“Buon cammino, don Carlo!”
23 Agosto 2024
Come un fulmine a ciel sereno si è sparsa tra i parrocchiani la notizia del trasferimento di don Carlo Chiarotto, da tre anni vicario di Piazzutta, 80 anni appena compiuti, ad altro incarico nel trevigiano, a Castello di Godego, avvicinandosi alla natìa terra veronese.
Nel giro di qualche giorno in tantissimi si sono messi all’opera per organizzare la commossa celebrazione di saluto: si può ben dire che tutta la parrocchia di Piazzutta abbia cercato di essere presente, compresi anche diversi bimbi – così rari da vedere in chiesa d’estate – per salutare il “suo” don Carlo. Ognuno dei dieci gruppi operanti in parrocchia ha voluto offrire un piccolo segno concreto a simboleggiare la gratitudine di tutta la comunità per questi anni di cammino insieme.
Eravamo arrivati insieme a Gorizia nel settembre 2021, lui per iniziare il servizio come vicario e io come seminarista in anno pastorale. Non ci conoscevamo, eppure è bastato poco perché si creasse un rapporto di autentica stima e fiducia reciproca. Eravamo ancora nel periodo della pandemia, segnato da poche presenze in chiesa, molto distacco, eppure don Carlo era pieno di entusiasmo e proposte per il nuovo incarico e per prima cosa mi chiese di costituire un gruppo di chierichetti. Da quella scintilla nacque una collaborazione sempre più stretta e, complice un gruppo straordinario di bambini accompagnati da bravissime catechiste, in breve tempo si creò il nucleo del gruppo che nell’anno successivo giunse a ben 15 partecipanti. Non poca cosa per la piccola parrocchia di Piazzutta poter vantare il gruppo più numeroso di ministranti della città. Don Carlo non lo diceva, ma ne era molto orgoglioso. Al tempo stesso si preoccupò di rendere sempre più curate le celebrazioni e ci furono mesi e mesi di intenso lavoro perché tutto fosse sistemato al meglio, coadiuvati dai bravissimi sacrestani Lina e Mauro. Al tempo stesso la sua porta era sempre aperta, ogni giorno, impegnato a far sì che la chiesa sia davvero la casa di tutti, nessuno escluso, con un occhio di riguardo ai bambini che gioiva nel veder giocare a pallone in ricreatorio dopo Messa. Ci teneva in modo particolare all’educazione dei bimbi e dei ragazzi assieme alle famiglie e nell’attenzione a creare dei momenti aggregativi dopo la Messa domenicale perché i piccoli potessero giocare assieme. Un sogno, per il momento rimasto nel cassetto, è stato quello di una definitiva sistemazione e messa in sicurezza degli spazi esterni dell’oratorio.
Il dialogo con i collaboratori è sempre stato cordiale e rispettoso, cercando di valorizzare con sapienza l’impegno di tutti. Lo spirito di filiale obbedienza che lo ha sempre caratterizzato si è dimostrato anche nella disponibilità a seguire la nuova prassi della continua turnazione dei sacerdoti salesiani da una chiesa all’altra per le messe domenicali.
In questi anni don Carlo si è fatto voler bene dalla gente, dai più piccoli che conosceva tutti per nome, alle famiglie e agli anziani. A Gorizia, dove era stato una prima volta negli anni ‘70 come vicario a Straccis, lascia un’amabile ricordo di un pastore capace davvero di stare davanti, in mezzo e dietro il suo gregge, come insegna papa Francesco.
Le parole sono sempre insufficienti ad esprimere la riconoscenze di tante e tante persone verso questo sacerdote, figlio di don Bosco, che tanto del bene ha compiuto a Gorizia, nel silenzio della quotidianità.
Arrivederci, don Carlo, e buon cammino!
Andrea Nicolausig
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