Ronchi, buona la prima per gli appuntamenti del patrono. Sabato la messa solenne

In tempi di rapidità di informazioni, di dominio dei social, quale ruolo può avere il giornalismo? Che spazio si può ritagliare? Sembrerebbe un paradosso visto che la diffusione professionale di notizie dovrebbe essere predominante rispetto a quella praticata sulle principali piattaforme, ma purtroppo diverse circostanze sembrano aver invertito l’importanza delle due pratiche. Attorno a questi temi ci si è confrontati ieri sera a Ronchi dei Legionari, nel terzo appuntamento degli incontri organizzati in preparazione della Festa patronale di San Lorenzo.

Gli eventi sono realizzati grazie alla collaborazione fra la Parrocchia dei Santi Lorenzo e Domenica, le Pro Loco di Fogliano Redipuglia e Ronchi, con il patrocinio del Comune di Ronchi dei Legionari, il contributo del Consiglio Regionale e grazie al sostegno dell’Impresa Onoranze Funebri Bertogna.

Salutato da monsignor Ignazio Sudoso e dall’assessore comunale alla Cultura Monica Carta, l’incontro “Per un giornalismo di servizio: una professione ancora umana?” è stato moderato dalla giovane giornalista Serena Queirolo che ha guidato i relatori in un dibattito tracciato dalle linee guida dello stesso parroco: “Interessante è la scelta della parola “servizio”: servizio a chi? Negli ultimi anni la vostra professione ha preso delle derive, mentre nei nostri ambienti si pensa sempre che punti a curare interessi delle persone e delle comunità”.

«Il secondo aspetto che mi ha incuriosito riguarda che cosa renda umana questa professione, fino a che punto si è disposti per esercitarla». A confrontarsi su questi temi, quattro rappresentanti dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), associazione che riunisce un centinaio di giornalisti in tutta Italia, accomunati dal desiderio di proporre un nuovo stile di giornalismo professionale alla base fra l’altro il position paper “Oltre le 5W, 5M per un giornalismo responsabile”, presentato lo scorso mese nell’ambito delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia, a Trieste. A questo lavoro hanno collaborato i giovani Ucsi Ivan Bianchi, Serena Queirolo e Julija Cotič.

La riflessione sugli aspetti che accomunano il giornalismo di una volta con quello di oggi, così come la ricerca dei motivi che hanno indotto la sfiducia del pubblico verso l’informazione sono stati al centro dell’intervento del presidente nazionale Ucsi Vincenzo Varagona. “La professione sta attraversando una crisi profonda motivata dalla mancanza di fiducia da parte della gente derivante dal crollo di qualità dell’informazione: come conseguenza, i grandi quotidiani sono passati da 800mila a 200mila copie vendute e i telegiornali sono poco seguiti. Noi di Ucsi stiamo lavorando per creare qualcosa che possa cambiare il sistema del giornalismo, vittima di una crisi di coscienza innescata dal fatto che oggi il giornalista non è più autonomo perché abbiamo il 20% dei giornalisti dipendenti contro l’80% di quelli free lance che sono più facilmente ricattabili”.

Il giornalista di Rai Parlamento Renato Piccoli ha invece condotto una breve disamina delle strade per accedere alla professione, con l’ipotesi sempre più inaccessibile del praticantato e la maggiormente condivisa opportunità offerta dalle scuole di giornalismo che offrono la possibilità di diventare professionisti della comunicazione anche grazie a stage nelle redazioni. A lui è spettato anche il compito di illustrare “Oltre le 5W, 5M per un giornalismo responsabile”, progetto grafico utile a raccontare le condizioni ideali per svolgere il mestiere. “Un tempo la professione doveva seguire la regola delle 5W: chi, cosa, dove, quando perché, mentre adesso ci sono 5 “More”, dei “di più” che il giornalismo deve dare. Non può raccontare senza domandare in modo libero, per cui è oltremodo necessaria la disintermediazione – afferma Piccoli – non si può raccontare senza che almeno un giornalista nella redazione si dedichi in modo esclusivo a inchieste e a un lavoro di approfondimento, altrimenti si riduce l’informazione a velocità; non si può difendere una parte politica; non si può scrivere se non ci si sente completamente liberi dall’editore perché si è in una posizione ricattabile; non si può informare senza incontrare, osservare, dialogare, comprendere e condividere”.

