano agli oppressi di questo mondo. La sua vita terrena si conclude all’Ospedale di Gorizia.
Nel suo testamento spirituale Giovanna lascia le seguenti disposizioni per il suo ultimo saluto: “Che sia una festa semplice e gioiosa… coi paramenti della festa bianchi… Il mio corpo rivestito di un abito semplice, essenziale… i piedi scalzi, segno della nostra nudità davanti a Dio… così vorrei arrivare a Lui spoglia di me stessa e ripiena solo di Lui… così ho cercato di vivere la mia vita… non so se ci sono riuscita sempre… Dio è l’unica ricchezza, l’unico amore, l’unica speranza… l’unico…”.
Le copie del libro che racconta la vita missionaria di Giovanna Rizzardo sono ancora disponibili presso il Centro Missionario Diocesano.

Alessandro Toso