Campane a festa per don Matteo Marega

Domenica 2 giugno, solennità dei SS. Corpo e Sangue di Gesù, don Matteo Marega ha presieduto l’Eucarestia nella chiesa di S. Pietro Apostolo della “sua” San Pier d’Isonzo. Un ritorno speciale, quello del neo sacerdote, per la prima messa nel paese dove è cresciuto e dove vivono i familiari. Ad accoglierlo, con il diacono Franco Baggi, i concelebranti don Giorgio Longo, alla guida dell’Unità pastorale di Fogliano, Redipuglia e San Pier d’Isonzo, e il parroco emerito don Lucio Comellato, che il 19 maggio scorso, giorno dell’ordinazione di Matteo nella Basilica di Aquileia, lo avevano aiutato a vestire gli abiti sacerdotali.
Nel messaggio di saluto, don Longo ha espresso, a nome dell’Unità pastorale, “gioia per il tuo generoso sì alla chiamata di Dio e per il desiderio di servire il suo popolo. Che tu possa essere pastore portando pace a amore.” La comunità ha fatto dono al neo presbitero di un calice realizzato con l’ulivo di Betlemme. “Alzate il calice della salvezza” si è ripetuto nel Salmo responsoriale di una Liturgia della Parola culminata con la proclamazione del Vangelo di Marco (14, 12-16.22-26), in cui l’Amore donato si fa sostanza del mistero eucaristico.
Nell’omelia, don Matteo ha esordito dicendo che “o crediamo alle formule magiche di una religiosità pagana, o crediamo al Vangelo”: da un lato, “il rito magico finalizzato a placare gli dei con sacrifici di animali e di bambini, per propiziarsi il favore divino e conquistare qualcosa che non si ha, il potere o il paradiso”, dunque “una religione che opprime e ingabbia”; all’opposto, “il Dio che non vuole i nostri sacrifici, Gesù che mette sé stesso nel pane e nel vino, al posto dei capretti”.
“Alla religiosità che lega e sottomette -ha rimarcato il sacerdote- si contrappone il messaggio evangelico che lega insieme e crea comunione, come si legge nei versetti del Vangelo di Marco: Gesù prese, benedisse, spezzò e diede, poi prese, rese grazie e diede”, sintesi della “vita di Dio che abita in noi. Non si compra un bel niente da Dio: la vita si accoglie e si comunica”. “Il corpo di Cristo -ha concluso don Matteo- è la Chiesa quando lasciamo che la vita di Dio scorra attraverso di noi. Perciò, non violenza, potere, paura e chiusura, ma bontà, pace, gioia e amore”.
Dopo i riti di comunione, al più giovane sacerdote della diocesi è giunto l’augurio rivolto, a nome della comunità, da don Lucio, il quale ha ricordato che nella chiesa di San Pier Matteo ricevette il sacramento della Cresima dall’arcivescovo De Antoni, e “da allora lo Spirito del Signore, come vento ha fatto vela nell’imbarcazione della tua vita e come fuoco ha acceso l’amore di Dio nel tuo cuore.
Una testimonianza che anche a San Pier è presente lo Spirito Santo e può rinnovarne la faccia.
Tuo papà Giorgio ha fatto carriera militare, e anche tu la farai, indossando l’armatura di Dio, cingendoti i fianchi con la verità, rivestendo la corazza della giustizia, con i calzari ai piedi, sempre pronto ad annunciare il Vangelo della pace”.
Alla S. Messa, accompagnata dal coro Aesontium con la direzione di Ivan Portelli, era presente il sindaco Claudio Bignolin, che ha omaggiato don Matteo con una targa dedicatagli dalla cittadinanza.
La festa è proseguita in oratorio, con un incontro di fraternità conviviale, occasione per tanti di rallegrarsi con il concittadino appassionato di studi teologici, il ragazzo dal sorriso amichevole ora sacerdote al servizio della Chiesa e in comunione con i fratelli tutti.

Annarita Cecchin