Da San Lorenzo a Pottendorf: 100 anni fa l’esodo

“Nel centesimo anniversario dell’esodo della nostra gente, la comunità di San Lorenzo Isontino”: questo semplice testo, in italiano e tedesco, è stato inciso su una lapide di marmo che è stata deposta domenica 6 dicembre a Pottendorf, accanto al monumento che ricorda i profughi del Goriziano, dell’Istria e del Trentino.Per onorare la memoria dei sanlorenzini che hanno vissuto un secolo fa questa terribile esperienza, una folta delegazione è partita sabato 5 dicembre da San Lorenzo con destinazione Pottendorf, località a pochi chilometri da Vienna, che ospitò un campo profughi durante la prima guerra mondiale, dall’estate del 1915 fino alla primavera del 1918, quando il territorio goriziano fu teatro delle battaglie del fronte dell’Isonzo.La domenica di celebrazioni ha avuto inizio nel cimitero di Pottendorf dove è stato deposto un omaggio floreale sulla tomba che raccoglie le spoglie di i defunti del campo di Landegg. A seguire, nella chiesa parrocchiale di San Giacomo, la Santa Messa di suffragio concelebrata dai parroci di Pottendorf, padre Tamás Szomszéd s.j., e di San Lorenzo, don Bruno Sandrin, ed accompagnata dal coro parrocchiale di San Lorenzo.Infine, la significativa cerimonia al monumento che ricorda i profughi italiani del Goriziano, dell’Istria e del Trentino deceduti nel campo di Landegg, con la deposizione di una lapide di marmo con l’iscrizione, in italiano e in tedesco, del testo “Nel centesimo anniversario dell’esodo della nostra gente, la comunità di San Lorenzo Isontino”.Gli interventi di Feliciano Medeot, presidente del Comitato San Lorenzo, dei sindaci di Pottendorf, Thomas Sabbata-Valteiner, e di San Lorenzo, Bruno Razza, hanno ricordato i vincoli di amicizia tra le due comunità con l’auspicio che i fatti e le privazioni che le nostre genti hanno patito non si ripetano mai più.Infine la benedizione della lapide da parte di entrambe i parroci e la lettura dei nomi dei 61 profughi di San Lorenzo defunti nel campo profughi: molti dei quali in tenera età, deceduti per malattie di stenti e privazioni.L’iniziativa è stata promossa dal Comitato San Lorenzo Grande Guerra assieme al Comune e alla Parrocchia di San Lorenzo Isontino per ricordare i fatti che hanno coinvolto la popolazione del paese nel corso della prima guerra mondiale.

L’intervento di don Sandrin nell’omelia nella parrocchiale di San Giacomo“I nostri paesani incontrarono gente buona”

Carissimi fedeli di Pottendorf,a nome della Comunità di San Lorenzo vi dico “grazie” per la Vostra ospitalità in questa Chiesa.La comune fede che i nostri padri ci hanno trasmesso, ci ha condotti oggi qui, davanti all’altare. In questa fede ci riconosciamo fratelli e ci sentiamo vicini ai nostri cari che ora, confidiamo, si trovano presso Dio a godere quella gioia e quella pace che hanno sperato e meritato.Noi abbiamo rifatto, ieri, quel percorso che, cento anni fa, altri avevano fatto col cuore angosciato e preoccupato. Noi nella gioia di essere assieme e di incontrarVi, loro con la corona del rosario in mano, poiché quando gli uomini prendono le armi per uccidere altri esseri umani, l’unico rifugio rimane la fede: solo Dio e Sua Madre, a noi affidata, possono lenire le ferite del cuore e solo Dio può cambiare il cuore degli uomini e far cadere le armi di mano.I nostri paesani incontrarono gente buona, anzi un paese buono: Pottendorf. Dai racconti, che ci sono rimasti, emergeva sempre il ricordo di un rapporto affettuoso e commosso verso gli abitanti di Pottendorf. Ricordavano i nomi e riferivano situazioni di grande disagio superate per la comprensione ed il sostegno della Vostra Comunità. Una riprova convincente è il fatto che una Vostra concittadina è andata sempre, per anni, a deporre un fiore sul monumento che ricorda i nostri morti a Landegg. Anche noi oggi, dopo la celebrazione eucaristica ci recheremo al monumento per un omaggio floreale e la deposizione di una lapide a ricordo del centenario e di questo incontro.Il tempo rischia sempre di affievolire la memoria degli avvenimenti, delle persone, delle situazioni, ma la fede non può farci dimenticare una comunione che continua. E solo la fede ci aiuta a riconoscere un fratello in ogni persona umana.Sono passati cento anni da quel lontano 1915. Quanto è cambiato il cuore dell’uomo? Anche gli eventi di questi ultimi tempi ci costringono ad una riflessione impegnativa.Noi siamo venuti qui, oggi, per chiedere al Signore due cose: la gioia e la pace eterna per i nostri fratelli e sorelle defunti che qui hanno vissuto e trovato sepoltura e il dono della pace che diventi impegno quotidiano per tutti noi. La memoria del passato ci aiuti ad essere oggi protagonisti nella costruzione di una vita sempre ispirata ai veri valori. Ed il Signore ci ascolti e ci aiuti

