S. Eufemia: 1445 anni fa la cerimonia di dedicazione

La basilica di Sant’Eufemia, oltre a essere un edificio religioso, è il fulcro della comunità, un luogo dove si intrecciano preghiera e vita quotidiana. Ciò è evidente nei momenti celebrativi, quando la comunità locale si riunisce per condividere riti e tradizioni profondamente radicate.
Domenica scorsa, in occasione del 1445° anniversario della dedicazione, la basilica ha accolto davvero una grande folla di fedeli. Tra le autorità presenti, il sindaco Giuseppe Corbatto, oltre a rappresentanti delle forze dell’ordine, tra cui i responsabili locali dell’Arma dei carabinieri e della Capitaneria di porto. Tutte le associazioni gradesi, con i loro labari e gonfaloni, hanno partecipato alla solenne celebrazione eucaristica, presieduta da monsignor Nicola Ban e concelebrata dal parroco l’arciprete monsignor Paolo Nutarelli, la santa messa è stata animata dalla Corale orchestrale “Santa Cecilia”, che ha ospitato il Coro “In Dulci Jubilo” di Reana del Rojale e Paluzza, insieme, hanno coinvolto l’assemblea nella liturgia proponendo la Missa Prima Pontificalis di Lorenzo Perosi.
Nella sua omelia monsignor Ban – che quest’anno ha ricordato il 25° di sacerdozio e che da seminarista fu impegnato anche nella parrocchia di S. Eufemia – ha ricordato che gli antichi gradesi hanno dedicato molte risorse alla costruzione della basilica chiedendo ai gradesi di oggi su cosa ritengano oggi importante investire. Questa domanda, posta secoli fa dagli antichi costruttori di basiliche, risuona ancora oggi.
Allora come ora, l’uomo investe risorse immense – economiche, intellettuali, emotive – per creare qualcosa di duraturo, di bello, di significativo. Il Vangelo di oggi offre una risposta altrettanto potente: amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come noi stessi. Sembra semplice, ma è un invito profondo a una trasformazione interiore: lasciarci amare da Dio è il punto di partenza ma ascoltare la Parola di Dio, riconoscere i suoi gesti d’amore nella natura e nelle persone ci permette di sperimentare un amore incondizionato, che ci rende capaci di amare a nostra volta. Accettarsi con i propri limiti e fragilità è il primo passo per amare gli altri e guardarsi con gli occhi di Dio significa riconoscere il proprio valore e la propria dignità. Ama il prossimo: è l’espressione più alta dell’amore; amare il prossimo significa vedere in ogni persona un fratello o una sorella, indipendentemente dalle differenze.
La Chiesa, come ogni comunità di fede, è chiamata a vivere questo amore, non è solo un luogo di culto, ma una famiglia dove ci si sostiene a vicenda, si cresce insieme e si serve il prossimo. La basilica, con la sua bellezza e la sua storia, è un simbolo di questo impegno; in questa festa della dedicazione, siamo invitati a coltivare relazioni autentiche all’interno della comunità, ma anche nella società è importante costruire legami basati sulla stima, la comprensione e la collaborazione. Mettersi al servizio dei più bisognosi, promuovere la giustizia e la pace, tutelare l’ambiente sono gesti concreti di amore e portare nel mondo la luce di Cristo, mostrando che l’amore è possibile e che può trasformare la vita delle persone e delle comunità. Amare è il senso della vita. Investire nell’amore significa costruire un mondo migliore, un mondo dove ciascuno si senta amato e accolto. La basilica di Santa Eufemia, consacrata dal vescovo d’Aquileia Elia nel novembre del 579 in occasione di un solenne concilio provinciale a Grado, rappresenta un punto di svolta cruciale nella storia del cristianesimo in Italia settentrionale. Costruita sulle rovine di una precedente basilica, forse eretta già nel V secolo, l’edificio assunse una rilevanza simbolica ben oltre le sue mura.
La scelta di dedicarla a Santa Eufemia, martire di Calcedonia, non fu casuale: in un’epoca segnata da profonde divisioni teologiche, il concilio di Grado intendeva riaffermare la propria adesione al concilio di Calcedonia (451), considerato un punto di riferimento fondamentale per la dottrina cristiana. In questo modo, i vescovi presenti a Grado intendevano contrapporsi al recente concilio di Costantinopoli (553), che avevano interpretato come una deviazione dalla corretta dottrina. È interessante notare che la basilica, pur essendo dedicata a Santa Eufemia, era probabilmente intitolata anche ai santi Ermagora e Fortunato, primi martiri aquileiesi. Tuttavia, nel corso dei secoli, il culto di Santa Eufemia prevalse, tanto da far dimenticare l’antica dedicazione.
La basilica di Santa Eufemia non è solo un gioiello architettonico, ma anche una testimonianza viva di un’epoca turbolenta e complessa, in cui la Chiesa si trovava a dover affrontare sfide interne ed esterne. La sua costruzione e consacrazione rappresentano un tentativo di affermare l’unità della Chiesa in un momento di profonde divisioni teologiche.
ElleEnne

(foto@maroccolaura)