“Dio non aspetta che diventiamo bravi per volerci bene”
21 Dicembre 2015
Soffermandosi sul significato del Giubileo della Misericordia, il vescovo ha ricordato che esso è innanzitutto “un periodo di tempo dove tutti i cristiani sono invitati a sentire che il Signore li ama, li perdona, ha compassione e misericordia per ciascuno di noi”. Di un giubileo della misericordia – ha proseguito – “tutti abbiamo necessità. Tutti, infatti, abbiamo le nostre generosità, i nostri ideali, i nostri desideri di bene, di verità, di giustizia… Ma tutti abbiamo dentro il cuore i nostri egoismi, le nostre vigliaccherie, le nostre furbizie, le nostre vendette, le nostre invidie e gelosie, i nostri tradimenti…””Se siamo sinceri dobbiamo riconoscere che questo secondo aspetto di noi non ci piace, a volte ci tormenta. È un buon segno: significa che abbiamo una coscienza e che dentro di noi non si è cancellata quella immagine di Dio che Lui ci ha messo dentro quando siamo stati creati e chiamati all’esistenza. Noi siamo figli di Dio e questa nostra identità può essere rovinata, macchiata, persino dimenticata, ma non può mai essere cancellata del tutto. Il Giubileo della misericordia ci vuole ricordare questo, che noi siamo figli di Dio e quindi anche fratelli tra di noi. E non ce lo ricorda per farcene vergognare vedendo quanto poco ci siamo comportati da figli e da fratelli, ma per dirci che Dio ci vuole bene così come siamo e ci perdona. Dio non aspetta che noi diventiamo bravi per volerci bene, ma ci ama per quello che siamo. Noi non dobbiamo cambiare vita per convincere Dio a volerci bene, ma dobbiamo cambiare vita perché abbiamo sperimentato che Dio ci vuole bene. Non viene prima il pentimento, la conversione e poi il perdono; ma avviene esattamente il contrario: Dio ci perdona e per questo dobbiamo e possiamo cambiare vita”.Infine, facendo eco alle parole pronunciate da papa Francesco, mons. Redaelli ha sottolineato l’importanza di saper “trasformare la porta della cella in ’porta santa’ non non perché sia santa la cella, ma perché Dio ci viene incontro lì dove siamo anche in carcere. Vuole infatti portare a tutti misericordia e perdono. A tutti perché tutti ritr ovino la dignità di figli di Dio, che niente e nessuno ci può togliere”.
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