Il dovere della memoria

Almeno quest’anno non piove!”. Il Presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, ha esordito così, in modo informale, alla cerimonia del 4 novembre al Sacrario di Redipuglia, prima di accedere al monumento attraverso la Via Eroica, dando ufficialmente inizio al momento commemorativo. Un pensiero reale, dal momento che all’ultima visita del senatore la pioggia era scrosciante così come nel 2021 con la riapertura ufficiale del monumento, il 3 novembre, alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella.
Pronto lo schieramento, La Russa è stato accompagnato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, in rappresentanza del governo, e dal generale di corpo d’armata, Maurizio Riccò, delegato dal capo di Stato maggiore dell’Esercito come massima autorità militare presente alla cerimonia.
Da segnalare una cospicua presenza di bambini e bambine, giunti assieme ai propri insegnanti non solo da Fogliano, da cui sono arrivate alcune classi dalla Scuola Secondaria Filippo Corridoni e dalla scuola dell’infanzia, ma anche dalla Scuola primaria di Bertiolo e dalla Scuola Secondaria di Secondo Grado di Moggio Udinese. In tutto circa 150 scolari che si sono uniti a labari, associazioni combattentistiche e d’arma e al pubblico, aumentato, va detto, rispetto all’anno passato.
Sia stato un fenomeno autonomo, da ascrivere alla giornata meteorologicamente favorevole oppure a un cresciuto spirito patriottico, oppure dovuto a un sentire partitico non è dato sapersi: resta il fatto che il Presidente del Senato è stato applaudito sia durante l’afflusso che durante il deflusso, durante il quale si è intrattenuto con alcuni presenti.
Paola Cargnelli Del Din, centounenne portatrice di medaglia d’oro, ha letto la motivazione dell’onorificenza al Milite Ignoto mentre ad accendere il braciere è stata la fiaccola alpina partita il 1° novembre dal Tempio Ossario di Timau, in Carnia, che, nel suo percorso, ha toccato vari ossari e cimiteri, tra cui Cargnacco e Oslavia, per giungere a Redipuglia. Un’iniziativa organizzata dalla sezione di Gorizia dell’Associazione Nazionale Alpini: “Evento che organizziamo ininterrottamente da 68 anni”, spiega il presidente, Paolo Verdoliva.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha voluto ribadire come la Giornata sia “il giusto riconoscimento per ricordare chi è morto per difendere la Patria”, così Ciriani.
“Il 4 novembre 1918 consentì agli italiani di tornare a Trento e Trieste e di concludere il processo di riunificazione iniziato con il Risorgimento”. Per Ciriani “l’impegno militare attuale è fondamentale per garantire la sicurezza degli italiani ma anche e soprattutto la pace in zone difficili come lo furono i nostri territori durante la Grande Guerra: teatro di immani tragedie”. Tornando alla contemporaneità, “il lavoro – così ancora Ciriani – dei nostri militari è imprescindibile. Da Redipuglia ringrazio come rappresentante del Governo e come cittadino le nostre Forze Armate”.
La Russa, a margine della cerimonia, ha voluto ribadire la necessità di coniugare e far vivere “valori come la pace, l’indipendenza e l’unità nazionale, ricordando coloro che sono morti per la nostra Patria”.
La domanda, schietta, è stata posta in modo diretto: “Presidente, ci sono rischi per la nostra democrazia?” e La Russa ha voluto chiarire: “Finché avremo Forze Armate leali e competenti non ci sarà alcun rischio”. Sul 4 Novembre come festa nazionale, “lo è già anche se preferirei si festeggiasse il giorno stesso come si dovrebbe.
Ma questa è una scelta che spetta al Parlamento e non al Presidente del Senato”.
“In questo luogo in cui la memoria assume la dimensione della sacralità, ribadiamo, unitamente alle molte persone presenti alla cerimonia, il legame che unisce le nostre Forze armate a quei valori di democrazia e libertà che rappresentano le fondamenta della Repubblica”, così, invece, l’assessore regionale al Patrimonio Sebastiano Callari. Specialmente in questo momento storico di altissima tensione internazionale “dobbiamo far sentire tutto il nostro supporto ai militari italiani impegnati a mantenere la pace nelle zone calde del Medio Oriente, con la consapevolezza dell’alto grado di professionalità e di competenza che hanno sempre dimostrato in questi difficili scenari”.

Ivan Bianchi

(Foto Fabio Bergamasco)