L’ultimo punto elencato è stato formulato dalla sezione regionale di Ucsi, presieduta dal nostro Salvatore Ferrara che ha spiegato: “È assolutamente prioritario il legame con il territorio. Tutte le notizie che rimbalzano a livello nazionale hanno delle radici locali, per cui bisogna abitare i luoghi, stare fra la gente: questo è giornalismo di servizio. Troppo spesso invece il nostro lavoro è una gara a chi arriva primo, spesso senza verificare le fonti mentre bisogna partire dalle persone e il giornalismo deve essere anche proposta. Bisogna poi stare attenti alla mancanza di contraddittorio – sottolinea Ferrara – sempre più di frequente viene usata in maniera notevole la disintermediazione e i giornalisti vengono privati del ruolo di filtro fra la notizia e il pubblico, con conferenze stampa in cui viene limitata la possibilità di porre domande per permettere al politico di turno di esprimersi senza contraddittorio. Per fortuna non è sempre così, ma questo è un dato che ci deve far pensare”.

In collegamento da remoto, il freelance campano Giuseppe delle Cave ha aggiunto degli spunti di riflessione alla questione della crisi di credibilità di cui sta soffrendo la professione: “Quando abbiamo i nostri strumenti li sappiamo usare consapevolmente, con umanità? Lo sforzo in più che deve compiere il giornalista è fare un passo indietro, perchè spesso la frenesia di entrare nella testa delle persone provoca anche la violazione di principi deontologici, di privacy. Dobbiamo recuperare e rinforzare il rapporto fra fatto e contesto, altrimenti si perde di credibilità: e quella dei giornalisti è, al momento, poco al di sopra di quella di cui godono i politici”.

La festa patronale di San Lorenzo di quest’anno è così improntata non solo alla parte religiosa, come da tradizione, ma con un “taglio” diverso dal solito. Cultura, fede, arte e storia si sono uniti negli appuntamenti promossi nei giorni antecedenti la memoria liturgica del santo martire. La mini rassegna ha avuto inizio il primo agosto, alle 20, nella chiesa parrocchiale con la presentazione del volume “Preti isontini internati nel 1915″ di Camillo Medeot a cura di Ferruccio Tassin e Ivan Bianchi.

Si tratta di una ristampa, quella che è stata presentata giovedì primo agosto, curata da don Renzo Boscarol nei mesi prima della sua scomparsa e mai presentata a Ronchi. Il primo appuntamento, quindi, ha voluto essere un omaggio alla figura del sacerdote scomparso nel 2021. Lo scorso 5 agosto si è parlato di “Martiri di ieri e di oggi: da San Lorenzo alle guerre contemporanee”. A intervenire sono stati monsignor Michele Centomo, giornalista e parroco di Romans d’Isonzo, Paolo Valente, giornalista dell’ufficio stampa di Caritas Italiana e vicedirettore Caritas italiana e Lorenzo Santucci, giornalista Esteri di Huffington Post, moderati da Matevž Čotar, giornalista del Novi Glas.

Infine, sabato 10 agosto, sarà la giornata dedicata alla festa patronale. Dalle 9 alle 10.30 ad annunciare la santa messa delle 10.30 vi sarà uno scampanio solenne con annessa visita al campanile della chie-sa parrocchiale, organizzata in collaborazione con i Campanari del Goriziano. Alle 10.30, dunque, la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da monsignor Armando Zorzin, vicario generale dell’arcidiocesi di Gorizia. Saranno presenti anche i parroci del decanato e quelli delle comunità di Wagna e Metlika, gemellate con Ronchi.