Centri di Ascolto: una mano tesa a tutti

Essere ascoltati, il poter parlare con qualcuno che non giudica ma consiglia, il poter dare voce alle proprie paure e preoccupazioni: molto spesso questo è proprio il primo passo verso la risalita da una situazione di disagio e difficoltà. E questo è quanto accade, quotidianamente, nella rete dei Centri di Ascolto che costellano l’Arcidiocesi di Gorizia.
Una ventina in tutto i “luoghi dell’ascolto” (1 Centro di Ascolto diocesano, collocato presso la sede della Caritas diocesana di Gorizia all’Istituto Contavalle, e numerosi Centri di Ascolto parrocchiali, tra i quali anche l’”ultimo nato”, quello dell’UP “Porta Aperta” presso la parrocchia dei Santi Ilario e Taziano a Gorizia), che settimanalmente offrono un totale di più di 40 ore di servizio, con l’impegno di 111 volontari, una risorsa insostituibile che rende possibile la prossimità che la Caritas offre sul territorio. L’operato di questi “luoghi dell’ascolto” non sarebbe certamente possibile senza il sostegno dei fondi 8xmille alla Chiesa cattolica che, sorreggendo la rete dei CdA, consente di sostenere, ogni anno, centinaia di richieste d’aiuto di chi, per diverse vicissitudini, si trova a vivere un momento complicato della propria vita.
L’ascolto è proprio la prima forma di aiuto, indispensabile per poter comprendere le problematiche che accedono ai Centri.
“In molte situazioni l’ascolto serve per acquisire consapevolezza della propria situazione, ritrovare fiducia in sé stessi e negli altri, nonché stabilire relazioni costruttive, anche con i servizi e le risorse locali – spiegano i referenti di Caritas diocesana -. Il ruolo dei Centri infatti non è quello di offrire una risposta risolutiva ai bisogni di chi vi accede, ma accompagnare queste persone in un percorso di ricerca dell’autonomia e della liberazione dai bisogni che hanno causato la loro povertà economica o esclusione sociale. Per questa ragione più di un quarto delle persone che nel 2023 hanno avuto accesso alla rete, sono state accompagnate e orientate verso altri soggetti e risorse della rete sociale presente sul territorio, con la quale la collaborazione è costante, che meglio potevano aiutarli a superare il momento di difficoltà che stavano vivendo”.
Andando più nello specifico, l’annualità 2023 ha visto accogliere dai volontari della rete dei Centri di Ascolto della Caritas diocesana di Gorizia un totale di 688 famiglie, che corrispondono a 1.612 persone. Tra le persone che chiedono ascolto ai Centri, c’è una leggera prevalenza dei cittadini italiani, il 53,63% delle famiglie (369 nuclei; i restanti 319 hanno altre cittadinanze e sono pari al 46,37% del totale).
Quasi la metà delle persone che bussano alle porte dei Centri è donna, il 49,42%, e le persone che hanno meno di 45 anni nel corso del 2023 sono state un terzo del totale, nello specifico il 29.72%: “La pandemia del 2020 ha incrementato notevolmente la componente Under 45 – spiegano da Caritas diocesana -; prima di essa, nel 2018, la componente della stessa fascia d’età era molto al di sotto del 20%”.
La fascia d’età che maggiormente necessita dell’ascolto e del sostegno dei Centri è quella tra i 45 e i 64 anni, che rappresenta il 52,06% del totale degli utenti. In crescita infine le persone over 65 che nel 2023 sono state il 18.21%, mentre l’anno prima “solamente” il 15,46%.
Uno dei dati del 2023 che colpisce maggiormente è l’aumento delle richieste da coloro che sono padri o madri, ben il 56,68% degli utenti, la maggioranza con figli minori a carico.
“La povertà dei genitori ha sempre come conseguenza uno stato di indigenza economica dei figli e di conseguenza una loro povertà educativa”, sottolineano i referenti.
Tante le cause che portano queste persone a rivolgersi alla rete dei Centri di Ascolto sparsi sul territorio dell’Arcidiocesi di Gorizia: solitudine e problematiche psicologiche si legano alla mancanza di un’occupazione, in alcuni casi all’assenza di una dimora dignitosa dove vivere; emarginazione sociale, fragilità abitativa, canoni di locazione onerosi. Ancora assenza di un reddito o mezzi finanziari insufficienti per poter far fronte ai bisogni fondamentali; problemi di salute, familiari.
A tutte queste “grida d’aiuto”, la rete dei Centri di Ascolto si pone appunto in ascolto, guidandole, facendo capire che ci può essere una “luce da seguire” e aiutando le persone a cercarla insieme. Un’opera importante e insostituibile, ma che per essere così grande ha bisogno del sostegno di tutti: ecco quindi che, scegliendo di donare il proprio 8xmille, si può essere “parte attiva”, sorreggendo i Centri e i loro volontari nel compito di guidare tutte queste persone ad uscire dal loro momento di buio.

Selina Trevisan