Sagrato e piazza riconsegnati a tutta la comunità di San Canzian

Un investimento complessivo di 215.749 euro. Un costo puro di 155.630 euro – suddiviso in 134.263 euro di fondi provenienti dal Programma di Sviluppo Rurale e 21.367 euro di risorse comunali – ai quali vanno aggiunti ulteriori 60.119 euro del Comune, spesi per velocizzare la conclusione dell’opera.
È il riassunto economico di quanto è stato investito per restaurare Piazza Santi Martiri a San Canzian d’Isonzo.
L’inaugurazione ha avuto luogo sabato 21 settembre, con il taglio del nastro dell’area di una dimensione pari a 400 metri quadri. L’intervento di riqualificazione è consistito nella realizzazione di una superficie permeabile costituita da sanpietrini in porfido e nella sistemazione della parte verde adiacente alla chiesa parrocchiale dove sono presenti dei beni archeologici da valorizzare in futuro.
I lavori sono stati eseguiti in cinque mesi dall’Impresa Stafetta di Udine.
È stato un progetto curato interamente “in casa” dall’ufficio tecnico del Comune con a capo l’ingegner Federico Franz che ha lavorato assieme all’architetto comunale Valentina Pizzin.
La scelta dell’attuale pavimentazione favorirà – in caso di necessità – altri eventuali scavi.
Ad introdurre la cerimonia è stato un momento musicale che ha visto protagonista il maestro Christian Cosolo che ha eseguito un brano di Ennio Morricone tratto da Nuovo Cinema Paradiso.
Presente l’associazione culturale Arcadia che si è esibita in maniera congiunta assieme al coro parrocchiale diretto dal parroco don Francesco Fragiacomo.
“Oggi restituiamo alla pubblica fruizione un luogo intriso di storia” ha affermato nel discorso iniziale l’assessore alla cultura Flavia Moimas.
Ad illustrare la strategia “Mar e Tiaris” che ha permesso tale realizzazione, è stata Francesca Trapani del Comune di Grado che ha coordinato le attività strategiche del progetto che “esprime l’apertura di Grado al territorio non solo dal punto di vista turistico, ma anche da quello agricolo”. Sono stati 9 i Comuni aderenti.
All’inaugurazione erano presenti anche gli amministratori di Staranzano, Ronchi, Terzo di Aquileia e Ruda. “Mar e Tiaris mette insieme peculiarità sconosciute del territorio tutto da scoprire” sono le parole di Trapani.
Da un budget iniziale di soli 200 mila euro, attraverso la costituzione di un’associazione temporale di scopo di cui hanno fatto parte le realtà comunali aderenti, si è arrivati ad un valore complessivo di circa 3 milioni di euro. Questo porterà a creare un marchio del territorio di rilievo.
“Oggi riconsegniamo il sagrato della Chiesa alla comunità tutta – ha sottolineato nel suo intervento il sindaco Claudio Fratta – questa ristrutturazione getta le basi per valorizzare il turismo”.
Da parte sua, l’archeologo Dario Innocenti ha illustrato come la zona sia stata indagata in maniera puntuale permettendo una comprensione completa del sito i cui risultati degli studi saranno divulgati in incontri pubblici futuri.
“La piazza rappresenta una comunità, un luogo dove si raccoglie il valore comunitario di un paese – afferma l’arciprete don Francesco Fragiacomo – San Canzian è anche luogo di pellegrinaggio. Pochi giorni fa c’è stato il passaggio di alcuni scout che vivevano un cammino che da Aquileia li ha portati a Monte Santo. Questo è segno di una comunità aperta”.
Il solenne scampanio e un momento di convivialità hanno chiuso il momento di festa.
La cerimonia è stata accompagnata dal flash mob del Comitato Cantia Vera che non ha influito negativamente sullo svolgimento della manifestazione ed ha voluto esprimere la protesta contro un progetto che hanno definito “non condiviso con la cittadinanza e non rispettoso del luogo storico”. È stata svolta un’attività di volantinaggio per comunicare che secondo Cantia Vera “l’area archeologica romana e alto medievale non è valorizzata, ma ignorata e occultata”. “Abbiamo fatto esattamente quanto richiesto dalla Sovrintendenza. Quello che è stato realizzato è in linea con le modalità di conservazione dei resti” così il primo cittadino Fratta a margine della cerimonia.

Salvatore Ferrara

(foto: Fabio Bergamasco)