Un dono per la vita: la 52^ Giornata provinciale del Donatore di sangue a San Lorenzo Isontino

Già a metà agosto, molti striscioni affissi nei posti più visibili di San Lorenzo Isontino con la scritta FIDAS, preannunciavano la 52^ Giornata del Donatore di sangue di domenica 1° settembre.
L’acronimo Fidas, può racchiudere in sé, la radice “FID”, fid-ucia (da Fidere, fidare, confidare), una fiducia verso se stessi e le proprie capacità, un mettere a frutto un universo di potenzialità che porta ogni Donatore di sangue a credere in ciò che fa, ad essere convinto che il “donare” è un gesto generoso, che non si esaurisce nell’attimo in cui si esplicita, ma si perpetua nel tempo, offrendo uno spiraglio di luce a chi cerca di trovare il coraggio per non arrendersi, con il motto di Madre Teresa: “Non vivere di foto ingiallite, insisti anche se vorresti abbandonare!”.
Le foto “ingiallite”, rappresentano il ben-essere del passato, che non deve diventare un’oasi in cui rifugiarsi, ma una forza a cui attingere, non per rimpiangere ma per sperare. Ed è con questa speranza che, domenica primo settembre,
i Donatori di sangue della provincia si sono riuniti nella chiesa del paese, per partecipare alla santa messa officiata da don Bruno Sandrin. Il loro ingresso era marziale, con il rosso delle magliette FIDAS e l’ondeggiare dei gagliardetti decorati, in rappresentanza dei Comuni di pertinenza.
Ad inizio messa, il canto del coro InCiant e i ringraziamenti del parroco alle autorità e a tutti i presenti.
Dopo l’Alleluia al Vangelo, l’omelia di don Bruno: “I simboli esprimono un valore nascosto ma colmo di ricchezza, come la donazione del sangue che rende visibili la solidarietà e la dedizione. La donazione è un inno alla vita, che smentisce la cultura di morte pregna di egoismo, potere e dominio. Il sangue è un amore ricevuto, prima che dato: non può rimanere solo per se stessi ma deve essere condiviso!”, ha concluso don Sandrin. Dopo il canto del Santo, la Consacrazione con l’usuale gesto dell’alzata simultanea delle insegne.
Alla Comunione il canto “Insieme a te”, seguito dalla lettura della preghiera del Donatore di Giovanni XXIII espressa con un “noi” plurale: “Rendi la nostra vita feconda di bene, sostienici nel sacrificio…”.
A chiosa l’Inno del Donatore, mai cantato prima da un coro di voci bianche, con altezze musicali e tonalità difficili da raggiungere. Le singole melodie, alternate alle successioni armoniche degli accordi dell’organo, suonato da Davide Moro, si amalgamavano in un connubio perfetto con le voci dei Piccoli InCanti, ora acute e trascinanti, ora espressive e prorompenti, che stabilivano una forte connessione emotiva con i presenti.
All’uscita, sul sagrato, la banda di Villesse, intenta nell’esecuzione di brani musicali diversi, pronta per partire in corteo verso il cippo a forma di goccia di sangue, locato presso il Comune, dove la Presidente ha deposto un bouquet. Arrivati alla baita degli Alpini, Tiziana dà subito la parola al dottor Feliciano Medeot, all’oggi Presidente della Fidas Isontina e da poco eletto Consigliere della Fidas Nazionale.
Medeot ha esordito in friulano, precisando che, prima di tutto, lui, è di San Lorenzo, per cui rileva l’importanza di “sintisi pais” (sentirsi paese), presentando un nuovo progetto, un catalogo on-line consultabile da tutti, una storia catalogo, dove rivedere “musis” (visi) del paese che costituirà una memoria e un ulteriore contributo per creare una coscienza comune che diventerà patrimonio dell’intera Comunità. Tiziana prosegue con i ringraziamenti ad ampio raggio e, fra le autorità, invita il vicesindaco Nicoletta Venturoli, che precisa quanto i labari presenti, dimostrino il numero elevato di Donatori che supportano la vita e la possono salvare.
La Presidente continua con un excursus storico sulla nascita della sezione locale, nell’osteria Staranzin, (1968-69), consegna nominalmente gli attestati di benemerenza, quelli distintivi di bronzo, di bronzo con fronde, d’argento e d’oro. Infine premiati con targa di merito per 138 donazioni, Feliciano Medeot e, per cessata attività, Massimo Pettarin. Tutti i donatori hanno avuto un riconoscimento corale, ma la vera ricompensa che li qualifica, è il sorriso grato di chi, indigente, altro non può dare.

Lucia Medeot