I nostri cari sono nel nostro amore
La condizione elementare e fondamentale per vivere si chiama amore. L’aveva detto Freud: la vita funziona bene se qualcuno ci ama. Amore è tutto ciò che aumenta, allarga, arricchisce la nostra vita verso tutte le altezze e profondità. Noi viviamo finché c’è qualcuno che ci ama e ce ne “andiamo” veramente quando qualcuno non ci […]
17 Ottobre 2024
La condizione elementare e fondamentale per vivere si chiama amore.
L’aveva detto Freud: la vita funziona bene se qualcuno ci ama. Amore è tutto ciò che aumenta, allarga, arricchisce la nostra vita verso tutte le altezze e profondità.
Noi viviamo finché c’è qualcuno che ci ama e ce ne “andiamo” veramente quando qualcuno non ci ama piu’.
Una riflessione alla vigilia della giornata dedicata al ricordo dei nostri defunti che porterà sul viso di tanti qualche trucco mostruoso (per la festa di Halloween) e di altrettanti qualche lacrima nostalgica.
Io mi sono portata avanti e ho fatto mille chilometri per andare al cimitero a trovare i miei nonni che non ci sono più da tanti anni e, con enorme sorpresa, non li ho trovati lì.
Cioè c’era la loro tomba ma mi è sembrato cercare qualcuno nel posto sbagliato, quasi stupidamente come farlo nell’armadio, come se gli abiti o le scarpe fossero le persone.
Non c’era nulla di loro se non due fotine striminzite e certamente neppure le loro migliori: né l’odore, né la tempra, né la voce.
In un luogo dal silenzio assordante (che quasi spinge sui timpani come in fondo al mare) e surreale visto che comunque ci sono centinaia di persone, seppur defunte: avete mai provato a “sentire” tanta gente in silenzio? Comunque la “si avverte”, sprigiona energia, tensione vibrante.
Invece al cimitero io non ho sentito proprio nessuno.
Il vuoto.
Non il luogo del riposo eterno ma il luogo dell’assenza che si contrappone, con la forza che solo la natura sa avere, con la vita, il luogo della presenza.
In nessun altro posto si comprende bene quanta vita c’è nella vita quanto al cimitero: quante parole, desideri, pianti e risa, gesti e sguardi e quanto, la frenesia quotidiana, ci inganni e distragga dall’apprezzarne e goderne.
C’era un signore vicino a me, si era portato una sedia di plastica da casa e chissà da quante ore e giorni era lì seduto attaccato alla tomba della moglie (da poco scomparsa dato il profumo insistente dei tantissimi fiori freschj).
Piangeva e ogni lacrima pareva essere un loro ricordo che scivolava via (sai quante lacrime per cinquanta – sessanta anni insieme?).
Allora ho capito che il cimitero è per noi, per i vivi, per sapere dove andare a piangere rifugiandoci nel silenzio di un luogo sacro.
Ma loro, i nostri cari, non sono li.
Sono nel nostro amore che è condizione che disorienta perchè non ha luogo ma è l’unica che restituisce davvero altezza e profondità a persone che abbiamo avuto la fortuna conoscere.
(foto Calvarese/SIR)
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