Arnolfo De Vittor, una vita sinodale

Il 31 luglio si ricorderanno i cento anni dalla nascita di Arnolfo De Vittor, insegnante, giornalista, impegnato in politica, ma il legame che più lo ha caratterizzato nella sua vita è quello con l’Azione Cattolica, nella quale era cresciuto nella parrocchia di S. Ignazio sotto la guida di don Stefano Gimona.
Dalla sua partecipazione sempre attiva e propositiva nell’Associazione, ha tratto le motivazioni della sua esistenza, quella di marito, padre e nonno, ma anche quelle professionali. Il suo modo di fare scuola, mirava, infatti, a incontrare e educare i propri allievi e non si limitava a una semplice trasmissione di contenuti culturali.
La scelta associativa lo ha portato anche a servire la sua città tramite l’impegno politico.
Chi scrive ha avuto la possibilità di conoscere il “professor De Vittor” (com’era conosciuto in associazione e anche poi nei lunghi anni di servizio a Voce Isontina) sui banchi della Scuola Media “Favetti” dove insegnava Applicazioni Tecniche.
Questo insegnante, che amava parlare con i propri allievi, che curava in particolare quelli più vivaci, non poteva non essere amato e seguito. Poi la vita ci ha fatti reincontrare a scuola come colleghi e dal 1982 fino al suo ritorno al cielo, in Azione Cattolica.
Arnolfo è stato un grande amico, un maestro, con la sua costante presenza, i suoi continui consigli, in particolare durante il mio mandato di Presidente diocesano, ma anche per tutti coloro che hanno assunto responsabilità associative, diventando un punto di riferimento costante e prezioso per l’AC diocesana.
Ha sempre cercato il dialogo e il confronto con gli Arcivescovi e il clero, in sintonia e collaborazione con gli Assistenti Diocesani, in particolare con mons. Ennio Tuni e l’indimenticabile don Renzo Boscarol, con cui ha lavorato anche nel giornale diocesano, durante la sua direzione e di cui è stato anche grande amico personale.
Ricordo i racconti della sua amicizia con Vittorio Bachelet, in particolare quando insegnava all’Università di Trieste, presidente nazionale dell’Azione Cattolica, all’epoca del Nuovo Statuto del 1969, dove l’associazione è stata chiamata a ridefinire la propria identità e il proprio stile operativo alla luce del Concilio Vaticano II. Ma anche l’amicizia con Mario Agnes che è succeduto a Bachelet e che puntò a valorizzare la dimensione “religiosa” dell’AC senza trascurare la sua vocazione civile e sociale. Agnes, terminato il suo mandato in AC, diventò direttore dell’Osservatore Romano dal 1984, di cui Arnolfo è stato oer lunghi anni il corrispondente dalla nostra diocesi.
Nella sua presenza in AC, il professor De Vittor ha vissuto lo spirito del Concilio, che l’associazione ha sposato, cercando di sintonizzare il suo pensiero e la sua azione sulle scelte conciliari, dalle quali è venuta anche una provocazione coraggiosa a percorrere la via dell’evangelizzazione e della missione, rafforzando la motivazione dell’appartenenza dei laici.
Arnolfo si è sempre impegnato, e talvolta anche battuto, per una Chiesa dove ai laici sia riservato un posto di primo ordine.
La sua presenza in ogni manifestazione associativa, evidenziava il suo rapporto di conoscenza personale con ogni associazione e gruppo, ma questo stile riguardava anche il suo rapporto con tutte le persone che incontrava, in tutti gli ambiti della sua vita.
Stiamo vivendo il periodo del Sinodo, l’obiettivo lo aveva sintetizzato sui social Papa Francesco: “L’essenza del percorso sinodale risiede in una verità di fondo che non dobbiamo mai perdere di vista: esso ha lo scopo di ascoltare, capire e mettere in pratica la volontà di Dio”.
Il professor De Vittor, oggi, può essere un esempio di una vita sinodale, fatta di conoscenze, incontro, ascolto, rispetto e capacità di mediazione per trovare scelte condivise, imparate e vissute all’interno dell’AC e nel servizio alla società in tutta la sua vita.
Il suo esempio sprona a portare avanti l’eredità del suo impegno di testimonianza nella quotidianità della nostra vita.

Michele Bressan