Accanto ai giovani nel “laboratorio di vita”
“La vera sfida educativa del nostro tempo è quella di andare oltre gli aspetti disciplinari, mettendo insieme più frammenti. In questo ci richiama anche papa Francesco. È importante l’interazione con tutti i livelli di realtà in cui i giovani partecipano, mettendoli quindi in relazione, per non perdere le fila”. Queste le parole della professoressa Isabella […]
7 Marzo 2024
“La vera sfida educativa del nostro tempo è quella di andare oltre gli aspetti disciplinari, mettendo insieme più frammenti. In questo ci richiama anche papa Francesco. È importante l’interazione con tutti i livelli di realtà in cui i giovani partecipano, mettendoli quindi in relazione, per non perdere le fila”. Queste le parole della professoressa Isabella Cordisco, docente di Sociologia presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, che negli scorsi giorni è intervenuta in uno speciale webinar proposto dal tavolo Mondialità Pace Conversione Ecologica e dal Nucleo Regionale Giovani, al quale sono stati invitati a prendere parte non solo i direttori delle Caritas diocesane ma anche gli operatori che per le Caritas locali si occupano di giovani e quanti interessati alla tematica per lavoro o interesse personale.
“Sono molte le domande che dobbiamo porci sui giovani – ha proseguito la professoressa – innanzitutto ricordandoci che l’interpretazione delle esperienze ha a che fare con l’interpretazione della società alle esperienze specifiche di un gruppo, in questo caso appunto i giovani. La prima domanda da farci è quindi: perché?”
Tra gli altri punti posti dalla docente, interessanti anche due ulteriori punti di vista; il primo, quello legato al contesto: “dove vivono i giovani oggi? Immersi nel quotidiano ma con più competenze nella società e in questo tempo, a differenza delle generazioni precedenti. Vivono l’epoca del “cambiamento nel cambiamento” dove nulla è definitivo”. Il secondo aspetto rilevante ha coinvolto poi, oltre ai giovani, anche la sfera degli adulti: “stiamo osservando un processo di accelerazione del nostro tempo – ha osservato Cordisco – dove riempiamo ogni attimo con esperienze, attività, siamo multitasking e alla ricerca costante del nuovo, nell’eterno timore di star perdendo qualcosa”.
I giovani al centro
Anche per la nostra Caritas diocesana i giovani rappresentano da sempre un importante “focus” nelle attività e nelle opere messe in atto.
Momenti come quello vissuto negli scorsi giorni online, assieme ai rappresentanti di altre Caritas diocesane, rappresentano per i nostri operatori un rilevante momento di crescita e confronto. Fondamentale infatti è l’aggiornamento continuo su tematiche e su specifiche categorie sociali che si trovano a vivere in continuo cambiamento e sviluppo, come possono essere proprio i giovani. Comprendere come approcciarsi a loro, le dinamiche dei loro gruppi, i loro modi di vedere la realtà nella quale sono infusi, rappresentano per la Caritas diocesana di Gorizia uno stimolo e uno studio costante.
Alla luce di ciò si inserisce anche il proficuo percorso – portato avanti ormai da diverse annualità, con numerosi Istituti secondari di II grado della provincia di Gorizia – di “Cittadinanza Attiva”: momenti di confronto e dialogo tra gli studenti e gli operatori di Caritas diocesana dove, alla fine, a crescere sono sempre entrambe le parti.
A brevissimo, il prossimo 11 marzo, i percorsi assieme ai giovani delle scuole riprenderanno, coinvolgendo le classi dell’ITI “Galilei” di Gorizia; gli studenti più grandi verranno inoltre coinvolti in un progetto, in via di definizione, che “sfrutterà” la multimedialità, abbinata in questo caso alle tematiche e alle Opere Segno promosse da Caritas diocesana.
La Cittadinanza Attiva
L’ormai tradizionale percorso nelle scuole è diventato una “finestra” speciale di incontro tra generazioni, gli operatori Caritas e gli studenti. Un tempo dedicato all’ascolto reciproco e alla riflessione. Ma prima ancora ciò che muove Caritas è l’affetto verso i giovani studenti, non nascondendo un po’ di preoccupazione per un evidente difficoltà dei ragazzi a vivere (o sopravvivere) in questi tempi complessi.
“Gli incontri nelle scuole di Gorizia, non hanno lo scopo di raccontare cosa facciamo “noi di Caritas” ma chiediamo invece ai ragazzi di raccontarsi e di condividere con noi pensieri e riflessioni sull’essere giovani oggi e in questo “essere” cosa poter fare per un’esistenza piena, costruttiva e bella, anche alla luce del loro percorso di studi e professionale”, ha spiegato la dottoressa Valentina Busatta dell’Area Promozione di Caritas diocesana.
“Si chiama Cittadinanza Attiva ma a noi piace chiamarla laboratorio di vita, dove si ritrova lo spazio dell’essere, dell’ascolto, dell’accoglienza e necessariamente dell’amore. È il punto cruciale. Chi non si sente amato è spaesato, violento, ha paura… Caritas è amore e non ha altro obiettivo che parlare di questo e farlo sentire, ponendoci come adulti che amano questi giovani, li accolgono e cercano di guidarli, mostrare cioè che è possibile vivere pienamente ed essere attivi, creativi e costruttivi. Lo facciamo mediante strumenti multimediali familiari agli studenti, videoclip, sondaggi, fatti di cronaca recenti… ma facendo esercizio di dialogo, perché alle volte non sono abituati a parlare di loro e di quello che sentono, cercando così di lasciare riflessioni e stimoli che possano accompagnarli lungo il loro percorso scolastico e di crescita… dei semini che speriamo tanto diano frutto. Ci auguriamo di poterci riuscire anche quest’anno con le classi seconde dei vari indirizzi dell’istituto Galilei, ma anche uscire da questi incontri pieni di sogni e speranze raccolte dai giovani studenti”.
Il mondo dei “grandi”
Un’attenzione particolare è rivolta poi da Caritas diocesana agli studenti universitari, non più “piccoli” ma non ancora del tutto “adulti”, che spesso chiedono di poter svolgere parte delle proprie ore di tirocinio formativo all’interno degli Uffici o delle Opere Segno disseminate sul territorio dell’Arcidiocesi.
“Un’occasione importante di crescita non solo dal punto di vista della formazione – ha spiegato la dottoressa Busatta – ma anche sotto il punto di vista della crescita personale e dell’aspetto più “umano” legato a quella che sarà la loro futura professione, indipendentemente dal settore scelto. Prestando il loro operato all’interno dei nostri servizi infatti, tutti gli studenti universitari hanno sottolineato, al termine dell’esperienza, come questo sia risultato fondamentale per sviluppare “un’occhio attento al prossimo”, ossia un’attenzione alla dimensione della persona che vede coinvolto anche lo sviluppo integrale di essa. Un’esperienza di questo tipo, hanno anche osservato, ha rivelato loro una lettura diversa del “lavoro”, che può essere inteso non solamente come fonte di profitto e di sviluppo personale, ma anche e soprattutto come crescita nell’umanità e nell’attenzione sincera al prossimo”.
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