Un pannello segno di speranza

È stato inaugurato nei giorni scorsi a Gorizia, dinanzi la sede del Classico “Dante Alighieri”, un pannello dedicato a Norma Cossetto (1920-1943) e Milojka Štrukelj (1925-1944), studentesse di quel Liceo, “vittime di opposte ideologie”.
Non sono mancate le polemiche sollevate da quanti non hanno accettato l’accostamento fra le due figure ma per chi ha a cuore davvero il domani della città quel pannello rappresenta uno spunto di speranza attestando che Gorizia ha un futuro cui è capace di guardare superando anche i momenti più bui del suo passato. Un superare, si badi bene, che non significa dimenticare ma fare della memoria un pilastro su cui costruire un futuro di pace perché quanto accaduto non abbia più a ripetersi. Una memoria che probabilmente non può essere sempre condivisa (perché i punti di partenza rimangono diversi, frutto del proprio bagaglio storico e culturale) ma può essere sempre donata, perla preziosa con cui già si riconosce all’altro il diritto alla propria storia.
Certamente le vicende di Milojka e Norma presentano aspetti diversi ma, a ben leggerle senza pregiudizi, ci si accorge che la scelta di onorarle una accanto all’altra è stata davvero opportuna e giusta.
Non si può fare una gerarchia del dolore e pensare di considerare una violenza meno repellente e più giustificabile di un’altra specie quando le sue vittime sono delle giovani donne: farlo significherebbe già cominciare a giustificare quanto accaduto introducendo nel discorso quel “sì, ma…” su cui troppo spesso trovano lievito atavici conflitti.
Quel pannello racconta come le vittime di ogni guerra non siano mai anonime ma abbiano un volto, una storia, una famiglia. E questo per i carnefici è sempre inaccettabile, ieri come oggi.
Al di là delle loro scelte di vita, quello che deve importarci è che quelle due giovani si trovarono coinvolte in qualcosa di ben più grande di loro che pose fine ai sogni e alle speranze sul proprio futuro immaginati anche durante le ore trascorse nelle aule dello stesso Liceo Classico.
La loro vicenda ci ricorda che la guerra non guarda mai in faccia nessuno, che può giungere in ogni momento a sconvolgere esistenze sino a quel momento segnate dalla normalità. Anche le nostre.
Avere accomunato i loro volti sorridenti sullo stesso pannello, con una scelta non semplice ma fortemente voluta dall’Anvgd di Gorizia ed in modo particolare dalla tenacia della sua presidente Maria Grazia Ziberna, dice, però, qualcosa di sino a pochi anni fa impensabile: la città di Gorizia non è prigioniera di quel passato in cui le ideologie dei regimi totalitaristi e l’opportunismo di certi personaggi l’hanno troppo a lungo reclusa.
Il seme piantato negli anni ’60 del secolo scorso al di qua e al di là del confine da parte profeti di pace e riconciliazione non è andato perduto ma fatto germogliare i frutti per un futuro di cui anche quel pannello è parte e senza il quale Go!2025 sarebbe stata impensabile.
Il rischio concreto è che Go!2025, dopo avere volontariamente cancellato nel suo Bid Book il ruolo avuto dalla Chiesa di Aquileia prima e da quelle di Gorizia e Koper oggi nella storia e nello sviluppo di questa terra, pensi di costruire un futuro per Gorizia e NovaGorica prescindendo da quei semi di speranza di cui quel pannello è espressione.

Mauro Ungaro