Chiamati a non perdere di vista i valori del Vangelo

Il ricordo di una figura civile o religiosa, entra nell’immaginario popolare e vi rimane.
Non è toccato dalla monotonia della ripetitività, non è solo mera “ripetizione” di gesti e circostanze ma espressione della natura umana che, cambiando, si rinnova e porta le persone a rivivere gli stessi momenti con l’eguale propensione di sempre.
Con questo animo, sabato 10 agosto la Parrocchia di San Lorenzo Isontino ha festeggiato il Patrono, San Lorenzo, nella data consueta, arricchita quest’anno dalla presenza di due nuovi Consiglieri pastorali, Salvatore Garau e Lorenzo Moretta.
Il 10 agosto, data e titolo della poesia di Pascoli, ha forti analogie con Cristo immolato e innumerevoli rimandi “nascosti” nelle parole simbolo: spini (corona di spine), come in croce (le ali della rondine aperte come le braccia del Cristo), il perdono (come richiesta individuale e dono offerto a chi ti ha fatto del male) e il gran “pianto” di stelle (il Cielo che piange con l’innocente colpito ingiustamente). La stessa immagine può avere una corrispondenza con il martirio di San Lorenzo sulla graticola (protegge i lavoratori del “fuoco”: vigili, vetrai…), avvenuto sotto l’imperatore Valeriano nel 258. Papa Francesco lo ha definito “Santo della generosità”.
Poco prima delle 19 di sabato 10 agosto, molti fedeli affluivano già verso la chiesa. All’entrata le arie sommesse dell’organo suonato da Renzo Medeot, via via più vibranti fino all’inizio della messa con l’entrata dei sacerdoti: don Moris Tonso, che ha presieduto la liturgia, don Dario, don Bruno e don Ugo.
Come interludio, il canto “Al sun da lis cjampanis”, di Galliussi, seguito dall’incensazione della statua di San Lorenzo e dalle parti della Messe Eucaristiche in friulano di Gabriele Saro: “Signor, ve dul di no” e il “Glorie a Diu”. Al canto dell’”Alleluia”,
Don Moris è salito sull’ambone per la lettura del Vangelo. La sua voce pacata, ma chiara e ben modulata si è evoluta dal tono solenne del Vangelo a quello più semplice e famigliare dell’omelia in friulano. Ha esordito dicendo che era la prima volta che “pridiciava” (predicava) su un pulpito, che per lui era un momento speciale, dato che quest’anno aveva festeggiato i suoi 20 anni di sacerdozio. Ha continuato descrivendo l’operato di San Lorenzo, soffermandosi sulla tradizione del IV secolo che afferma come il Santo presentò al prefetto romano i suoi veri “tesori”: una folla di “Poveri”. Ha poi nominato le stelle cadenti della notte del Santo, evento legato all’espressione di un “desiderio”, non banale ma originale, che dovrebbe essere prerogativa dei giovani e, con loro, di ogni buon cristiano: incontrare il Signore. Ha riferito, altresì, il ritrovamento di un vaso egizio colmo di chicchi di grano, che hanno dato frutto perché seminati in un “buon terreno”, rappresentato metaforicamente dai luoghi propri del vissuto umano: la famiglia, gli amici, la Comunità e tutta la società. Come conclusione, la richiesta di aiuto a San Lorenzo, per non perdere di vista gli ideali e i valori del Vangelo, donare con gioia e diventare quel chicco buono che ha dato buoni frutti, come ha fatto Lui. La cerimonia è continuata con il “Sant” (Santo), il “Pari nestri” e l”Agnel di Diu”, sempre di Saro.
Dopo la Comunione don Bruno ha voluto esprimere il ringraziamento a tutti i presenti, elencandone i ruoli e l’attiva collaborazione. Ha nominato gli artefici dei lavori di risanamento delle facciate della chiesa: Bruno Razza, responsabile dei lavori, la ditta Roppa, la “rosa” dei volontari, efficienti nei restauri, e il supermercato Gallo.

Lucia Medeot