Il giorno che l’aeroporto venne bombardato

Ci scrive nuovamente Guido Marziani, affezionato amico di Voce Isontina, goriziano d’origine ma che da diversi anni vive in quel di Rimini.
In quest’occasione condivide con tutti noi i ricordi dell’infanzia e gioventù trascorsa in via Caprin, raccontando delle famiglie che vivevano, accanto alla sua, presso il civico 21.
Il suo racconto continua con la famiglia Romitelli.

“Un’altra famiglia, assiduamente frequentata dalla mia, che coinvolgeva sia noi ragazzi che i nostri genitori, era quella dei Romitelli. Con loro i miei s’impegnavano spesso in accanite partite a carte. Successe proprio durante una di quelle partite, giocata dopo cena, che all’improvviso successe il finimondo. Potenti, improvvise esplosioni fecero trasalire i giocatori, che si alzarono di botto per andare a vedere che cosa mai fosse accaduto. Videro, dalla terrazza dove erano accorsi, che si apriva proprio sul piazzale della stazione, che erano saltate alcune strutture del deposito locomotive: un probabile attacco dei partigiani! Appariva colpito il grande ed alto serbatoio dell’acqua, si vedevano qua e là alcuni incendi. Subito dopo si si udì la reazione dei tedeschi che sparavano all’impazzata tra i binari e i vagoni ferroviari nella direzione della zona interessata dal sabotaggio.
Si capiva che si stavano dirigendo verso quella parte. La baraonda durò un bel po’, poi si affievolì e per fortuna si spense.
Lo spettacolo notturno era per il momento terminato, una valutazione più accurata di ciò che era successo veniva rimandata al giorno dopo.
A quel punto si poteva riprendere la partita: certe cose, a quel tempo, non meravigliavano più di tanto!
La famiglia dei Romitelli era composta, oltre che dai genitori, da un figlio Pino con qualche anno più di me, dalla Franca, più grande di lui e la Minuccia, l’ultima arrivata.
Pino era, allora, un giovane bravissimo a scuola, frequentava il Liceo Scientifico. Studiò infatti con pieni risultati, s’iscrisse all’università nella facoltà di medicina e divenne un valente dottore. Di valore e di successo, tanto che, a suo tempo, occupò un posto di primario nel sistema ospedaliero della nostra città. Da ricordare ancora di lui che, ancora da ragazzo, oltre essere bravo a scuola lo era anche nello sport. Risultando ben dotato fisicamente, ci batteva sempre nelle gare che facevamo: arrivava primo!
Fu con lui che, nel marzo del 1944, mi recai a verificare l’effetto del più feroce attacco aereo all’aeroporto di Merna.
Una visita che resterà storica per ciò che potemmo vedere, di distruzioni tra le strutture dell’aeroporto, persino un aereo che bruciava! Le notizie che ci vennero riferite riguardavano le numerose vittime, sia tra i lavoratori che in quel giorno numerosi operavano nell’aeroporto, sia dei civili, contadini che lavoravano nei campi.
Durante la strada del ritorno avemmo poi, la sorpresa dell’incontro con i gendarmi tedeschi che ci fecero sgonfiare le gomme della bicicletta, perché non si poteva andare in due su un solo velocipede. Un incontro che ci mise anche un po’ di fifa, ma che non ebbe conseguenze. Certo, ci obbligò a mettere in ordine le ruote del nostro mezzo, ma non c’impedì di arrivare, un po’ scossi ma contenti, al nostro sospirato domicilio.
Con Pino gli incontri col tempo si diradarono ma rimase con lui l’ordinaria amicizia”.

3. continua