IA e algoretica: come sfruttare la tecnologia in modo responsabile
3 Luglio 2024
Un pubblico numeroso ha seguito con grande interesse, nello spiazzo antistante la Basilica di S. Eufemia, il primo degli appuntamenti organizzati da Avvenire a Grado, nell’ambito della Festa del quotidiano “In dialogo con il territorio”, giunta alla 3° edizione. Di estrema rilevanza il tema “Intelligenza artificiale: minaccia oppure opportunità da cogliere?”, per le implicazioni etiche, culturali e geo-politiche; alto il profilo accademico dei relatori intervenuti all’incontro moderato da Andrea Lavazza, giornalista di Avvenire. Sulle sfide lanciate dall’IA si sono confrontati padre Paolo Benanti, francescano del Terzo Ordine Regolare, docente presso la Pontificia Università Gregoriana, consigliere di Papa Francesco sui temi dell’intelligenza artificiale e dell’etica della tecnologia, e il professor Stefano Fabris, Direttore del Dipartimento di Scienze Fisiche e tecnologie della materia del Cnr.
Prima di aprire il dibattito, agli ospiti e al pubblico è giunto il saluto dei “padroni di casa”, monsignor Paolo Nutarelli, arciprete di Grado, che si è rallegrato per la felice circostanza, e il neo-sindaco Giuseppe Corbatto, che ha rilanciato il monito di Papa Francesco al G7 pugliese, per cui “di fronte ai prodigi delle macchine, che sembrano saper scegliere in maniera indipendente, dobbiamo aver ben chiaro che all’essere umano deve sempre rimanere la decisione”. Il Direttore di Voce Isontina e Presidente della Fisc Mauro Ungaro ha posto l’accento sul senso della cultura, “luogo da abitare, che coinvolge l’uomo a 360°”, mentre il Direttore di Avvenire Marco Girardo ha richiamato la finalità dell’iniziativa, quella di “incontrare le persone e tentare di rispondere alle domande che arrivano dalla contemporaneità”.
La riflessione è iniziata con un excursus storico-scientifico sull’evoluzione tecnologica dell’homo sapiens, dalla clava a ChatGPT generativa. Il professor Fabris, esperto di materiali avanzati e di calcolo ad alte prestazioni, ha ripercorso gli studi compiuti sul cervello umano, che hanno aperto la via per creare dei
modelli finalizzati a riprodurre digitalmente alcuni funzionamenti elementari del cervello. “L’IA -ha spiegato il professor Fabris- è un sistema digitale che permette di prendere decisioni o di fornire risposte a domande difficili sulla base di un set di input, utilizzando programmi informatici (algoritmi) che riproducono il funzionamento a rete del cervello. Gli ingredienti dell’IA sono tre: i dati, da acquisire tramite sensori ed organizzati con etichette; i supercomputer, nel senso di unità con grande capacità e potenza di elaborazione di dati; i modelli matematici, sviluppati per analizzare i dati e per apprendere”.
La parola è quindi passata a padre Benanti, un’autorità in materia di etica applicata alla tecnologia, presidente della Commissione sull’IA per l’informazione, l’unico italiano nominato tra i 39 membri del New Artificial Intelligence Advisory Board, il Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite. Chiedendosi, in premessa, con una boutade, “se sia più pericolosa l’IA o la stupidità naturale, che ne abbiamo troppa”, padre Benanti ha disquisito sulle relazioni tra la nostra intelligenza e quella che esibiscono le macchine: “Una macchina che si adatta ad un ambiente che non conosce si chiama intelligente. L’IA è una macchina evoluta che trova soluzioni a problemi mediante tentativi ripetuti. L’etica impone di analizzare l’algoritmo e le relative modalità di funzionamento”.
In gioco è il rapporto tra la libertà del ricercatore di spostare il confine della conoscenza, e l’uso di applicazioni alla base di tecnologie difficili da governare. “I modelli sono maturi -ha precisato il professor Fabris- e la possibilità di usarli per qualcosa di utile all’uomo è quasi infinito. L’aspetto che desta più paura è la sostituzione dell’IA all’uomo, ma dove l’IA aumenta e potenzia l’intelligenza umana, ad esempio nell’ambito medico, qui l’IA può avere applicazioni praticamente illimitate, non sostituendo, ma aiutando il medico”.
Di fronte all’esplosione di sistemi digitali sofisticati, si pone la necessità di regolamentarne gli utilizzi. E’ qui che si inserisce l’”algoretica”, parola coniata da padre Benanti, secondo cui “decisivo è capire come funziona una macchina e ragionare su come sfruttare la tecnologia in modo responsabile. Algoretica è l’idea di dare alla macchina un guard rail per evitare che esca di strada e faccia male all’uomo. Le opportunità offerte dall’IA saranno superiori ai pericoli. Se gestiremo bene l’intelligenza artificiale, sapremo difenderci”. L’opposizione da armonizzare è, dunque, tra valore numerico e valore etico. “Si è passati progressivamente -ha aggiunto padre Benanti- da un potere computazionale centralizzato (mainframe) ad un potere computazionale personale (PC, fino ad arrivare allo smartphone) e alla democrazia computazionale (ChaptGPT). I problemi si palesano in ordine alla struttura centralizzata del potere computazionale (cloud), in quanto queste strutture sono controllate da pochissimi soggetti, con il rischio di sviluppare potere in un contesto non democratico. I calcoli ad alta velocità sono la nuova forma di potere, ma le decisioni devono rimanere umane”.
E’ evidente che la governance delle “macchine pensanti” investe la responsabilità educativa: stiamo rendendo le nuove generazioni capaci di affrontare un mondo che presenta sfide e pericoli inediti? Secondo padre Benanti, “dobbiamo realizzare un’alleanza educativa, per cui le generazioni giovani, con più esperienza tecnologica, possono aiutare quelle con meno esperienza a vedere i pericoli, sapendo che devono confidare sulle generazioni meno giovani per capire da che direzione arrivano questi pericoli”. Sull’importanza della formazione ha insistito il professor Fabris, affermando che “capire meglio queste tecnologie significa anche aiutarci a non esserne sopraffatti”.
La riflessione si è chiusa nel segno di un ottimismo vigilante, ancorato alla moderazione etica degli algoritmi, perché non si smarrisca il senso dell’umano.
Annarita Cecchin
(Fotoservizio Ph.Laura Marocco © Foto Ottica Marocco Grado)
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