“La rivoltellata di Sarajevo mandò in frantumi il mondo della ragione creatrice”Il ricordo di quei terribili giorni nelle parole di Feliciano Medeot, presidente del Comitato “Grande Guerra” di San Lorenzo

Se oggi ci si chiede …  perché l’Europa nel 1914 è entrata in guerra, non si trova motivo ragionevole e quasi neppure uno determinante.  […] il 28 giugno 1914 echeggiò la rivoltellata di Sarajevo, la quale in un attimo solo mandò in frantumi, quasi fosse un vaso vuoto di coccio, il mondo della sicurezza e della ragione creatrice, in cui noi avevamo avuto educazione e dimora. (Stefan Zweig, Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo, 1954).Con queste parole lo scrittore austriaco Stefan Zweig descrisse l’inizio della prima guerra mondiale, quella “inutile strage” secondo la definizione di papa Benedetto XV.In quelle giornate di inizio estate del 1914 nessuno poteva immaginare che l’attentato all’erede al trono d’Austria, poteva avere delle conseguenze per Pottendorf e per San Lorenzo.Pottendorf, come altre località della Stiria e dell’Austria inferiore, si trovò ad ospitare profughi provenienti dai confini dell’impero: prima dalla Galizia e poi ancora dal luglio del 1915 fino ai primi mesi del 1918 dal Goriziano, dal Litorale austriaco e dal Trentino.Per San Lorenzo, l’ordine di evacuazione del 3 giugno 1915 significò l’inizio di una esperienza tragica come l’esodo. Un esodo biblico in cui, da un giorno all’altro, la nostra gente ha perso tutte le certezze di una vita: il focolare, i propri averi compresi gli animali, la comunità.Per quei quasi tre anni le comunità di Pottendorf e San Lorenzo, hanno vissuto assieme gli stenti, la fame e la miseria sia dentro sia fuori il campo di baracche di Landegg. Tra poco saranno letti i nomi dei 61 sanlorenzini che dormono il sonno eterno qui a Landegg, lontano dal proprio paese: persone anziane, ma anche tanti, tantissimi bambini morti per scarlattina, polmoniti, tubercolosi, malattie che per noi sono curabili.  Anche questi morti, ieri come oggi, sono il risultato delle guerre: queste persone, davanti a Dio e davanti a noi, hanno la stessa dignità di chi è morto combattendo sui cambi di battaglia.Oggi rendiamo giusta memoria a tutti i sanlorenzini che qui riposano, ma celebriamo anche l’importanza della pace. Una pace che si costruisce con piccoli gesti, come quelli tra le nostre comunità di Pottendorf e di San Lorenzo che quasi quarant’anni fa hanno siglato il patto di gemellaggio.Solo così, solo con la pace, si potrà costruire assieme quel “mondo della sicurezza e della ragione creatrice” rimpianta da Stefan Zweig.